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ROMA – Il lancio della missione di difesa planetaria Hera dell’Agenzia spaziale europea (Esa) è atteso per lunedì 7 ottobre da Cape Canaveral, a bordo di un Falcon 9 di Space X. A tenere con il fiato sospeso sono i problemi avuti nelle ultime settimane dal vettore, a cui Elon Musk ha imposto uno stop temporaneo per accertamenti. “La causa del malfunzionamento è stata individuata- spiega in un punto stampa Ian Carnelli, Project Manager di Hera per l’Esa- il rapporto finale sarà rilasciato da Space X entro venerdì. Da quel momento ci sono 48 ore di tempo per dare via libera al lancio. Noi siamo in contatto con la Nasa e le autorità americane per risolvere la situazione e permetterci di lanciare in tempo per lunedì”, sottolinea il project manager.
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Hera, missione pensata nel 2019 e con via libera dal 2020, fa parte del programma Space safety di Esa, dedicato alla protezione della Terra. La sonda, che a bordo conta 12 strumenti, raggiungerà l’asteroide Didymos orbitato dalla luna Dimorphos, la quale è stata impattata nel 2022 dalla sonda Dart della Nasa in un esperimento congiunto di difesa planetaria. A marzo dell’anno prossimo è previsto un flyby su Marte, mentre Dimorphos sarà raggiunto nell’ottobre 2026. “L’impatto di Dart ha modificato l’orbita di Dimorphos molto più del previsto- spiega ancora Carnelli- Gli scienziati attendevano 5 minuti di ritardo nel periodo orbitale, invece è stato di 32 minuti, quindi è importante tornare anche per capire dove i modelli scientifici hanno sbagliato”.
Oltre 70 le aziende che da tutta Europa hanno partecipato al progetto, ma è presente anche il Giappone che ha fornito la telecamera termica. Tante le componenti italiane, a partire da uno dei due cubesat (una sorta di piccolo drone che verrà rilasciato in prossimità dell’asteroide), finanziato dall’Agenzia spaziale italiana (Asi). Ohb è l’azienda prime contractor, con Ohb Italia in prima fila per la realizzazione dei sottosistemi. Leonardo ha fornito a Ohb i pannelli fotovoltaici per la missione Hera. La sonda sarà infatti alimentata dalla tecnologia all’avanguardia italiana costruita e testata da Leonardo nello stabilimento milanese di Nerviano: due ali con tre pannelli ciascuna per un totale di circa 14 metri quadrati e oltre 1.600 celle, ciascuna grande quasi il doppio di una carta di credito per permettere alla sonda di percorrere oltre 450 milioni di km e portare a termine la missione scientifica una volta raggiunto l’asteroide binario, rendono noto da Leonardo. Thales Alenia Space ha invece fornito alla missione importanti equipaggiamenti tra cui il transponder nello Spazio profondo, realizzato in Italia negli stabilimenti di Roma e L’Aquila, che consentirà una solida comunicazione con la stazione di terra.
(nella foto di apertura Didymos e Dimorphos)
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