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Velina Rossa ricorda: “Il balcone piu’ bello, quello di Berlinguer”

Il ricordo di Pasquale Laurito, decano della stampa parlamentare

Pubblicato:02-10-2018 15:44
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:37

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ROMA – Non c’e’ Palazzo senza balcone. E quando i Palazzi sono tanti, i balconi ‘fioriscono’. Luigi Di Maio e i ministri M5s riportano in auge il balcone di Palazzo Chigi, primo ‘amore’ del Duce, prima del ‘famigerato’ balcone di Palazzo Venezia. A dire il vero Mussolini prediligeva il balcone ad angolo tra piazza Colonna e via Del Corso perché, sosteneva, bisognava vederlo da ogni angolatura.  Forse anche a causa dell’attentato che lo vide ferito al naso, il Duce passo’ da Palazzo Chigi a Palazzo Venezia: da li’ fece il famoso annuncio della entrata in guerra dell’Italia. ‘Vincere e vinceremo’. Un grido che pochi anni dopo sarebbe risuonato tristemente per le strade d’Italia.

Ma non tutte le parti politiche hanno amato il balcone. Anche quando vincevano. Come non ricordare la riluttanza di Enrico Berlinguer, nella primavera del 1975, quando le elezioni amministrative segnarono una svolta storica nella società italiana e il Partito comunista italiano conquisto’ la guida delle principali città italiane?  “Dietro le tende del Bottegone, in via Botteghe Oscure, si vissero attimi concitati. Berlinguer non voleva assolutamente uscire a tenere il discorso alla folla che lo accalamava dalla strada. Furono i compagni della direzione a spingerlo. A cominciare da Pajetta che era furibondo: ‘Esci e parla’, intimava”, ricorda oggi Pasquale Laurito, decano della stampa parlamentare. Il segretario piu’ amato tento’ una debole resistenza. “Quindi usci sul balcone e tenne un discorso di una quindicina di minuti. La folla sotto gridava: ‘Al governo, al governo’. Lui, com’era suo costume, saluto’ a lungo con la mano e il pugno chiuso”.

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