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ROMA – “Stracciare gli accordi con la Libia dopo che i governi Renzi e Gentiloni hanno ricostruito una politica estera? Non solo non è il caso, ma non sarebbe davvero una cosa di sinistra”. Tocca a Enzo Amendola, responsabile Esteri del Pd, aprire la riunione dei deputati del partito sul rifinanziamento delle missioni in Libia. È un’assemblea piuttosto nervosa, perché c’è una pattuglia di deputati (Orfini, Migliore, Pini) che non vuole votare la risoluzione del partito: sono contrari al rifinanziamento della missione che prevede collaborazione tra autorità italiane e libiche.
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Amendola esprime “solidarietà” ai deputati saliti a bordo della Sea Watch (ci sono Delrio, Orfini e Faraone), auspicando poi l’applicazione degli accordi con la Libia, non lo stralcio. Obiettivo, spiega, “svuotare i 20 e più campi di detenzioni con rimpatri umani e con i corridoi umanitari. Il tutto attivando l’Unione europea ed evitando così la tragedia degli sbarchi in mare”.
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Lia Quartapelle ha poi ricordato che gli accordi che arrivano oggi in aula alla Camera sono stati già votati per la prima volta nell’agosto del 2017 e riconfermati il 19 dicembre 2018. Per ora, secondo quanto trapela, nei loro interventi Migliore e Orfini hanno ribadito la loro contrarietà alla risoluzione scritta dal partito.
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“È incredibile e inaccettabile che ancora una volta Gentiloni e Minniti si sottraggano a questa discussione in una sede politica. Sono stato presidente del Pd per 5 anni, e tutte le discussioni più laceranti le ho portate in sede di partito. Questa volta non si è fatta nessuna riunione prima di presentare le risoluzioni, nonostante lo abbia chiesto più volte”. Lo ha detto Matteo Orfini, parlando nel corso della riunione del Pd sulla Libia.
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