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Anac: “Nella Pubblica amministrazione corrotti anche per 50 euro, in un caso persino un abbacchio”

L'intervento del presidente dell'Anac Francesco Merloni, nella Relazione annuale dell'Autorita' nazionale anticorruzione nella sala della Regina a Montecitorio

Pubblicato:02-07-2020 10:09
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:35

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ROMA – “Desta particolare allarme il fatto che la funzione pubblica sia venduta per molto poco, 2.000 o 3.000 euro, a volte anche per soli 50 o 100 euro”. Lo dice il presidente dell’Anac Francesco Merloni, nella Relazione annuale dell’Autorita’ nazionale anticorruzione nella sala della Regina a Montecitorio, parlando dei fenomeni di corruzione nella Pubblica amministrazione tramite tangenti. “Tra le contropartite più singolari (riscontrate nel 21% dei casi esaminati)- continua il presidente Anac- figurano ristrutturazioni edilizie, riparazioni, trasporto mobili, pasti, pernottamenti e buoni benzina. Pensate che in un caso segnalato quest’anno, in cambio di un’informazione riservata è stato persino offerto un abbacchio!”.

CORRUZIONE, ANAC: “ITALIA ANCORA LONTANA DAGLI STANDARD DEI PAESI AVANZATI”

“Secondo l’ultimo rapporto di Transparency International ai significativi progressi degli anni scorsi, si aggiunge l’ulteriore, seppur lieve, avanzamento dell’Italia nel 2019, salita da 52 a 53 punti. Ciò nonostante, siamo ancora a metà classifica, quindi ben lontani dagli standard che merita un paese avanzato come il nostro”. Lo dice il presidente dell’Anac Francesco Merloni nella Relazione annuale dell’Autorita’ nazionale anticorruzione nella sala della Regina a Montecitorio. “L’indice di Transparency- aggiunge Merloni- è certamente utile a registrare il comune sentire, la percezione, appunto, del fenomeno, che come si sa è soggettiva e condizionata dalle vicende riportate dalla stampa e dai media. Per conoscere e combattere meglio la corruzione è quindi necessario guardare soprattutto a rilevazioni oggettive.

ANAC: “LA PREVENZIONE NON E’ UN INUTILE AGGRAVIO, NON ABBASSARE LA GUARDIA”

“Vi sono state indubbiamente delle difficoltà a investire sulla prevenzione. Si tratta di attività (e non certo le uniche) per lo più svolte a ‘costo zero’, senza formazione o nuove assunzioni per i noti vincoli di spesa cui è sottoposta la pubblica amministrazione, che inducono molti a giudicare la normativa anticorruzione come un inutile aggravio. L’Autorità ritiene questo giudizio estremamente pericoloso perché diffonde l’idea che la prevenzione è solo adempimento formale”, precisa Merloni nella Relazione annuale dell’Autorita’ nazionale anticorruzione. “Abbassare la guardia- ammonisce il presidente Anac- e alimentare la percezione generale che il problema della corruzione non sia poi così rilevante, soprattutto in un periodo di emergenza come quello che stiamo vivendo” a causa della crisi provocata dal Covid-19 “sarebbe un grave errore e un arretramento rispetto agli importanti passi avanti compiuti”.


ANAC: “CORRUZIONE POLVERIZZATA E MULTIFORME IN TUTTO IL TERRITORIO”

“Da un esame delle informazioni disponibili emerge che il fenomeno corruttivo è piuttosto polverizzato e multiforme, e coinvolge quasi tutte le aree territoriali del Paese”, prosegue presidente dell’Anac Francesco Merloni, spiegando che “l’Anac ha iniziato ad analizzare alcuni dati oggettivi di cui dispone, come quelli tratti dalle comunicazioni che i pubblici ministeri inviano al Presidente dell’Autorità quando esercitano l’azione penale per alcuni reati contro la pubblica amministrazione”. “Il valore della tangente- sottolinea Merloni- è di frequente molto basso e assume sempre di più forme diverse dalla classica dazione di denaro, come l’assunzione di amici e parenti“. Secondo il presidente Anac, “le vicende esaminate dimostrano come sia assolutamente necessario mantenere alta l’attenzione, agendo con tutti gli strumenti possibili, a partire dai doveri di comportamento dei pubblici funzionari”.

IMPRESE, ANAC: “INTERDITTIVE ANTI-MAFIA IN CONTINUO AUMENTO”

“Lo sforzo di analisi, necessario per una migliore comprensione e tipizzazione del fenomeno corruttivo, abbraccia altri ambiti connessi, come quello delle interdittive antimafia, che le Prefetture comunicano all’Autorità per l’inserimento nel Casellario informatico delle imprese. Il trend è in continuo aumento”, spiega Merloni. “Nel 2019- spiega Merloni- sono stati comunicati 633 provvedimenti, contro i 573 del 2018, il 10% in più, e dal 2015 siamo circa a 2.600”.

