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I mandanti della strage di Bologna? Bolognesi: “Una nuova era di verità si è aperta”

Quest'anno le celebrazioni per ricordare il 2 agosto 1980 si svolgono a pochi mesi dalla sentenza di primo grado nel processo ai mandanti, l'associazione: "Difficile ora confondere le acque con piste assurde"

Pubblicato:03-08-2022 08:55
Ultimo aggiornamento:03-08-2022 08:55
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di Maurizio Papa, Vania Vorcelli, Andrea Sangermano

BOLOGNA – Dopo la sentenza di primo grado del processo ai mandanti della strage della stazione di Bologna “è difficile confondere le acque con piste assurde”, scandisce il presidente dell’associazione dei familiari delle vittime, Paolo Bolognesi, nel suo intervento a Palazzo D’accursio. “Il 2 agosto è un momento di ricordo e memoria, ma oltre alla memoria ci vuole la conoscenza. È bene che non ci si limiti alla memoria”, ammonisce Bolognesi.


“Finalmente il processo ai mandanti con la sentenza di primo grado è arrivata una svolta importante, che ha confermato le nostre intuizioni: la strage è stata organizzata e finanziata dai vertici della Loggia P2, é stata protetta dai servizi segreti deviati ed eseguita da mano fascista. Difficile ora confondere le acque con piste assurde”, conclude.


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“UNA NUOVA ERA DI VERITÀ SI È APERTA”

Dal palco di piazza Medaglie d’oro, poi, Bolognesi dirà che con i processi in corso “una nuova area di verità si è aperta”, ripercorrendo gli sviluppi che hanno portato alle condanne di primo grado nel procedimento contro i mandanti. “Una verità che racconta di un fenomeno criminale sistemico ratificato e costante volto a condizionare la libertà e la democrazia. Non si tratta solo di storia passata, ma di attualità. Gli ultimi depistaggi sono stati commessi nel 2019″, ricorda.

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BOLOGNESI: “VALE ANCORA LA PENA DI LOTTARE, SIAMO SOLO ALL’INIZIO”

La ricostruzione della verità sulla Strage di Bologna e sugli altri crimini dell’eversione nera grazie ai processi in corso che stanno facendo luce su reti, protezioni e depistaggi, “si ricompone”. Per il presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della bomba alla stazione di Bologna, Paolo Bolognesi, è solo l’inizio. “Quanto emerso è solo l’inizio per uscire dalle logiche di ricatto che hanno condizionato e ancora condizionano la nostra vita democratica. Siamo solo all’inizio“, ribadisce dal palco di piazza Medaglie d’oro dove, oggi, ancora una volta, è risuonato il triplice fischio del treno che ricorda le 85 vittime e i 200 feriti dell’attentato fascista. “Sono passati 42 anni e siamo solo all’inizio. Questa frase può sembrare una sconfitta, ma non lo è. Se la posta in gioco è la ricostruzione di un Paese che possa finalmente essere davvero libero, democratico e trasparente, vale ancora la pena di lottare“, dice Bolognesi raccogliendo gli applausi delle persone venute in piazza a ricordare.


“Per noi familiari delle vittime fare la propria parte significa continuare a perseguire giustizia e verità. L’unico modo per convivere con il lutto è trovare pace nella giustizia. Come fare la propria parte, ce lo avete insegnato per primi voi: 42 anni fa molti di voi sono rientrati dalle ferie per prestare soccorso; alcuni scavando con le mani tra le macerie ci hanno salvato la vita; tutti voi, stando ogni anno qui al nostro fianco, date forza e aggiungete valore al nostro impegno”, prosegue Bolognesi. “Facendo la propria parte, un’azione alla volta, una scelta alla volta, si può cambiare il mondo. Di fronte a questa splendida piazza viene da dire che facendo la propria parte, se anche tutto sembrerà difficile, nulla sarà davvero impossibile”, conclude.

