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VIDEO | I terremotati da Conte: “E’ insoddisfatto dei progressi, promette attenzione”

Incontro proficuo, "abbiamo avuto un'iniezione difiducia, usciamo con speranza", raccontano

Pubblicato:02-09-2019 13:07
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:39

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ROMA – La riunione alla Camera dei Comitati dei terremotati del Centro Italia con il presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte nell’ambito delle consultazioni in vista della formazione eventuale del nuovo governo è stata “lunga e proficua” e l’interlocutore della delegazione “conosceva perfettamente tutte le problematiche della ricostruzione, che non c’è, non è partita”.

Il problema, infatti, a tre anni dalla tragedia, è “la lentezza della ricostruzione, legata se non a incapacità a inefficienza” delle amministrazioni coinvolte, e Conte ha detto che “a lui non sono mai state rappresentate criticità” specifiche relative a questa lentezza, o inesistenza di una ricostruzione coerente delle aree interne del Centro Italia. Questo quanto riferiscono, in estrema sintesi, Roberto Micheli, presidente del Comitato terremotati Centro Italia, con Romolo Trenta e Francesco Di Biagi, dello stesso comitato, in conferenza stampa alla Camera dopo l’incontro con il presidente incaricato.

Incontro comunque proficuo, “abbiamo avuto un’iniezione di fiducia, usciamo con speranza– dice Trenta- anche se saremo vigili nella nostra attenzione” e “ci aspettiamo risposte in tempi brevissimi dal nuovo governo Pd-M5S- aggiunge Di Biagio- visto che avendo espresso due commissari e un sottosegretario per il terremoto sono, devono essere a perfetta conoscenza della situazione”, quindi “non c’è più bisogno di rinviare per analizzare la situazione”.


La convocazione da parte del presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte “ci fa immensamente piacere”, dice Roberto Micheli, presidente del Coordinamento Terremoto Centro Italia, “essere stati chiamati nell’ambito delle consultazioni delle forze politiche e sociali ci riempie di orgoglio per il riconoscimento dell’importanza dei comitati sul territorio“.

Da essi sono giunte a Conte “proposte pratiche che permetterebbero di sbloccare la situazione”, come “la revisione totale della normativa sul terremoto dandole possibilmente carattere speciale”, spiega Micheli. Conte “si è riservato di verificare se in questa fase di incontro con i gruppi parlamentari ci sia la volontà del Parlamento di rimettere mano alla normativa assicurandoci il suo impegno affinché si faccia qualcosa di concreto per arrivare a una ricostruzione sia materiale che economica”, spiega, “e chiediamo una ricostruzione da progettare nel luogo con chi ci deve vivere”.

Inoltre, prosegue, “abbiamo chiesto la rivisitazione del cratere secondo una distinzione in base ai danni, quindi le fasce più colpite dovrebbero avere una corsia preferenziale senza escludere, naturalmente, che in maniera minore è stato colpito”.

Il senso della richiesta al presidente del Consiglio incaricato è quello di “riportare la popolazione con il lavoro in quelle zone, che oltre ad essere bellissime e ad avere potenzialità enormi, sono abitate da una popolazione resiliente che ogni giorno cerca di mantenere lì la propria attività e la propria famiglia”, dice Micheli. Il punto è che “non si può immaginare che un territorio così vasto, che comprende Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo possa essere lasciato in balia degli eventi, con una ricostruzione che sia fatta in 20 o 30 anni: sarebbe inaccettabile e l’Itala non se lo può permettere“, aggiunge.

Per quel che riguarda Giuseppe Conte e il governo, “speriamo in una continuità– dice Romolo Trenta, membro del Coordinamento Terremoto Centro Italia- già quando lo abbiamo incontrato a Norcia, il premier aveva mostrato grande sensibilità verso il coordinamento, la voce diretta dei terremotati”.

Noi, prosegue “abbiamo cercato di ricostruire il tessuto sociale composto dai residenti e dai cosiddetti non residenti, che non sono altro che figli e nipoti dei residenti”, spiega Trenta, “la ricostruzione però è molto lenta, mentre la devastazione è stata velocissima e la parte centrale, i Monti Sibillini, è stata materialmente rasa al suolo”. Finora, però “non abbiamo mai incontrato orecchie disposte ad ascoltarci”, e “la nostra è una battaglia contro il tempo, e siamo rimasti meravigliati che alcune cose alla politica no erano state rappresentate bene, con questa inerzia dovuta se non a incapacità a una malaorganizzazione”. Ad esempio, “la lentezza con cui sono state fatte le indagini”, precisa Trenta, “ho appreso che solo oggi sono partite, finalmente, le indagini di microzonazione sismica, cioè la prima cosa da sapere per capire se su un territorio si può ricostruire o meno. Questo andava fatto tre anni fa, almeno due anni li abbiamo persi”, precisa. Criticità queste. come altre, “che a lui non erano mai state rappresentate, nemmeno nel precedente incarico di governo”.

Ad ogni modo, conclude Francesco Di Biagi, membro del Coordinamento Terremoto Centro Italia, “ci aspettiamo risposte in tempi brevissimi dal nuovo Governo che verrà”. Certo “non sta a noi fare critiche e disamine, a noi interessa il futuro“. Quindi risposte in tempi “brevissimi” perché “entrambi i partiti che andranno a costituire la maggioranza, il Pd prima con l’espressione di due commissari e M5S con l’espressione dell’ultimo sosttosegretario, sono perfettamente a conoscebnza dello stato dell’arte- sottolinea Di Biagi- quindi non c’è più tempo per approfondimenti e incontri conoscitivi, è il tempo di dare ripsote certe e veloci. Ci aspettiamo che nel brevissimo periodo, costituito il governo, si metta mano ai decreti attuativi di quelli che oggi sono buoni propositi”.

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