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Tumori, Afron: “In Uganda campagna di screening per salvare donne”

Dal 30 ottobre al 3 novembre Afron offrirà visite gratuite a mille donne in Uganda

Pubblicato:02-10-2017 17:42
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:45

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ROMA – “La consapevolezza è ciò che rende le donne molto più forti di fronte al cancro. Ma la prevenzione è la chiave per salvarle“. Lo spiega all’agenzia DIRE Titti Andriani, presidente di Afron – Oncologia per l’Africa, una Onlus che da sette anni lavora per la prevenzione e la cura dei tumori femminili in Uganda, e più di recente anche in Rwanda. In Italia, come nel resto del mondo, ottobre è il ‘Mese rosa’ dedicato alla prevenzione: secondo gli scienziati, il tumore al seno e alla cervice uterina entro il 2030 potrebbe causare oltre 5,5 milioni di vittime, e ad essere colpite saranno soprattutto le donne che vivono nei Paesi più poveri e svantaggiati.

“NEL SUD DEL MONDO SE TI AMMALI DEVI PAGARTI LE CURE”

“Se nasci nel Sud del mondo, non solo non hai accesso a programmi di prevenzione, ma se ti ammali ti devi anche pagare le cure, perché sono totalmente a carico del paziente. E non dimentichiamo che nel nord dell’Uganda il 34% della popolazione vive con 85 centesimi al giorno, mentre ogni ciclo di chemioterapia costa mediamente cento euro. E’ stato quando mi sono accorta di queste disparità che ho deciso di fondare Afron”, racconta Andriani, che con la sua Onlus ha raggiunto 500mila donne non solo per curare, ma anche per informare.

DAL 30 OTTOBRE AL 3 NOVEMBRE VISITE GRATUITE PER 1.000 DONNE

Anche l’Uganda si prepara per il ‘Mese rosa‘, “ma con poche iniziative- prosegue la presidente Afron- fra cui la nostra: dal 30 ottobre al 3 novembre organizziamo una campagna di screening presso il Matany Hospital, in Karamoja, una delle regioni più povere ed emarginate dell’Uganda. Offriremo visite ginecologiche e senologiche gratuite a circa mille donne“. In Uganda infatti a uccidere più della malattia in sé, è la mancanza di prevenzione: “qui solo il 4% delle donne ha accesso a uno screening ginecologico”. La percentuale di sopravvivenza al tumore dell’utero, prosegue la presidente Afron, “è del 18% per le ugandesi, contro il 67,5% delle italiane”. Per quanto riguarda invece la percentuale di coloro che si salvano dal cancro al seno, la percentuale “è del 54% tra le ugandesi a fronte del 85,5% delle italiane”.


L’UGANDA E’ ALL’AVANGUARDIA TRA I PAESI DELL’AFRICA

Eppure, ricorda la presidente della Onlus Afron, Titti andriani, “come ha spiegato Sandro Pignata, il direttore del reparto di Oncologia medica uro-ginecologica dell’Istituto Tumori di Napoli-Fondazione Pascale, potremmo sconfiggere il tumore della cervice uterina grazie proprio alla prevenzione. Se in Uganda– prosegue- tutte le donne avessero accesso a pap test e visite al seno ogni anno, si potrebbero diagnosticare lesioni precancerose ad uno stadio iniziale altamente curabile e guaribile. Ma serve anche l’intervento dei governi”. Il Sistema sanitario ugandese “è all’avanguardia rispetto a tanti altri stati africani- riconosce l’esperta- ad esempio è stato il primo in Africa a dotarsi di un Istituto nazionale per la cura dei tumori (l’Uganda Cancer Institute), inoltre di recente il ministero della Salute ha lanciato un Piano strategico quinquennale per la Lotta al cancro. Anche se i fondi scarseggiano sempre, si è cominciato prendere atto dell’emergenza sanitaria”, conclude.

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