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ROMA – La popolazione del Darfur settentrionale soffre la carestia: a confermarlo sono due organismi Onu, il World Food Programme e l’Unicef, che in una nota congiunta avvertono: “Dopo oltre 15 mesi di guerra, una catastrofica combinazione di conflitto, sfollamento e limitazioni dell’accesso umanitario ha portato alla carestia in un campo che ospita centinaia di migliaia di sfollati nella regione sudanese del Darfur settentrionale. La conclusione del Famine Review Committee (Comitato per l’esame della carestia – Frc), secondo cui nel campo di Zamzam è in atto una carestia, è la prima determinazione della carestia da parte del Comitato in più di sette anni e solo la terza volta che viene determinata una carestia da quando il sistema di monitoraggio è stato creato 20 anni fa. La Frc avverte che altre zone del Sudan rischiano la carestia senza un intervento concertato”.
Gli organismi Onu sostengono che la grave limitazione dell’accesso umanitario è una delle principali cause delle condizioni di carestia in Zamzam. Per questo si esorta l’ingresso di “aiuti urgenti alle comunità intrappolate nelle zone calde del conflitto, come Darfur, Khartoum, Kordofan e Al Jazirah. La situazione rimane critica in tutto il Paese e si stima che quest’anno 730mila bambini soffriranno di malnutrizione acuta grave (Sam), la forma di malnutrizione più pericolosa per la vita”.
Le agenzie chiariscono che una dichiarazione di carestia significa che “le persone, compresi i bambini, hanno già iniziato a morire di fame e di condizioni correlate, tra cui malnutrizione e infezioni. A differenza della crisi del Darfur di vent’anni fa, questa crisi di fame alimentata dal conflitto si estende a tutto il Paese, compresa la capitale Khartoum e lo Stato di Jazirah, in passato granaio del Sudan”.
In Sudan da aprile 2023 è in corso una guerra civile innescata dalla lotta per il potere tra un gruppo paramilitare – le Forze di supporto rapido, Rsf – e l’esercito. Nel conflitto sono morte migliaia di persone e circa 10 milioni sono state rese sfollate.
All’allarme di Wfp e Unicef replica l’organizzazione umanitaria Azione contro la fame (Acf), tra le ong presenti nel Paese che hanno collaborato lla stesura dello studio. In una nota sottolinea: “La dichiarazione di oggi è, o dovrebbe essere, un punto di svolta, poiché negli ultimi decenni ci sono state solo quattro dichiarazioni di carestia: Etiopia (1984), Corea del Nord (1995), Somalia (2011) e Sud Sudan (2017)“.
Hélène Pasquier, esperta di sicurezza alimentare di Azione contro la fame, dichiara: “Le persone che soffrono la carestia sono sull’orlo della morte. A Zamzam, la gente non riceve assistenza alimentare da aprile, soprattutto a causa dell’accesso negato alle organizzazioni umanitarie. I prodotti di base non raggiungono i mercati e la gente non ha più scorte dopo tanti mesi di conflitto. Nel frattempo, i prezzi continuano a salire e la gente non ha accesso a banche o contanti. I servizi sanitari a Zamzam sono praticamente inesistenti. La situazione è estremamente preoccupante da troppo tempo”.
Paloma Martín de Miguel, responsabile delle operazioni per l’Africa occidentale di Acf, ricordando che “è ancora possibile lavorare per evitare la carestia”, avverte: “I nostri team non sono presenti a Zamzam”, spiega de Miguel, “ma lavorano quotidianamente sul campo in altre aree dove c’è il rischio di carestia, come il Darfur Centrale e il Kordofan Meridionale”. Samy Guessabi, direttore di Acf per il Sudan, conclude: “Esortiamo tutte le parti in conflitto ad agire immediatamente per prevenire l’escalation della crisi della fame in Sudan. Chiediamo inoltre alla comunità internazionale e agli attori umanitari di fornire assistenza urgente e i finanziamenti necessari. La situazione è critica, serve una risposta immediata”.
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