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Terremoto, Zaia valuta ricorso in Cassazione contro Pezzopane

Il Tribunale dell'Aquila ha negato per la seconda volta a Zaia il risarcimento chiesto a Pezzopane. Ma nel merito riconosce le sue ragioni. Forse si sarà un terzo grado

Pubblicato:02-11-2019 12:03
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:55

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VENEZIA – Il Tribunale civile dell’Aquila per la seconda volta ha negato il risarcimento chiesto da Luca Zaia a Stefania Pezzopane accusandola di averlo diffamato al tempo del terremoto in Abruzzo. La Corte d’appello, però, nel respingere l’impugnazione presentata dal governatore del Veneto, ha ribadito come già avvenuto in primo grado che “i fatti attribuiti a Zaia non corrispondono al vero” e che l’assoluzione deriva dalla convinzione che la senatrice abbia agito in buona fede e “non volesse accusare falsamente” Zaia, che all’epoca dei fatti ricopriva il ruolo di ministro alle Politiche agricole. Lo segnala una nota della Regione Veneto dopo che ieri Pezzopane ha diffuso la notizia della sua assoluzione. E non è tutto, perchè Zaia fa sapere che sta valutando di ricorrere in Cassazione.

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Fu equivoco, Pezzopane ebbe “percezione erronea” dei fatti

La sentenza d’appello, come già quella di primo grado, ha stabilito che “non vi era dolo” nel comportamento di Pezzopane, e nemmeno colpa, in quanto “era stato il succedersi degli avvenimenti a creare l’equivoco” e a portarla a rilasciare le dichiarazioni incriminate, il cui contenuto risulta comunque smentito dai fatti. Secondo la Corte d’appello, inoltre, le affermazioni di Pezzopane sono dovute a una “percezione erronea” di come si siano realmente svolti i fatti, ragion per cui le dichiarazioni che poi lei fece al ‘Chiambretti night’ del 21 ottobre 2009 (quelle che appunto spinsero Zaia ad accusarla di calunnia) sarebbero avvenute in buona fede e giustificate dall’esercizio, “seppur distorto, del diritto di critica”.


Zaia: “Lei non si è nemmeno mai scusata”

Ma Pezzopane, prosegue la nota della Regione, non si è mai nemmeno scusata. E ieri ha diffuso la notizia della sentenza di appello in modo trionfale e annunciando che ora Zaia dovrà risarcirla delle spese sostenute per gli avvocati. “In considerazione delle dichiarazioni rese dalla senatrice Pezzopane, dalla quale non sono mai pervenute neppure delle scuse per l’errore commesso- conclude la nota della Regione- Zaia sta valutando coi i propri legali se vi siano gli estremi per il ricorso in Cassazione”.

La sentenza di primo grado

Già la sentenza di primo grado, del 12 luglio 2014, aveva riconosciuto come ingenerose le parole di Pezzopane contro Zaia, ma aveva escluso il risarcimento. Ed è per questo che Zaia aveva presentato appello in secondo grado. Queste le parole della sentenza di primo grado: “Sulla base di tale ricostruzione, è evidente innanzitutto che il ministro Zaia, con delega all’Agricoltura, non meritava le accuse di insensibilità che la presidente Pezzopane gli aveva rivolto in occasione della trasmissione televisiva Chiambretti Night e ed in particolare che non era vero che si era allontanato subito dopo aver rilasciato le interviste ai giornalisti: egli, infatti, dopo aver rilasciato le interviste si era intrattenuto a visitare un allevamento danneggiato dal sisma, si era poi recato presso la tendopoli per offrire la sua solidarietà alla popolazione colpita dal sisma, ed infine aveva visitato altri allevamenti e aziende agricole nelle vicinanze, per poi allontanarsi dopo diverse ore. Egli, quindi, non meritava di essere indicato come colui che, più di altri, aveva avuto un comportamento poco lodevole nell’occasione, come invece aveva affermato la Pezzopane nella sua intervista televisiva”. Mancava, però, per i giudici, l’elemento soggettivo del ‘dolo’ o della ‘colpa’ in Pezzopane, che aveva parlato non avendo cognizione sul tempo che Zaia aveva effettivamente trascorso a Onna. Non era consapevole, dunque, secondo i giudici, di raccontare fatti non veritieri. In virtù di questo, il Tribunale dell’Aquila in primo grado aveva dunque escluso che ci fossero gli estremi per l’accoglimento della domanda risarcitoria. E lo ha fatto nuovamente in questi giorni nella sentenza di secondo grado.

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