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Proteste e morti in Etiopia, il blogger Hailu: “Tv istigano violenza, sfidano Nobel pace”

A parlare della situazione in Etiopia- dove in due giorni di cortei il numero di morti salito ad almeno 80- è Befeqadu Hailu Techanie, ex prigioniero politico, scrittore e blogger

Pubblicato:02-07-2020 12:11
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:35

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ROMA – “Diverse tv stanno soffiando sul fuoco e istigando alla violenza; per il primo ministro Abiy Ahmed, già Nobel per la pace, l’assassinio del cantante Hachalu Hundessa e le strumentalizzazioni che ne sono seguite sono la prova più difficile”: a parlare con l’agenzia Dire è Befeqadu Hailu Techanie, ex prigioniero politico, scrittore e blogger etiope.

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L’intervista si tiene al telefono perché, dai primi disordini seguiti all’omicidio lunedì sera, ad Addis Abeba e nella regione circostante dell’Oromia internet è bloccato. “Restiamo sotto stress anche se dopo gli scontri di ieri in città oggi non sono state segnalate violenze gravi” dice Hailu, che si trova nella capitale. Per alcune ore stamane l’attenzione si è spostata ad Ambo, a ovest di Addis Abeba, dove si sono tenuti i funerali di Hundessa, cantante e attivista voce degli oromo, comunità maggioritaria in Etiopia dal punto di vista demografico ma a lungo restata ai margini dei processi decisionali.


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IN DUE GIORNI DI CORTEI ALMENO 80 MORTI

Secondo ufficiali di polizia citati oggi dalla stampa locale, in due giorni di cortei, agguati e scontri di piazza sono rimaste uccise almeno 80 persone. Vincitore nel 2015 del Press Freedom Award, assegnato dal Committee to Protect Journalists a lui e al suo collettivo Zone 9 Bloggers prima che Abiy Ahmed avviasse riforme e liberalizzazioni, Hailu dice che questi giorni sono attraversati da un filo rosso. “L’omicidio di Hundessa – sottolinea – è un episodio tragico che ha innescato accuse e strumentalizzazioni politiche nonostante sulle responsabilità reali, vale a dire su esecutori, mandanti e motivazioni, nulla è stato ancora accertato”.

La tesi è che l’assassinio si sia prestato a interpretazioni di comodo da parte di diversi gruppi, di opposizione o comunque interessati a modificare gli equilibri. Secondo Hailu, “ad aggravare la tensione istigando in qualche caso apertamente alla violenza sono emittenti con connotazione regionale e comunitaria, da Tigray Tv, che ha sede nel nord dell’Etiopia, fino a Oromo Media Network, la rete fondata da Jawar Mohamed, ora agli arresti”.

Dopo l’inizio di proteste e disordini, il governo ha adottato misure straordinarie, mobilitando l’esercito. Eseguite decine di arresti, anche di Mohamed, fautore della teoria che pur avendo radici oromo Abiy Ahmed non favorirebbe la regione d’origine, storicamente subordinata a un potere ahmara e tigrino. “L’incarcerazione di esponenti di spicco dell’opposizione è destinata ad alimentare la spinta contro il governo” avverte Hailu. “Per il primo ministro, a ormai due anni dall’intesa per la riconciliazione con l’Eritrea, i rischi sono davvero tanti”.

Nel corso della cerimonia funebre ad Ambo, circa 107 chilometri a ovest di Addis Abeba, il padre di Hundessa ha criticato chi si è opposto alla sepoltura del cantante nella sua città natale invece che nella capitale. “Accusare di questo il governo è ingiusto” ha detto Bonssaa Hundessa, con un riferimento apparente alla posizione di Oromo Media Network e di altri gruppi che hanno coordinato manifestazioni di protesta: “Sarebbe come seppellire anche la verità di Hachalu”.

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