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Violenza, la storia di Chandrika: “Grazie all’Induismo ho ripreso la mia vita”

Chandrika madre di due figli, si è ribellata ad una vita infelice con un uomo violento anche grazie alla scelta dell'Induismo

Pubblicato:02-10-2019 09:52
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:46

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ROMA – “Ho lasciato mio marito dopo anni di violenze e ho ripreso in mano la mia vita grazie ai miei figli e agli insegnamenti dell’Induismo. Loro sono stati la mia forza, la mia religione invece mi ha insegnato a non sprecare la mia vita, e a trovare un equilibrio nonostante le difficoltà’. E’ il racconto all’agenzia Dire di Chandrika (nome di fantasia), madre di due figli, che si è ribellata ad una vita infelice con un uomo violento anche grazie alla scelta dell’Induismo, che il 3 e il 4 novembre sarà protagonista a Roma con il Dipavali, la Festa della Luce. 

In India oggi c’è una maggiore libertà di un tempo nella scelta di un marito– ha raccontato- magari è ancora il genitore che sceglie una persona, ma i ragazzi hanno modo di vedersi e frequentarsi prima del matrimonio, ed eventualmente scegliere di dire no. Io mi sono sposata 17 anni fa, a 19 anni, mio marito ne aveva 29 ed era una persona che la mia famiglia già conosceva. Ci siamo sentiti spesso e sono uscita qualche volta con lui prima di sposarlo. Lui già viveva in Italia, vicino Mantova, e io dopo 6 mesi per i documenti l’ho raggiunto dal Punjab. All’epoca stavo in casa, studiavo l’italiano, ho preso la patente, mentre mio marito lavorava in una fabbrica. Da subito ho notato il suo carattere irascibile: era un uomo aggressivo, sempre pronto al litigio, soffriva di un complesso di inferiorità che lo portava a scontrarsi con tutti. Di fatto i problemi nella nostra famiglia sono iniziati quando nella sua azienda ha preso il comando una donna, e lui non l’ha mai accettato”. 

Continua Chandrika: “Sfogava in casa la sua frustrazione e ad un certo punto ha deciso di licenziarsi, pur di non farsi comandare da una donna. Nel frattempo avevamo avuto due figli, ma lui non si è mai posto il problema di doverli mantenere. Ho iniziato a lavorare in una casa di riposo, e lui, che nel frattempo aveva ricevuto la cittadinanza italiana, si è sentito sicuro di poter fare qualsiasi cosa. Così ha passato più di un anno in giro, prima in India poi in vari Paesi europei per cercare lavoro e lì ha iniziato a rendersi conto che le persone non erano disposte ad accettare quel suo modo di fare prepotente e ha perso varie occasioni di lavoro per questo motivo. Quando è rientrato in Italia le cose sono peggiorate, scaricava in famiglia le sue frustrazioni e ho capito che non voleva più lavorare”. 


In India è solitamente l’uomo ad occuparsi del lavoro e così “i suoi amici- ha proseguito nel suo racconto Chandrika- hanno iniziato a fargli notare questa cosa, e lui pur di non ammettere che era un uomo che non lavorava e stava in casa senza fare nulla, passava tutta la giornata fuori casa in giro per locali a spendere soldi in gratta e vinci. Ho passato anni a cercare di prevenire i suoi attacchi, le occasioni di scontro, ma nonostante tutti i miei sforzi quello che facevo non andava mai bene, e siamo arrivati con i miei figli ad organizzare le serate in modo da non incontrarlo nemmeno. Mangiavamo e ci facevamo trovare già a letto, tutto pur di stare lontani da lui. Ovviamente le violenze in casa erano di tipo psicologico“. 