ANAC: “MAFIA APPROFITTA ANCHE DELL’EMERGENZA COVID”

“Le organizzazioni criminali ricorrono sempre più spesso a sistemi corruttivi per raggiungere i loro scopi, approfittando anche delle situazioni emergenziali come quella in corso” da coronavirus “con effetti devastanti sul sistema economico e sulle imprese sane, già pesantemente colpite dalla crisi”. 

ANAC: “SERVE TAGLIANDO A LEGGE, SENZA TOCCARE CARDINI DELLA CORRUZIONE”

“Ringrazio il Ministro della funzione pubblica per aver voluto istituire la Commissione per la ricognizione e la revisione del sistema normativo, a cui l’ANAC sta partecipando attivamente, trasferendo in quella sede la propria esperienza applicativa, nella prospettiva di un intervento legislativo che porti a correzioni e semplificazioni, ma lasciando immutati i cardini e i principi fondamentali del sistema”, prosegue Francesco Merloni. “La materia- osserva- ha certamente bisogno di un ‘tagliando’, per semplificare la normativa (pervenendo a uno o più testi unici che raccolgano tutte le norme relative all’anticorruzione e alla trasparenza), ma anche per renderla più efficace. L’approccio ‘collaborativo’ è stato lo strumento primario con cui l’Autorità ha operato, nella convinzione che la corruzione si combatte con il coinvolgimento di tutti gli attori preposti. Il rapporto con i nostri interlocutori principali – amministrazioni e responsabili della prevenzione della corruzione – è stato impostato con l’obiettivo di affiancarli nell’attuazione della normativa”.

CORRUZIONE, ANAC: “L’80% DELLE ISTRUTTORIE SUI CONTRATTI PUBBLICI”

Nella lotta alla corruzione da parte delle istituzioni L’Anac “ha fornito supporto soprattutto tramite l’attività regolatoria e consultiva, finalizzata a dare indirizzi interpretativi e applicativi. Molta attenzione è stata dedicata anche alle segnalazioni arrivate da cittadini, dipendenti pubblici, amministrazioni, imprese, associazioni di categoria”, dichiara Francesco Merloni. “Si tratta- spiega- di un canale aperto a chi vuole segnalare illeciti e che rappresenta una fondamentale base conoscitiva di vicende, forme e condotte corruttive. Dalle segnalazioni sono infatti scaturite molte delle istruttorie avviate in questi anni in tutti gli ambiti di competenza dell’Autorità (quasi 36.000, l’80% delle quali relative al settore dei contratti pubblici)”.

ANAC: “QUALITÀ PIANI DI PREVENZIONE PRIMO ANTIDOTO PER PA”

“L’esperienza maturata sui vari fronti ci dice che la maggior parte delle amministrazioni attua la prevenzione della corruzione e non c’è ormai quasi più bisogno delle sanzioni (il numero è estremamente limitato, pari a 33, l’1,3% del totale dei procedimenti avviati, e riguarda i casi di totale assenza del piano anticorruzione). Tuttavia, vi è ancora molto dare fare sulla qualità dei piani; spesso infatti sono state riscontrate carenze, soprattutto la mancanza di misure specifiche calate nella realtà concreta dell’amministrazione”, spiega Merloni nella Relazione annuale dell’Autorita’ nazionale anticorruzione. “Non si è del tutto compreso- aggiunge- che il piano è uno strumento organizzativo in grado di aiutare l’amministrazione ad analizzare i propri processi, per ottimizzarli anche in funzione della prevenzione del rischio corruttivo e per creare un clima interno sfavorevole al suo verificarsi. Prevenzione della corruzione, imparzialità e funzionalità vanno di pari passo. Una buona e ordinata amministrazione, organizzata alla luce dei principi costituzionali e al servizio dei cittadini, è il primo vero antidoto contro la corruzione”.

ANAC: “FUNZIONARI PUBBLICI RISPETTINO DOVERI DI COMPORTAMENTO”

