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Il neurologo: “La nuova variante Centaurus causa problemi cognitivi”

Il professor Giancarlo Zito: "Questa variante può provocare annebbiamento del pensiero ma ha una ridotta capacità di indurre effetti collaterali gravi"

Pubblicato:02-08-2022 17:03
Ultimo aggiornamento:02-08-2022 17:03

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ROMA – “La nuova variante del Covid, la Centaurus, è caratterizzata da una particolare capacità di diffusione e da una ridotta capacità di indurre effetti collaterali gravi, oltre a dare problematiche di ordine cognitivo“. Lo spiega alla Dire il professor Giancarlo Zito, neurologo dell’Irccs San Raffaele Pisana di Roma.

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L’esperto sottolinea che “fino ad ora queste problematiche hanno per lo più riguardato la coda dell’infezione da Covid, più nota come ‘Long Covid Sindrome’, un po’ dovuta a cause non ben chiarite ma caratterizzate da un annebbiamento del pensiero, che può presentarsi anche a distanza di molto tempo”. Questo, stando ai dati epidemiologici al momento disponibili, non è però ancora sufficiente per porre un allarme specifico sul sistema cognitivo dopo l’infezione da questa variante. “Probabilmente nelle stagioni che seguiranno, con un fisiologico incremento del picco, il quadro si delineerà in maniera più chiara”, osserva il neurologo.


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“CON IL COVID LIEVE AUMENTO INCIDENZA SINDROME GUILLAIN BARRÉ”

“L’incidenza generale della sindrome di Guillain Barré con il Covid è solo lievemente incrementata. Parliamo di uno o due casi su 100mila abitanti, un quadro che fortunatamente rimane abbastanza contenuto”. Il professor Zio sottolinea che “il Covid, infatti, può aver determinato un aumento di tale sindrome nella misura in cui si è trattato di un’affezione virale che ha colpito le vie respiratorie. Quindi in questo senso alcuni soggetti predisposti possono aver più facilmente contratto la sindrome di Guillain Barré, ma possiamo affermare che non si è assistito ad una esplosione dell’incidenza o ad un qualcosa che possa essere proporzionale invece ai numeri che hanno altresì caratterizzato il Covid a livello di pandemia globale”.

Il neurologo tiene poi a informare come da parte degli organi competenti non ci siano raccomandazioni specifiche sulla astensione dal vaccino qualora si abbia avuto la sindrome di Guillain Barré. “Non si è verificato un alert, un allarme specifico in tal senso. L’astensione della vaccinazione dal Covid espone al Covid stesso e non riduce comunque il rischio di avere una sindrome di Guillain Barré rispetto alla popolazione generale. Se ho avuto una sindrome di Guillain Barré in passato non mi posso ritenere immune come se invece ho avuto il Covid, perché l’espressione clinica del Covid può essere considerata al pari di una vaccinazione”.

“Chi, ad esempio, si sta approssimando a fare la quarta dose perché rientra nella popolazione ultra 65enne o comunque fragile ed esposta al rischio di una reinfezione da Covid e contrae il Covid può non fare la quarta vaccinazione – prosegue il neurologo – perché, di fatto, l’infezione da Covid ha in qualche modo riattivato il suo sistema immunitario. E questo è qualcosa che riguarda esclusivamente il Covid. Viceversa, la possibilità di avere la sindrome di Guillain Barré nella vita rimane bassa ma comunque costante, indipendentemente dalle vaccinazioni per il Covid”.

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Il medico rende poi noto che “queste cross-reattività che si possono essere manifestate dopo la vaccinazione, in realtà non sono identificabili in maniera univoca né come una conseguenza al vaccino, di qualunque tipo si tratti, né tantomeno ad una affezione del sistema immunitario indotta dal vaccino che poi possa aver determinato l’aumento dell’incidenza di Guillain Barré”. Recentemente l’Agenzia italiana del farmaco ha fornito un report sull’incidenza degli effetti collaterali a livello globale e nazionale. “A fronte di circa 138 milioni di dosi di vaccino somministrate, l’incidenza degli effetti collaterali, inclusa la sindrome di Guillain Barré, è rimasta in ogni caso estremamente bassa“, conclude Zito.

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