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Il legale di Laura Massaro: “Servizio sociale chieda la revoca del decreto di allontanamento”

"Incomprensibile far passare come interesse del minore un collocamento in casa famiglia contro la sua espressa volontà"

Pubblicato:02-08-2021 13:47
Ultimo aggiornamento:02-08-2021 13:48
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ROMA – “Risulta del tutto inverosimile, inspiegabile e incomprensibile a fronte delle evidenze documentali e delle Vostre stesse valutazioni che vogliate far passare come interesse del minore un collocamento del bambino in casa famiglia con strappo totale dai suoi punti affettivi di riferimento, il tutto contro la sua espressa volontà”. A quanto apprende la Dire in una durissima missiva indirizzata ai Servizi Sociali del X Municipio di Roma, Lorenzo Stipa, legale di Laura Massaro, mamma coraggio che, accusata di alienazione parentale, si è vista togliere la responsabilità genitoriale e il cui figlio undicenne rischia ogni giorno un prelievo forzoso, ha chiesto espressamente al servizio sociale di chiedere al Tribunale per i minorenni di Roma “un’immediata revoca del decreto di allontanamento” emesso a giugno.

La lettera nasce a seguito di due tentativi di accesso all’abitazione per il prelievo del bambino, seguiti al decreto di giugno. Il servizio sociale nella missiva alla signora Massaro parla di visita domiciliare per incontrare il bambino che vive con lei e i nonni. Una visita che il 22 luglio, alle 7.30 e alle 9.30, sarebbe avvenuta con poliziotti, ben 6 agenti, tutrice e pediatra. Nella relazione al Tribunale emerge invece un’altra storia: il servizio sociale parla ‘esplicitamente’ di ‘tentativo di prelevamento’, come già avvenuto il 5 luglio e sempre gli stessi servizi segnalano che nell’ultimo tentativo del 22 luglio i condomini si sono rifiutati di aprire il portone del palazzo. Dal giorno del decreto il bambino vive giorni di terrore.

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Il servizio sociale ha chiesto formalmente al Tribunale di adottare tutti i provvedimenti del caso ‘a tutela del minore’, come scrivono, per il collocamento in una casa famiglia che è stata già individuata. Una conclusione che confliggerebbe, come riferisce il legale e più volte dichiarato dalla mamma coraggio, con quanto attestato dagli stessi servizi sociali nei lunghi 8 anni in cui hanno seguito e relazionato sul caso, anche come affidatari del bambino, rilevando – dagli incontri protetti con il padre agli incontri domiciliari con il bambino – come la signora Massaro fosse una madre idonea e adeguata e come il minore fosse ben seguito e accudito.

Sono stati infatti sempre i servizi sociali a chiedere al Tribunale, a suo tempo, di interrompere gli incontri protetti padre-figlio rilevando il grande stress che procuravano al bambino, anche in virtù della patologia autoimmune di cui soffriva che gli ha lasciato un’ipertensione per cui assume una terapia farmacologica. E proprio il figlio undicenne di Laura Massaro qualche giorno fa ha scritto di suo pugno una lettera alla ministra Cartabia per supplicare di restare a casa con sua mamma e i nonni. Così come in questi mesi tanti sono stati gli appelli anche alla ministra Lamorgese per chiedere lo stop dei prelievi forzosi e le modalità con cui vengono eseguiti. L’ultimo a Roma su un bambino piccolo malato di epilessia, strappato alla mamma e ai nonni che terrorizzati continuano a chiedere aiuto a tutti.

Associazioni e parlamentari lanciano appelli, chiedono a gran voce alla ministra Cartabia di inviare un’ispezione al Tribunale per i minorenni anche alla luce del fatto che il fascicolo processuale del caso Massaro, come altri, è stato già ispezionato ed esaminato dalla Commissione d’inchiesta sul Femminicidio che lo ha considerato uno dei casi in cui la giustizia ha agito secondo la teoria, sconfessata e screditata, dell’alienazione parentale oltre che rilevando la violenza istituzionalizzata subita dalla donna.

La Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia, in più sedi è stato ricordato da associazioni e attivisti e parlamentari impegnati su questo fronte, stabilisce il superiore interesse dei minori, il diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo, la non discriminazione e il diritto all’ascolto. La Convenzione è stata ratificata dall’Italia con la legge 176 del 1991, garantendo a tutti i minorenni presenti sul territorio dello Stato italiano gli stessi diritti. 

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