“I piani anticorruzione sono efficaci solo se riescono a incidere su un’altra componente fondamentale della prevenzione: i doveri di comportamento dei pubblici funzionari. L’importanza dei doveri è sancita dalla Carta Costituzionale, secondo cui le funzioni pubbliche sono svolte con imparzialità (art. 97), al servizio esclusivo della Nazione (art. 98) e con disciplina e onore (art. 54). Il Codice di comportamento dei dipendenti pubblici del 2013 ha offerto una prima declinazione di questi principi, prevedendo i doveri – minimi – di diligenza, lealtà, imparzialità e buona condotta, che devono essere integrati dalle singole amministrazioni”, dichiara il presidente dell’Anac Francesco Merloni. “L’Autorità- continua Merloni- ha tuttavia constatato la prassi di riprodurne passivamente le disposizioni, senza alcun adattamento allo specifico contesto. Per comprenderne le ragioni e rilanciare i codici, è stato costituito un gruppo di studio interdisciplinare, che ha elaborato una relazione da cui poi sono scaturite le linee guida approvate lo scorso febbraio . Vanno poi colte le vere potenzialità dei codici, promuovendo l’adesione spontanea ai doveri di comportamento in essi contenuti, non solo per assicurare correttezza e imparzialità nell’agire pubblico, ma soprattutto per l’arricchimento professionale dei dipendenti, perché il vero obiettivo è avere funzionari consapevoli del proprio ruolo al servizio della pubblica amministrazione di oggi e di domani”.

CONFLITTI DI INTERESSE, ANAC: “900 ISTRUTTORIE SU INCARICHI MA SERVONO POTERI”

“Concorre alla politica di prevenzione della corruzione anche la normativa sulle inconferibilità e incompatibilità degli incarichi amministrativi e sulla imparzialità dei pubblici funzionari. In questo campo l’Anac ha dovuto compiere considerevoli sforzi interpretativi sia in sede consultiva che di vigilanza, con quasi 900 istruttorie avviate“. “In tema di imparzialità- spiega Merloni- l’Autorità si è soffermata sulla delicata materia del conflitto di interessi. Al di là delle situazioni trattate con le ipotesi dell’inconferibilità e dell’incompatibilità degli incarichi, per molte altre fattispecie si è potuta svolgere solo una funzione di supporto, non avendo l’ANAC specifici poteri di intervento o sanzionatori, rimettendo alle amministrazioni interessate l’accertamento in concreto del conflitto e la decisione sulle eventuali misure da adottare. L’Autorità ha potuto distinguere le normali situazioni di conflitto ‘occasionale’ (per lo più risolte con la regola generale dell’astensione ex art. 6-bis della legge 241 del 1990, oppure valutando soluzioni organizzative idonee a sterilizzarle) dal conflitto c.d. ‘strutturale’. Quanto alle prime, pur in assenza di specifici poteri di accertamento, si è cercato di rispondere alle numerose richieste delle amministrazioni in sede consultiva e in funzione collaborativa sulle singole situazioni, affrontando la materia anche in via organica”. (

“I conflitti di tipo strutturale, invece- continua Francesco Merloni- richiedono soluzioni più drastiche, che impediscano di accedere o di permanere in carica al funzionario che abbia interessi costantemente in conflitto con quelli pubblici da curare. L’ordinamento ha cominciato ad occuparsi in modo organico dei conflitti per i funzionari professionali (i dirigenti), ma rimane irrisolto il tema delle cariche politiche, soprattutto per i titolari di cariche di governo (più complesso l’intervento sui componenti delle assemblee elettive). Come segnalato dal Presidente Cantone nell’audizione presso la Commissione Affari Costituzionali della Camera dei deputati il 25 giugno dello scorso anno, le correzioni per le cariche di governo, ai diversi livelli di amministrazione, potrebbero prevedere soluzioni analoghe (un calibrato regime di inconferibilità e incompatibilità), attribuendo all’Autorità, vista la sua esperienza consolidata in materia di incarichi dirigenziali, un potere di accertamento di ipotesi di conflitto occasionale e strutturale. Problemi applicativi sono emersi anche sull’innovativo istituto del pantouflage, finalizzato a prevenire i conflitti di interesse c.d. ‘successivi’, ovvero quelli che possono verificarsi nel passaggio di funzionari pubblici al settore privato”. 

“I casi accertati di violazione della norma (art. 53, comma 16-ter, del decreto legislativo 165 del 2001)- continua Francesco Merloni- sono piuttosto limitati, e in molte circostanze non è stata in concreto riscontrata alcuna violazione. Tuttavia, dalle attività di vigilanza svolte sono emerse rilevanti criticità, come ad esempio la mancata identificazione nella norma dell’autorità competente ad accertare la violazione e ad applicare le relative sanzioni. Nell’ambito del contenzioso insorto su una delibera, il Consiglio di Stato, con una pronuncia dello scorso ottobre, ha riconosciuto all’ANAC non solo la competenza ad accertare la fattispecie ma anche i poteri sanzionatori, proprio alla luce del ‘nesso finalistico fra la norma assistita dalla sanzione amministrativa e le funzioni di vigilanza attribuite. Nonostante questo importante chiarimento, rimane indispensabile un intervento del legislatore, come evidenziato dall’Autorità in un atto di segnalazione approvato lo scorso maggio”.

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