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Aumenta il riscaldamento globale? Gli anziani rischiano la salute

Confermata la relazione tra consumo di suolo e aumento della temperatura

Pubblicato:02-09-2015 07:23
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:31

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ROMA – Numerose ricerche dimostrano l’associazione tra elevate temperature e salute della popolazione, in particolare dei soggetti ‘a rischio’, soprattutto anziani che vivono in ambiente urbano e in conseguenza del riscaldamento globale, forti impatti sono previsti proprio nelle aree urbane. Lo confermano i ricercatori dell’Istituto di biometeorologia del Cnr che stanno sviluppando mappe ad alta risoluzione che mostrano rischio da caldo generalmente concentrato nelle zone centrali e nelle città costiere. I risultati sono pubblicati sulla rivista Plos One.

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Un recente studio statunitense stima, infatti, “un aumento del 3% dei ricoveri ospedalieri di soggetti over 65 negli otto giorni successivi a condizioni di caldo estremo e il rischio di mortalità aumenta dall’1 al 3% per un aumento di 1 grado della temperatura oltre una specifica soglia. In ambiente urbano l’effetto termico è amplificato dall’’isola di calore’ (Urban Heat Island): cementificazione e superfici asfaltate contribuiscono a un maggiore accumulo di calore durante il periodo diurno, rilasciato per irraggiamento durante la notte, quando le differenze tra zone centrali e rurali possono superare i 5 gradi e, in città di grandi dimensioni, i 10 gradi”. I ricercatori dell’Istituto di biometeorologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibimet-Cnr) svolgono da anni ricerche in quest’ambito e hanno sviluppato mappe ad alta risoluzione delle più popolose città italiane, relative alla distribuzione spaziale del rischio diurno e notturno da caldo urbano per la popolazione anziana.


Una serie di 13 anni (2001-2013) di dati satellitari della Nasa sulla temperatura superficiale del suolo e i dati Eurostat sulla densità della popolazione totale e anziana relativa al 2001 sono stati processati, dai ricercatori dell’Ibimet-Cnr, mediante la metodologia di valutazione del rischio validata con il progetto internazionale Asscue (Adaptation strategies for climate change in the urban environment). “In conseguenza del riscaldamento globale, forti impatti sono previsti proprio nelle aree urbane- afferma Marco Morabito dell’Ibimet-Cnr- Superfici di colore scuro come le strade asfaltate possono raggiungere temperature di oltre 10 gradi rispetto alle zone circostanti. Si consideri che attualmente circa il 70% della popolazione italiana risiede in aree urbane e tale valore è previsto in aumento all’80% entro il 2050, quando circa un terzo della popolazione italiana sarà rappresentata da anziani di età superiore a 65 anni. Nonostante queste premesse, mancano informazioni relative alla distribuzione spaziale del rischio da caldo nelle aree urbane”. Le mappe sviluppate mostrano una marcata eterogeneità: “con i livelli più elevati di rischio da caldo generalmente concentrati nelle zone centrali delle città e nelle città costiere, dove il rischio alto e molto alto è in media più elevato rispetto a quelle dell’entroterra. Il più elevato livello di rischio da caldo si raggiunge nel 15-16% circa della superficie totale a Napoli, seguita da Padova (8-9%) e Palermo (8%). Bologna e Genova hanno invece mostrato valori minori, sia di giorno sia di notte”, prosegue Morabito.

Ma il rischio da caldo maggiore è associato, oltre che alle più alte temperature superficiali del suolo, alla distribuzione della popolazione, soprattutto la più vulnerabile. “In particolare sono stati osservati valori di densità di popolazione particolarmente alti associati a rischio da caldo molto alto a Genova e Napoli tra le città costiere, Milano e Torino nell’entroterra”, spiega Marco Morabito, ricercatore dell’Ibimet-Cnr. L’esatta conoscenza delle zone urbane a maggior rischio è molto utile per pianificare e ottimizzare gli interventi delle autorità durante fenomeni di caldo estremo e contrastarne gli effetti. “Ad esempio un efficace rifornimento di acqua, il posizionamento di servizi sanitari temporanei o l’assistenza ai soggetti- continua Morabito- sarebbero d’aiuto anche interventi di mitigazione dell’ambiente urbano, mediante reintroduzione della vegetazione, rivestendo i tetti con vegetazione o materiali riflettenti”.

I ricercatori dell’Ibimet-Cnr stanno effettuando altre indagini a livello stagionale che confermano la relazione lineare tra consumo di suolo e aumento della temperatura di superficie diurna e notturna: “Ad esempio, a Milano, per ogni 20 ettari di suolo consumato è stato osservato un aumento diurno medio annuo di circa 0.6 gradi”.

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