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Dl Semplificazioni, Lisi (Anorc): “La trasformazione digitale non si realizza con annunci e deroghe”

"Le rivoluzioni frettolose mi fanno paura"

Pubblicato:02-06-2021 14:07
Ultimo aggiornamento:03-06-2021 06:59
Autore:

andrea_lisi
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Di Pietro Battaglia

ROMA – “La digitalizzazione non troverà mai concretezza se si continuerà a perseguire la politica degli annunci, delle proroghe e delle deroghe. Il DL Semplificazioni, licenziato dal Governo e pubblicato in Gazzetta Ufficiale, senza decreti attuativi non potrà avere un impatto pratico sulla vita dei cittadini che si devono rapportare quotidianamente con le amministrazioni pubbliche”. Così Andrea Lisi, presidente di Anorc Professioni, durante il 26° episodio della rubrica ‘Lo ho-BIT’, in compagnia dell’avvocato Sara Ungaro e il dottor Sergio Sette, approfondisce luci e ombre del nuovo DL Semplificazioni appena licenziato dal Governo Draghi.

“Con questo decreto- prosegue Lisi- c’è il rischio di far passare il messaggio per cui per realizzare la semplificazione sia necessario perseguire un approccio semplicistico, che tende a risolversi con la mera nomina di commissari che esercitano poteri sostitutivi per portare a compimento una specifica opera pubblica. Le rivoluzioni frettolose mi fanno paura. Il Codice dell’amministrazione digitale andrebbe totalmente riscritto e ridotto a 10 o 15 articoli contenenti principi generali da rispettare. Così è solo un’accozzaglia indigesta che l’Italia non merita. Lo dico contro i miei interessi, perché più le norme non si capiscono e più c’è bisogno di una complessa analisi interpretativa per riuscire a fare qualcosa”.


Per Sarah Ungaro, vicepresidente di Anorc Professioni, “il nuovo decreto oltre ad avere molte ombre ha anche delle luci. Faccio riferimento, in particolare, agli interventi previsti in materia di scambi di dati e informazioni da una pubblica amministrazione all’altra. Tuttavia, questo provvedimento avrebbe dovuto potenziare il ruolo dell’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) che secondo il nuovo decreto avrà un potere di comminare sanzioni per le violazioni degli obblighi di transizione digitale, diventando un’autorità amministrativa indipendente a tutti gli effetti, ma di fatto non vengono previste risorse in grado di supportare questa scelta. L’AgID ha bisogno di nuovo personale, di risorse finanziarie e non esclusivamente di poteri sanzionatori. Le rivoluzioni senza fondi adeguati difficilmente si realizzano. Si rischia, dunque, di fare annunci per poi mantenere tutto come prima”.

Per chiudere il quadro delle analisi, ecco le dichiarazioni di Sergio Sette, It & Digital Transformation Manager: “Il decreto è ancora in divenire. Mancano i decreti attuativi e non sono state previste alcune infrastrutture decisive per velocizzare il processo di digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni. Semplificazione significa rendere i sistemi implementabili e fruibili dal cittadino. In Italia, poi, ci si è sempre concentrati sul rinnovare i modelli di front-office, piuttosto che risolvere le complessità di gestione interne del back-office delle pubbliche amministrazioni”.

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