NEWS:

Feti sepolti, Casa delle donne: “Violazione enorme del diritto alla privacy”

La presa di posizione della Casa delle donne sulla vicenda del cimitero Flaminio di Roma, dove sono stati sepolti alcuni feti con l'indicazione del nome della madre

Pubblicato:02-10-2020 08:40
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:59
Autore:

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA – “Ringraziamo Marta, che ci ha fatto conoscere uno scenario di orrore che non avremmo neanche potuto immaginare: la pratica di seppellire feti abortiti, per interruzione volontaria o spontanea, in apposite aree cimiteriali, senza che la madre ne sia al corrente, senza che esprima consenso”. Così in una nota stampa la Casa internazionale di Roma.

LEGGI ANCHE: Al cimitero Flaminio un altro feto sepolto senza consenso della donna

“Grazie al clamore suscitato dalla vicenda- continua il comunicato- stiamo scoprendo che in molti comuni italiani esistono questi cosiddetti ‘Giardini degli Angeli’, e che ci sono organizzazioni ultracattoliche, come l’associazione difendere la vita con Maria, che si oppongono al ‘genocidio abortista’ seppellendo i feti sotto una croce che porta il nome della donna che, secondo loro, dovrebbe essere un semplice contenitore di una vita che, appena abbozzata, avrebbe più diritti di lei. C’è prepotenza e ferocia, nell’apporre una croce laddove non si dà modo di esprimere i propri credo religiosi, o la mancanza di essi, c’è una violazione enorme del diritto alla privacy e alla riservatezza, nello scrivere, su quella croce, un nome che richiama ad un’individualità sessuata femminile, privata del diritto di scegliere. C’è crudeltà laddove si vorrebbe fare sfoggio di carità cristiana, c’è la negazione caparbia e antistorica di ogni diritto, conquista, riconoscimento ottenuto dalle lotte delle donne. E c’è ottusità nel credere che una narrazione così distorta possa essere contrapposta alla lotta per i diritti delle organizzazioni delle donne”.


Prosegue la Casa Internazionale delle Donne: “Libertà e diritti delle donne non si devono toccare. L’abbiamo urlato a Verona, a marzo 2019, quando il XIII Congresso mondiale delle famiglie (World Congress of Families, Wcf), saga del ‘movimento globale’ antiabortista, antifemminista e anti-Lgbtqi, ha ritenuto possibile distribuire gadget a forma di feti, e chiamare le destre più estreme (Salvini e Meloni non potevano mancare) a tuonare contro tutte le conquiste che hanno sottratto questo Paese al predominio assoluto del patriarcato. Non a caso, l’insieme dei partecipanti è stato classificato come ‘gruppo d’odio’ dal Southern Poverty Law Center, organizzazione americana senza fini di lucro impegnata nella tutela dei diritti delle persone. Pretendiamo rispetto- scrive ancora la Casa di via della Lungara-. Nessuno può decidere per noi, a nome nostro. Pretendiamo diritti. La libertà di scelta è nostra. La maternità non può essere un dovere, ma una scelta resa consapevole e libera anche da politiche sociali adeguate. Pretendiamo la cura della nostra salute sessuale e riproduttiva. L’obiezione di coscienza si accanisce contro le donne, persino quando sono in pericolo di vita per un aborto terapeutico. I ginecologi, al pari di tutti, sono obbligati a rispettare la legge. E la 194 è una legge. Continueremo a lottare, ora e sempre”, concludono le attiviste.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it