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Covid, in Italia sei milioni di bambini esposti alla variante delta

Guarino: "L'unica cosa da fare, contro questa e altre varianti che arriveranno è vaccinare i ragazzi dai 12 anni in su e tutti gli adulti vaccinabili"

Pubblicato:02-07-2021 16:44
Ultimo aggiornamento:02-07-2021 16:44

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ROMA – “Non abbiamo dati per dire che i bambini sono più soggetti alla variante delta, se non per il fatto che sono più esposti perché non vaccinati. L’unica cosa da fare, contro questa e altre varianti che arriveranno è vaccinare i ragazzi dai 12 anni in su e tutti gli adulti vaccinabili“. È una posizione chiara e netta quella di Alfredo Guarino, ordinario di Pediatria all’università Federico II di Napoli (Unina) e direttore dell’hub Covid pediatrico nell’omonima azienda universitaria-ospedaliera. Interpellato dalla Dire il professore Guarino, che è anche direttore della scuola di specializzazione in Pediatria e che nell’hub regionale durante la pandemia ha formato diversi specialisti, precisa subito che “i dati sul rapporto tra variante delta e giovanissimi non sono chiari e bisogna distinguere tra bambini e adolescenti: un adolescente può essere protetto con il vaccino, autorizzato dai 12 anni in su, mentre un bambino no. Resta un buco nero sui bambini fino a 12 anni, nel mondo e non solo in Italia– aggiunge- il che li rende una coorte a rischio. Sono infatti 6 milioni i bambini nel nostro Paese che non potranno essere vaccinati fin quando non è autorizzato un farmaco per loro. Peraltro, un bambino non è così contenibile dal punto di vista del contagio, né con la mascherina né per le sue attività sociali. Fortunatamente i piccoli sono meno malati degli adulti, ma 30 decessi per Covid, tra i minori in un anno, sono più di quelli che fa una malattia rara“.

Il professore si è occupato di circa 200 bambini ricoverati durante la fase emergenziale dell’epidemia, spiega anche che “la variante delta in Pediatria sembra meno aggressiva ma bisogna accertare questa ipotesi con nuovi dati”. Su un dato però arriverà a breve la pubblicazione in una rivista scientifica del gruppo di lavoro di Guarino: “Abbiamo condotto uno studio con l’università di Napoli in cui riportiamo che circa una dozzina di mamme negative al Covid ma con bambini, neonati, positivi, hanno convissuto in isolamento in ospedale con i propri figli e non si sono contagiate“.

Ovviamente non si tratta della ‘variante san Gennaro’, come la chiama Guarino, che ci scherza su, ma “di un’ipotesi su più livelli e su cui pubblicheremo un secondo studio. Le mamme, innanzitutto, sono state esposte solo al bambino e a nessun’altra fonte di infezione, questo può condurci a valutare la carica virale a cui sono state sottoposte. I bambini, infatti, possono aver avuto una carica virale bassa, che nell’ambiente di isolamento, una grande stanza di circa 15 metri quadri e con mamme che in diversi casi hanno indossato la mascherina, potrebbe darci motivo di credere che l’epidemia ha colpito duro laddove siamo stati sottoposti ad alte cariche virali e non da una sola fonte“, sottolinea Guarino. Infatti, “il caso degli ospedali di Bergamo e Pavia, con i primi focolai divampati nei nosocomi, lo dimostrano chiaramente. I colleghi dei due ospedali ci hanno spiegato i numeri e la progressione del contagio”.


In ogni caso, con la variante delta le cariche virali potrebbero cambiare, spiega ancora Guarino: “Abbiamo chiesto in queste ore il sequenziamento del tampone per un bambino di tre anni ricoverato da noi che ha già avuto il Covid tre mesi fa ma si è reinfettato ed è ora con una polmonite. La delta non dovrebbe essere grave ma se si riammalano i bambini già ammalati, c’è da indagare se possano sviluppare la MIS-C, ovvero la sindrome infiammatoria multi-sistemica. Si tratta della tempesta citochimica degli adulti, riscontrata però nei bambini e a distanza di settimane dall’infezione. Con questa sindrome- conclude Guarino- il 2% dei bambini muoiono. Quindi la variante delta significa: correte a vaccinarvi”.

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