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La supplica di Papa Francesco a Putin: “Fermi la spirale di violenza e morte”

In occasione dell'Angelus, il Pontefice lancia un appello ai presidenti di Russia e Ucraina. "L'umanità si trova nuovamente di fronte alla minaccia atomica, è assurdo"

Pubblicato:02-10-2022 13:28
Ultimo aggiornamento:04-10-2022 09:29

papa francesco
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ROMA – “La guerra non è mai la soluzione, porta solo distruzione”. In occasione dell’Angelus domenicale, Papa Francesco torna a parlare della guerra in Ucraina. E si rivolge direttamente alle parti in causa, lanciando un appello a Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky.

“L’andamento della guerra in Ucraina è diventato talmente grave, devastante e minaccioso da suscitare grande preoccupazione – osserva il Pontefice da piazza San Pietro – Mi arrivano i fiumi di lacrime e di sangue. Si tratta di una terribile e inconcepibile ferita dell’umanità che continua a sanguinare sempre di più”.

L’APPELLO DI PAPA FRANCESCO A PUTIN

Il Papa ricorda che, dopo l’escalation degli ultimi giorni, “l’umanità si trova nuovamente di fronte alla minaccia atomica, è assurdo“. E chiede: Quanto sangue deve ancora scorrere perché capiamo che la guerra non è mai una soluzione ma solo distruzione?”. Quindi l’appello che, come spiega Bergoglio, “si rivolge innanzitutto al presidente della Federazione russa, supplicandolo di fermare, anche per amore del suo popolo, questa spirale di violenza e di morte“.


IL MESSAGGIO DEL PONTEFICE A ZELENSKY

Ma dal Pontefice arrivano anche parole per l’altro contendente del conflitto: “Addolorato per l’immane sofferenza della popolazione ucraina per la dolorosa aggressione ricevuta, faccio appello al presidente Zelensky ad essere aperto a serie proposte di pace“.

Infine, un appello anche alla comunità internazionale: “Chiedo di fare tutto quello che è nelle loro possibilità per porre fine alla guerra in corso senza lasciarsi andare a pericolose escalation“, le parole di Papa Francesco nell’Angelus. Il Pontefice ha anche espresso il suo cordoglio per la tragedia avvenuta in uno stadio in Indonesia, che ha causato oltre 180 morti.

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