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ROMA – Quesito: al netto del fattore calcistico, della partita di stasera che vedrà la squadra di Vincenzo Italiano per la prima volta nella storia affrontare i reads all’Anfield Road, che cosa accomuna Bologna e Liverpool?
Risposta fin troppo semplice: la musica, ovviamente.
Due grandi capitali dell’arte che unisce Gianni Morandi (tra l’altro anche lui in Inghilterra per assistere alla partita) e Paul McCartney, Lucio Dalla e John Lennon, Cesare Cremonini e George Harrison, Luca Carboni e Ringo Starr. Il pop con il jazz e il rock. Generazioni diverse, stili diversi, generi diversi, verrebbe da dire.
Vero, eppure – a pensarci bene – tutti nomi così simili nella loro geniale creatività e nel profondo attaccamento alle origini. Artisti elevati a rappresentanti dell’identità culturale di due città chiamate a una sfida che va ben oltre lo sport.
Ecco perché lo sfottò dei tifosi rossoblù, che hanno appeso le sciarpe intorno al collo delle statue erette in onore del leggendario gruppo musicale, assume un significato sociologico.
Non è un’offesa, uno sfregio. Assume piuttosto i connotati di un gesto che sembra voler dire: la partita non finisce al 90esimo minuto. Ci vediamo tra le note dei nostri grandi maestri. “There are places I’ll remember all my life, though some have changed”.
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