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Omicidio Civitanova, lo psichiatra: “Attenzione, il disturbo bipolare non è una patologia ‘killer”

Intervista a Enrico Zanalda, co-presidente della Società italiana di psichiatria: "Non tutte le persone con disturbo bipolare sono violente. Bisogna analizzare il carattere e la personalità del soggetto"

Pubblicato:02-08-2022 16:14
Ultimo aggiornamento:02-08-2022 16:14

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ROMA – “Il disturbo bipolare non deve passare come patologia ‘killer’. Quello che mi dispiace è che si associ questa patologia psichiatrica alla violenza e alla pericolosità. Un’associazione che può esserci in alcuni casi, ma ricordiamoci che ci sono persone che reagiscono male anche senza che ci sia alcuna patologia in atto. Non vorrei che, per questa associazione che viene fatta, le persone che sono in trattamento per disturbo bipolare, e non sono a rischio di esplosioni violente, si sentano etichettate”. Raggiunto dalla Dire per commentare l’episodio di violenza in cui ha perso la vita Alika Ogorchukwu, l’ambulante nigeriano picchiato a morte da un uomo affetto da disturbo bipolare, Enrico Zanalda, direttore del Dipartimento di salute mentale Asl Torino 3, co-presidente della Società italiana di psichiatria e presidente della Società italiana di psichiatria forense, tiene prima di tutto a mettere in guardia da banalizzazioni e semplificazioni.

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“Mi spiace che venga associato il disturbo all’avveninento, che magari nello specifico sono davvero correlati -ribadisce lo psichiatra – però bisogna sempre valutare bene la situazione specifica di quella persona in quel momento. Nel caso dell’aggressione all’ambulante, sarà la perizia a stabilire se un’esplosione di violenza così selvaggia sia stata in relazione alla patologia o meno. Oltre alla patologia – chiarisce Zanalda – bisogna analizzare il carattere, la personalità del soggetto, magari dirompente, perché le patologie vanno a intersecarsi sulla personalità e sulla storia del soggetto. Ci sono tanti fattori che arrivano a determinare il comportamento”.


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Il direttore del Dipartimento di salute mentale della Asl Torino 3 tiene ancora a ricordare che “fuori dalle discoteche e in tanti altri contesti si sono verificati fatti violenti che hanno avuto per protagoniste persone che non avevano alcun disturbo mentale”. Per questo, torna a ripetere, “mi dispiacerebbe che chi è affetto da disturbo bipolare si sentisse etichettato come persona pericolosa e violenta, perché la patologia può essere presente o meno, essere influente o meno sul comportamento, ma non tutte le persone con disturbo bipolare si comportano così e la maggior parte di queste persone sono attente agli altri e a sé stesse, sono miti e si curano”, conclude l’esperto.

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