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BOLOGNESI: “AVEVAMO RAGIONE, IL PROCESSO LO HA DIMOSTRATO”

“Avevamo ragione, la nostra associazione, i suoi collaboratori e i nostri avvocati hanno dimostrato che avevamo ragione”. Sono parole liberatorie quelle pronunciate dal presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage del 2 Agosto, Paolo Bolognesi, che dal palco di piazza Medaglie d’oro, aspettando il triplice fischio della locomotiva che ricorda morti e feriti della bomba alla stazione, ha rivendicato l’esito del processo ai mandanti, che conferma il quadro criminale e politico in cui è maturato ed è stato portato a compimento dell’attentato. Avevano “ragione” i familiari quando richiamavano l’attenzione sull’eversione di destra, sul ruolo della P2, sui depistaggi, mentre molti accreditavano la pista palestinese o quell’estremismo tedesco(“uno stillicidio di varianti che ogni anno vengono sempre riproposte fino alla vigilia di questo anniversario”).

“Il processo ai mandanti della strage di Bologna per molti potenti non si doveva fare. La Procura di Bologna voleva archiviare tutto il carteggio e le memorie presentate dall’associazione delle vittime senza sviluppare nessuna indagine, ma la Procura Generale di Bologna ha scelto di avocare l’indagine e di fare così la propria parte, colmando enormi e macroscopiche lacune”, scandisce Bolognesi.
La Procura generale “ha avocato a sé l’indagine, ha istruito un processo da più parti ostacolato, e il processo è arrivato a una sentenza e a risultati impensabili fino a pochissimi anni fa”, riconosce il presidente dell’associazione delle vittime, elencando tutti quelli che hanno fatto la propria parte, la Guardia di Finanza e la Digos che hanno fanno le indagini, l’avvocato dell’associazione, Andrea Speranzoni, i familiari di Paolo Bellini che sono andati “in aula a dire la verità, mettendo in discussione la loro vita” per smontare l’alibi della Primula nera. “E hanno scelto di fare la propria parte i magistrati giudicanti dell’ultimo processo sulla strage del 2 agosto, che hanno deciso di raccogliere l’eredità morale ed il lavoro investigativo di magistrati come Vittorio Occorsio, Mario Amato, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, arrivando a una sentenza storica, che indica la strage come il risultato di un gruppo occulto di potere, che risale alla P2: lì si annida la spiegazione dei vincoli tra chi l’ha eseguita e chi l’ha coperta”, prosegue Bolognesi.

“Una strage è un atto di guerra rivolto contro i propri cittadini. E in guerra, come ci ricordano le terribili immagini provenienti oggi dall’Ucraina, si usano le persone come carne da macello: 85 morti e 200 feriti. Un’ecatombe. Quella del 2 agosto 1980 è stata la più efferata strage in tempo di pace dell’Italia repubblicana”, aveva esordito il presidente.

BOLOGNESI FIDUCIOSO: “SI PUÒ ANDARE LONTANO…”

“Con il reato di depistaggio si può andare molto lontano, volendo”. A dirlo è Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna, questa mattina al termine delle commemorazioni nell’anniversario del 2 agosto 1980. Bolognesi fa riferimento al processo ai mandanti, che si è chiuso in primo grado nell’aprile scorso e dal quale l’associazione si aspetta ulteriori sviluppi in futuro. “Le documentazioni che sono venute fuori hanno grandi prospettive– è ottimista Bolognesi- non solo per Bologna ma anche per altri processi. Ad esempio per l’omicidio Mattarella e addirittura per il caso Moro, perchè Catracchia (ex amministratore di alcuni immobili di via Gradoli a Roma, condannato a quattro anni dalla Corte d’assise di Bologna, ndr) ha dato le sedi sia alle Brigate Rosse sia ai Nar”.
Secondo Bolognesi, del resto, “con il reato di depistaggio si può andare molto lontano, volendo. E già qui si sono fatti passi notevoli. La Procura generale ha fatto un’indagine strepitosa, però dobbiamo anche tenere conto che la Procura voleva affossare tutto. Abbiamo dovuto litigare”, ricorda il portavoce dei familiari delle vittime. Che poi aggiunge: “Stiamo anche ringiovanendo l’associazione, proprio per fare in modo di durare ancora un altro po’”.


