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Tabarelli (Nomisma): “Price cap complicato, ridurre consumi di gas per sgonfiare il prezzo”

Il presidente di Nomisma Energia spiega il meccanismo del tetto al prezzo del gas e avverte: "Dobbiamo razionare i consumi e prepararci a fare sacrifici"

Pubblicato:02-09-2022 19:49
Ultimo aggiornamento:02-09-2022 19:49

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BOLOGNA- Mentre l’ipotesi di un price cap europeo al prezzo di acquisto del gas russo scatena la reazione di Mosca, che minaccia di chiudere i rubinetti una volta per tutte, resta da capire qualche meccanismo abbia in realtà in mente l’Ue e se non sia ormai troppo tardi per trovare una soluzione efficace, quando, invece, sarebbe meglio pensare a come ridurre la domanda per far scendere i prezzi. Almeno, la pensa così il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli. Il meccanismo del price cap europeo, spiega alla ‘Dire’, “nessuno l’ha capito bene, perché è una misura che arriva nel mezzo di una situazione caotica. È difficile da fare, da pensare, da disegnare, da applicare a un mercato che si riteneva competitivo e si vuole mantenere tale. Non è mai stata concepita“, osserva. “Una soluzione potrebbe essere bloccare i prezzi al consumo e la differenza la pagano la Bce o i singoli Stati. E poi applichiamo un tetto, dando un pretesto alla Russia per azzerare le forniture, cosa che avrebbe comunque fatto”, ragiona Tabarelli.

“IL TETTO ANDAVA MESSO UN ANNO FA”

“Detto questo la soluzione migliore sarebbe stato cercare di fare applicare un tetto la prima volta in cui se ne è parlato, a ottobre dello scorso anno, quando l’Italia è stato il primo paese a proporlo e quando il prezzo era a 80 euro al megawattora, mentre ora è stato anche a 300 euro. Il tetto andava applicato a tutti i fornitori verso l’Europa. Potevamo sperare, quando il prezzo era a 80 euro, che Usa e la Norvegia e il Qatar accettassero un prezzo massimo a 85. Poi i prezzi sono soliti e allora che prezzo massimo possiamo fare accettare loro? Perché devono rinunciare a miliardi di utili e di incassi? La situazione adesso è complicatissima”, ammette il numero uno del centro di ricerca indipendente specializzato su energia e ambiente.

SEGNALI DI RECESSIONE E IL PREZZO CALA

“Dovrebbero accettarlo perché siamo in guerra, ma questo va dichiarato. E poi dobbiamo stare attenti a non parlare troppo di un tetto al prezzo del gas, perché dobbiamo fare altre cose”, aggiunge. Per Tabarelli “le cose importanti da fare sono ridurre la domanda, anche con prezzi alti. Se teniamo artificiosamente i prezzi bassi la domanda non cala. Riducendo la domanda, invece, il prezzo si sgonfia, come è accaduto nell’ultima settimana: cominciano a esserci segnali di recessione e il prezzo cala”, spiega.


ACCELERARE SULLE FONTI ALTERNATIVE AL GAS

“Dall’altra parte dobbiamo andare a manetta su tutto ciò che non è gas: carbone, nucleare per chi ce l’ha. La Francia deve usare più nucleare ed esportarlo verso l’Italia, anche se non si parla del fatto che metà del sistema elettrico e nucleare della Francia sia in manutenzione. La Germania deve ritardare la chiusura delle sue tre centrali e continuare a usare più carbone. In Italia velocizziamo tutto quello che possiamo, ma dobbiamo ridurre la domanda e aumentare l’offerta di gas, andando a prenderlo altrove“, è la ricetta di Tabarelli.

PENSARE A RAZIONAMENTI E PREPARSI A UN INVERNO DI SACRIFICI

“Dobbiamo razionare il gas, chiudere le industrie che consumano tanto, cercare di calare la domanda per far scendere il prezzo e prepararci per questo inverno, per non lasciare al freddo la gente povera, le scuole, gli ospedali. La nostra generazione non è più abituata a sacrifici, ma possiamo fare a meno di alcune cose, non sarà una tragedia, prepariamoci. Ci saranno delle proteste, ma reprimiamole se ci sono, perché siamo in una situazione di guerra”, dice fuori dai denti l’esperto. Di sicuro, ammette, “non esiste un manuale”, il price cap “è un’invenzione, che aveva un senso quando i prezzi erano più calmi. Biden, che pure è alleato, come fa a dire 100 euro va bene, quando ci sono i suoi traders affamati, che hanno fatto, rischiando miliardi di dollari, i rigassificatori che noi in Europa non vogliamo, perché abbiamo Bonelli che dice che non servono?”, chiede provocatoriamente Tabarelli.

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