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Quarant’anni fa la bomba del 2 agosto: 85 morti e 200 feriti, Bologna non dimentica. Mattarella: “Serve piena verità”

La bomba esplose in stazione alle 10.25: tuttora resta l'attentato terroristico più grave commesso in Italia. Oggi le cerimonie per non dimenticare, nei giorni scorsi la visita del Presidente Mattarella

Pubblicato:02-08-2020 07:09
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:43
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BOLOGNA – Una bomba alla stazione, esplosa alle 10.25 nella sala d’aspetto della seconda classe. Un sabato mattina d’estate, ai primi d’agosto per di più, che per tanti segnava l’inizio delle vacanze. Un sabato, giorno di partenze per antonomasia. Ci furono 85 morti e 200 feriti nella strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980. La più piccola aveva 3 anni e si chiamava Angela Fresu, il più anziano era Antonio Montanari, 86 anni. La bomba, composta da 23 chilogrammi di esplosivo, fece crollare un tratto di edificio lungo 50 metri, l’onda d’urto investì il treno Ancona-Chiasso fermo sul primo binario e distrusse il parcheggio dei taxi davanti alla stazione. Da quel giorno sono passati 40 anni e oggi, come ogni anno, “Bologna non dimentica” (come cita lo striscione che puntualmente apre il corteo che da piazza Maggiore raggiunge la stazione, corteo che quest’anno non ci sarà per le misure legate al coronavirus) e la città celebra la memoria di quella strage scendendo in piazza.

Al posto del corteo delle persone, in via Indipendenza sfilerà anche quest’anno l’autobus di linea 37, che quel giorno venne utilizzato per trasportare i feriti e poi anche i corpi delle vittime, nascosti alla vista dai lenzuoli bianchi attaccati sui finestrini, tanto da diventare uno dei simboli della strage. Insieme all’orologio della stazione, che si ruppe e si fermò per sempre. Fu sostituito, ma per scelta venne lasciato fermo alle 10.25, orario dell’esplosione della bomba.  

In occasione dell’anniversario dei 40 anni, nei giorni scorsi il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è venuto in città per rendere omaggio alle vittime della strage di Bologna e a quelle della strage di Ustica. Nessun Presidente era più tornato a Bologna dopo Sandro Pertini, che venne a Bologna nel 1980 subito dopo l’attentato.


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MATTARELLA: EFFERATO GESTO TERRORISTICO, SERVE PIENA VERITÀ

“In occasione del quarantesimo anniversario della strage della stazione, che provocò ottantacinque morti e oltre duecento feriti, desidero – a distanza di pochi giorni dalla mia visita a Bologna e dall’incontro nel luogo dell’attentato – riaffermare la vicinanza, la solidarietà e la partecipazione al dolore dei familiari delle vittime e alla città di Bologna, così gravemente colpiti dall’efferato e criminale gesto terroristico. Riaffermando, al contempo, il dovere della memoria, l’esigenza di piena verità e giustizia e la necessità di una instancabile opera di difesa dei principi di libertà e democrazia”. Cosi’ il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

CONTE: SQUARCIARE DEFINITIVAMENTE VELO CHE SEPARA DA VERITÀ

“Quarant’anni anni dalla strage di Bologna. Siamo al fianco dei familiari, di chi crede nello Stato, dei magistrati impegnati a squarciare definitivamente il velo che ci separa dalla verità. Lo dobbiamo alle 85 vittime innocenti, lo dobbiamo a noi stessi”. Lo scrive su Twitter il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.

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“ORGANIZZATA DALLA P2, PROTETTA DAI SERVIZI SEGRETI”

“La strage- recita quest’anno il manifesto- è stata organizzata dai vertici della loggia massonica P2, protetta dai vertici dei servizi segreti italiani, eseguita da terroristi fascisti“.

La scelta di un manifesto così netto come quello voluto dai famigliari delle vittime per il 40esimo anniversario del 2 agosto 1980, con tanto di riferimento alla P2 e ai servizi segreti, si appoggia sull’esito dell’inchiesta della Procura generale di Bologna sui mandanti della strage. Una “indagine soddisfacente, meticolosa, non ancora conclusa perchè c’è un secondo filone in corso, ma che credo dia al puzzle della strage del 2 agosto dei pezzi fondamentali che fino ad oggi mancavano”, spiega il legale dell’associazione famigliari delle vittime, Andrea Speranzoni, presente accanto al presidente dell’associazione dei famigliari Paolo Bolognesi all’incontro con la stampa tenuto oggi a villa Toschi.

I faldoni dell’inchiesta, sfociata per ora nella richiesta di rinvio a giudizio per Paolo Bellini, ex Avanguardia nazionale, che avrebbe agito in concorso con Licio Gelli e altri, “ci forniscono un quadro esplicativo del finanziamento e dell’organizzazione della strage”, dice l’avvocato dei famigliari, che cita in particolare gli incroci con il crac dell’ex Banco Ambrosiano. “Siamo di fronte ad atti che nella loro oggettiva portata- afferma ancora Speranzoni- ci raccontano una parte che mancava sul 2 agosto 1990, quella dei finanziamenti”.

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