Arriva poi l’incontro con l’Induismo che aiuta Chandrika a liberarsi. “L’Induismo mi ha molto aiutato in questi anni- ha spiegato alla Dire- Sin da piccola ho imparato dai libri sacri di come fosse importante essere perseveranti e trovare la forza in noi stessi nonostante gli elementi di disturbo. Io sapevo di non essere mai stata un cattiva moglie, di non essere mai stata motivo di litigio, e lui ha sempre considerato il mio comportamento una prova di ignoranza, di remissività. Mentre lui nei miei passi indietro non ha capito nulla, io sapevo che la vita era una cosa preziosa da non sprecare, e se fossi rimasta con lui la colpa sarebbe stata anche mia. Attraverso la meditazione ho cercato e trovato la mia felicità e il mio equilibrio“. 

In questi anni “mai ricevuto scuse- ha raccontato ancora Chandrika- L’unica cosa che pretendeva era di andare a letto insieme anche se in realtà diceva di voler stare con me anche lui solo per i figli. Al mio ennesimo rifiuto è stato lui a chiedere la separazione, convinto che noi senza di lui non potessimo cavarcela. Tre anni fa, l’ultimo giorno prima di andare via ha parlato con i bambini e gli ha comunicato che per loro era morto, che si sarebbe risposato e avrebbe avuto altri figli maschi, e ha strappato le nostre foto davanti a loro. Non sapevo cosa sarebbe successo da lì in avanti- confessa la donna- di sicuro mi ha fatto terra bruciata intorno chiedendo a tutti i nostri vicini e amici di non aiutarmi in caso di bisogno”. “In realtà- aggiunge- la mattina dopo per la prima volta i miei figli si sono svegliati sereni, liberati di un peso. Da quel momento è iniziata un’altra vita. Abbiamo trascorso anni nella paura quando sentivamo la chiave girare nella toppa e non sapevamo cosa potesse succedere; adesso quando entro in casa non vedo l’ora di vedere i miei figli felici venirmi incontro. Spesso si pensa che i figli in certi situazioni possano essere una complicazione in più, in realtà so con sicurezza che sono stati la mia grande forza, il motivo per andare avanti e superare tutto. Per questo alle donne nella mia situazione dico: non aspettatevi niente dagli altri, non saranno i servizi sociali, un giudice o un carabiniere a risolvere le cose. La forza la devi trovare in te stessa e lo devi fare per vedere i tuoi figli felici”.

In questi tre anni “il mio ex marito- sottolinea Chandrika- ha cercato un contatto sempre attraverso altre persone, che hanno cercato di convincermi a tornare con lui sempre per i figli. Ai miei rifiuti mi hanno accusata di sentirmi superiore perché ormai ero diventata una cittadina italiana e avevo un lavoro sicuro, ma nessuno si è mai messo nei miei panni e ha cercato di capire il nostro dolore. Quando lui ha capito che non sarebbe stato mai possibile ha cercato di comprarsi il figlio maggiore regalandogli cose che io non potevo permettermi. Il prezzo da pagare però era convincermi a tornare insieme”. 

“Mio figlio ha iniziato a stare male- racconta- a sentirsi soffocare da queste richieste che non poteva accontentare, ed uno psicologo l’ha aiutato a capire che il padre aveva fatto leva sulle sue debolezze per ottenere quello che voleva. Un’altra volta ha provato a rientrare in casa mentre io non c’ero, sicuro di trovare il figlio piccolo da solo. In realtà c’era una persona con lui, e il bambino, per non farlo entrare, è uscito di casa. Quando sono rientrata ho scoperto che in macchina aveva con sé le valigie, e il suo obiettivo era quello di rientrare in casa perché era rimasto di nuovo senza soldi. Fortunatamente siamo riusciti a superare questi momenti, e dal marzo 2019 non abbiamo più avuto contatti. Proprio pochi giorni fa c’è stata la sentenza di divorzio- conclude la donna- e lui nell’atto ha rinunciato completamente all’affidamento dei figli, con la scusa che tanto loro danno ascolto solo a me. In quel momento mi sono vergognata di essere stata sposata tanti anni con un uomo così”.

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