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Letta si accorda con Calenda: centrodestra nervoso, Conte rosica

L'editoriale del direttore Nicola Perrone

Pubblicato:02-08-2022 19:18
Ultimo aggiornamento:02-08-2022 19:18

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ROMA – Alleanza tra Pd e Azione/+Europa. Fare di necessità virtù, o se lo vogliamo dire al mondo: ‘necessity is the mother of invention’. Il segretario dem, Enrico Letta, e i leader di Azione e +Europa, Carlo Calenda e Benedetto Della Vedova, alla fine hanno trovato l’intesa sulla quota dei seggi uninominali ‘sicuri’, una quindicina, e la ripartizione generale: 70% al Pd e 30% Azione +Europa. Il calvario non è finito perché adesso tutte le altre forze politiche del Centrosinistra, a partire da Sinistra Italiana di Fratoianni e i Verdi di Bonelli, si aspettano un trattamento adeguato. E domani Letta ha già atto sapere che si metterà al tavolo con loro per trovare l’accordo.

Al momento resta fuori Matteo Renzi e la sua Italia Viva perché, così lo raccontano, i sondaggi hanno mostrato che sarebbero stati più i voti persi che quelli portati in dote dal ‘mostro’ nazionale. Tuttavia un piccolo spazio resta aperto e si vedrà nelle prossime ore se anche Italia Viva avrà qualche seggio, considerato che bisognerà battere il candidato del Centrodestra forte già del 40% e passa sommando Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. La partita, stando alle parole di Letta, adesso si riapre e la vittoria del Centrodestra non si può più dare per scontata. “Abbiamo dimostrato tutti quel grande senso di responsabilità che gli italiani ci chiedevano, perché non è immaginabile che l’Italia dopo l’esperienza del governo Draghi l’Italia passi a un governo delle destre, guidato da Giorgia Meloni o da un altro esponente delle destre” ha detto il Enrico Letta dopo l’accordo con Azione. “Oggi si riapre la partita. Non dobbiamo giocare in difesa. Su questo mi ritrovo con Enrico: è stato il mio Presidente del Consiglio, abbiamo avuto qualche discussione. Ma meglio averle prima che dopo. Da oggi per me ogni tipo di discussione e polemica finisce. La pre-partita non c’è più. C’è la partita e la vinciamo” ha detto da parte sua Carlo Calenda in conferenza stampa con a fianco il segretario Dem.

Qualcosa deve essere successo perché la leader di Fratelli d’Italia, è subito scattata: “L’alleanza Pd-Azione fa chiarezza sulle forze in campo alle prossime elezioni. A misurarsi con il centrodestra e FdI ci sarà la solita sinistra. Il Pd, la sinistra estrema e Azione, la costola del Pd presieduta dall’europarlamentare eletto nel Pd, Carlo Calenda. Finisce la storiella di Azione partito moderato, alternativo alla sinistra tutta tasse, assistenzialismo e nemica del ceto produttivo” ha sottolineato la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. Chiaro che Meloni gioca la sua partita per diventare la prima forza politica in Italia, sapendo che l’impresa può riuscire solo polarizzando al massimo lo scontro tra FdI e Pd appunto. Ma così facendo corre il rischio, già evidenziato da vari sondaggi, di cannibalizzare Lega e Forza Italia già in difficoltà. E nel Pd si spera che questo accada, perché in caso di forte vittoria di Fratelli d’Italia subito dopo il voto questo porterà alla frattura riaprendo la partita in Parlamento per la formazione del nuovo Governo.


Da parte sua Matteo Salvini è in giro per l’Italia e promette a tutto spiano: “La flat tax al 15%” che oggi interessa “2 milioni di partite Iva” si può “estendere a famiglie e lavoratori indipendenti, come in decine di Paesi al mondo” ha detto. Meloni vuole il presidenzialismo? “Autonomia in cambio del presidenzialismo? Affare fatto. Una Repubblica presidenziale fondata sulle autonomie te la firmo adesso” ha rilanciato Salvini, sperando in questo modo di riacciuffare i tanti voti persi al Nord: “Il tema centrale del programma e dei primi Consigli dei ministri sarà l’autonomia”, ha assicurato Salvini. “Noi ci abbiamo provato per quattro anni ma i no del Pd e dei 5 Stelle sono stati evidentemente forti e fastidiosi… Ora c’è un’occasione più unica che rara con il centrodestra compatto e il progetto di autonomia che hanno scritto a quattro mani Luca Zaia e Attilio Fontana. Io chiederò l’impegno, l’unione e la condivisione di Berlusconi e della Meloni” ha continuato il leghista. E Berlusconi? Pensa agli italiani all’estero, promettendo un ministero tutto per loro.

Per quanto riguarda il M5S Giuseppe Conte cerca in tutti i modi di trovare una scusa per il disastro annunciato. Promette battaglia totale forte della purezza ritrovata, ma bisognerà vedere se basterà a convincere gli elettori. E comunque, ha sottolineato Conte “c’è chi presenta nuovi simboli, chi fonda nuovi partiti, sposa nuove bandiere, chi da un giorno all’altro cestina principi e valori professati per anni. Chi sta negoziando la medesima poltrona ma con nuovi colori. Ma poi ci siete voi. Cittadini iscritti dalla prima ora e cittadini che si avvicinano adesso al Movimento 5 Stelle. State affollando palazzetti, sale riunioni, vi ritrovate a confrontarvi anche sul web per sostenere l’azione politica del Movimento. Siete migliaia. Sottraete tempo alle famiglie, alle meritate vacanze per discutere, per programmare un rinnovato impegno, per ‘esserci’. Grazie per questo entusiasmo, ci aspetta una campagna contro tutto e tutti”. Auguri. Ma subito dopo l’accordo tra Letta e Calenda, l’avvocato del popolo è passato al veleno: “Finalmente è finita la telenovela Letta-Calenda: in bocca al lupo alla nuova ammucchiata che va dalla Gelmini dei tagli alla scuola al Pd, passando per Calenda, che non ha mai messo il naso fuori da una Ztl. Si riconoscono nell’agenda Draghi'” ha detto, spiegando che del “salario minimo legale, la lotta all’inquinamento e alla precarietà giovanile ce ne occuperemo noi”. Senza spiegare però che dall’opposizione, con un Centrodestra al Governo, si potrà fare poco o niente.

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