LEPORE: STRAGE FU ORDITA DA DESTRA, VERITÀ SIA PATRIMONIO COMUNE

Il percorso verso la piena verità sulla strage del 2 agosto potrebbe essere interrotto dal possibile insediamento di un Governo di centrodestra? “Credo che dovrebbe essere patrimonio comune quello che dice la sentenza di un Tribunale della Repubblica, cioè che i vertici della loggia massonica P2 finanziarono e ordirono insieme a tutte le realtà dell’estremismo di destra e fascista la strage”, afferma il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, a margine delle cerimonie per il 42esimo anniversario dell’attentato alla stazione del 1980.

“Quel giorno, lo dice la sentenza del Tribunale, erano presenti tutte le sigle del’estremismo di destra del Paese- aggiunge il primo cittadino- e credo che questa verità debba essere patrimonio comune e che nessuno debba più temere per la propria vita a seguito di quello che è successo“.

LEPORE: “IN PIAZZA FINO A CHE NON SAPREMO TUTTI NOMI”

Dal palco di piazza Medaglie d’oro, poi Lepore dice: “Scendiamo piazza ancora dopo 42 anni e ancora continueremo a venire fino a quando la Repubblica italiana non avrà riconosciuto nei Tribunali i nomi di tutti i responsabili, tutti i mandanti, tutti i fiancheggiatori della strage. Fino a quando la storia del nostro Paese così tradito e vilipeso non sarà riscattata”. Lo afferma il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, durante la cerimonia che si è svolta davanti alla stazione per ricordare la strage del 2 agosto 1980.
Dal palco Lepore richiama quanto già letto in Tribunale come testimone nel processo ai mandanti. Si tratta delle parole che il suo predecessore Renato Zangheri pronunciò nel 1974 dopo la strage dell’Italicus: “Il fascismo è il cieco odio per la libertà delle persone, per la libera competizione delle idee, per l’avanzamento dei lavoratori”, disse Zangheri, aggiungendo che “i figli dei carnefici di Marzabotto sono tornati a colpire con la stessa disumana ferocia”.

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Lepore ripete le stesse parole e sottolinea: “Noi abbiamo le nostre cicatrici. Abbiamo i nostri morti. Ce lo ricorda questo orologio fermo alle 10.25” e cioè all’ora in cui esplose la bomba del 2 agosto. Ma Lepore cita anche la strage di Ustica, la banda della Uno bianca, gli operai delle Ogr morti d’amianto e i caduti partigiani ricordati dal sacrario di piazza Nettuno. Di tutto questo si occuperà il Polo della memoria che nascerà proprio nell’area della stazione: “Ne faremo un centro culturale tra i più importanti del paese. Riuniremo archivi e istituti di cultura. Dalla memoria lavoreremo per raccontare cosa è stata Bologna per l’Italia nel ‘900 e cosa può essere l’Italia di domani. Perché non c’è futuro senza memoria”, afferma Lepore.


BONACCINI: QUALUNQUE SIA GOVERNO, SOSTENGA VERITÀ

“Al di là delle nostre appartenenze, ogni Governo deve rappresentare tutti noi dal punto di vista istituzionale” per cui “qualsiasi Governo ci sarà chiediamo sostegno e tutto quello che serve per arrivare alla piena verità“. Lo dichiara il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, riprendendo l’appello di Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna, nel giorno del 42esimo anniversario della bomba che nel 1980 provocò 85 morti e 200 feriti.

A Bologna si è da poco concluso il primo grado del processo ai mandanti e questo rappresenta “un passo in avanti non banale- afferma Bonaccini a margine della cerimonia in Comune- ma dobbiamo arrivare fino in fondo, siamo qui come ogni anno al fianco dei familiari delle vittime e della loro caparbietà, lo facciamo in nome della verità che Bologna pretende, che l’Emilia-Romagna pretende e che l’Italia deve pretendere. Ci sono state novità importanti e vogliamo arrivare alla piena verità“. In questo, “credo sia stato molto importante il contributo che abbiamo dato con la digitalizzazione degli atti processuali- aggiunge il governatore- che sono un patrimonio importante a disposizione di chiunque e speriamo si proceda sempre di più nella direzione di dare una parola definitiva”.

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