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Osas e rinnovo patenti, arrivano gli screening e la polisonnografia

Dal prossimo primo gennaio anche l'Italia dovrà mettersi in

Pubblicato:02-11-2015 15:08
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:32

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guida_sonnoDal prossimo primo gennaio anche l’Italia dovrà mettersi in regola con la direttiva europea numero 85 del 2014 che introduce una nuova patologia da considerare in sede di rinnovo della patente. Si chiama Osas – Sindrome delle apnee ostruttive nel sonno – ed e’ una malattia cronica a interesse multidisciplinare che si manifesta con eccessiva sonnolenza diurna e aumento della prevalenza di insorgenza di ipertensione arteriosa, cardiopatie (ad esempio infarto del miocardio e fibrillazioni atriali), problemi cerebrovascolari come l’ictus, alterazioni del metabolismo e deficit delle funzioni cognitive.

Con il nuovo anno, dunque, sara’ presente anche questa patologia nell’allegato III del Codice della strada, l’elenco con tutte le malattie che il medico deve obbligatoriamente segnalare quando ciascuno di noi deve sottoporsi alle visite di routine per conseguire o rinnovare la patente. La conseguenza, quindi, è un cambiamento nei criteri psicofisici necessari a ottenere l’idoneita’ alla guida.

A spiegare come tutto questo si tradurrà concretamente nelle procedure di Motorizzazione, autoscuole e sportelli Aci è il dottor Paolo Pelizza, responsabile del servizio di Medicina legale dell’Asl di Bergamo, che tutti i giorni si occupa di individuare i soggetti con problemi di salute o disabilità tali da ripercuotersi sulla guida. “Per noi medici legali l’Osas è una vecchia conoscenza– dice all’agenzia Dire- da tempo abbiamo cominciato a collaborare con i colleghi pneumologi e neurologi, ad esempio, nelle questioni che riguardano i disturbi del sonno, è già nel 2010 con l’Associazione italiana medicina del sonno ci siamo occupati di come diagnosticare questa patologia. Quindi le indicazioni che nascevano da una base scientifica ora sono semplicemente diventate indicazioni normative a livello comunitario”.


Alcuni casi, svela Pelizza, “erano già stati segnalati ma non erano molto numerosi. Ora, invece, ci attendiamo un aumento dei dati e come addetti ai lavori ci stiamo confrontando per capire quale sarà l’impatto di questa normativa”. In poche parole, essendo una patologia con alta incidenza nella popolazione, crescerà il numero di persone che dovranno fare i conti con il riconoscimento dell’Osas. Si stima infatti che “potrebbe esserci un più 20-25% di persone da controllare ma- avverte il medico- sono numeri da prendere con le pinze e che abbiamo ottenuto analizzando il lavoro di colleghi che avevano già iniziato a fare verifiche sulle patenti professionali, senza dubbio la categoria potenzialmente più a rischio”. Ma quando si parla di Osas “bisogna essere cauti nel non sollevare allarmismi, perché questa è soprattutto una questione di prendere consapevolezza di un problema finora sottovalutato ma assolutamente trattabile”.

Secondo Pelizza le procedure da adottare prevedono il ricorso “alla polisonnografia, un esame strumentale non molto diffuso e conosciuto che misura tutti i disturbi del sonno”. Proprio il difficile accesso a questo test rappresenta il primo scoglio. “Sicuramente sarà necessario effettuare in precedenza uno screening per indirizzare solo le persone che in base ai sintomi riconosciuti si sospetta possano avere la patologia”. Una prassi adottata già, per esempio, in tutti quei casi indicati dalla Motorizzazione in seguito alla segnalazione di incidenti stradali di cui non si conosce la causa, e che magari sono riferibili a quello che viene chiamato ‘colpo di sonno'”.

Se questo ingolferà gli uffici, aggiunge Pelizza, “è tutto da vedere. Indubbiamente è una questione che preoccupa, ma credo che i ministeri della Salute e dei Trasporti entro la fine di dicembre sapranno dare delle indicazioni operative e organizzative con cui consentirci di effettuare un buon prefiltraggio. Ancora non sappiamo se ci sarà un periodo di adeguamento- conclude Pelizza- ma per esperienza credo sarà un cambiamento piuttosto rapido e senza periodi lunghi di transizione o adeguamento. Non ci resta che aspettare”.

di Erika Primavera – giornalista professionista

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