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Truffe sugli spettacoli culturali a Palermo, ai domiciliari ex consigliere comunale e un artista

Il sindaco Leoluca Orlando dichiara che il Comune si costituirà parte civile nell'inchiesta 'Cala il sipario'

Pubblicato:02-05-2022 11:33
Ultimo aggiornamento:02-05-2022 11:33
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PALERMO – Truffe ai danni dello Stato e falsi in atti pubblici. Queste le accuse contestate dal gip del Tribunale di Palermo e un ex consigliere comunale del capoluogo siciliano e a un artista, che sono finiti agli arresti domiciliari nell’ambito di una inchiesta denominata ‘Cala il sipario’. I provvedimenti sono stati eseguiti dalla polizia che con la sezione Anticorruzione della squadra mobile ha portato avanti le indagini coordinate dalla Procura e nate dalla denuncia di un funzionario del Comune: quest’ultimo ha raccontato di “pressioni e intimidazioni” da parte dei due arrestati per favorire associazioni culturali a loro “amiche” che operavano nel mondo teatrale palermitano.

Le indagini si sono avvalse anche di riscontri documentali e accertamenti bancari: sotto la lente d’ingrandimento della Procura l’assegnazione di finanziamenti pubblici per la realizzazione di eventi culturali, teatrali e sociali a Palermo. L’inchiesta analizza soprattutto la manifestazione denominata ‘Palermo città della cultura 2018’: i due, considerati “gestori di fatto” di alcune associazioni culturali e “organizzatori occulti” di progetti, per ottenere la liquidazione del finanziamento da parte della Fondazione Sant’Elia avrebbero presentato una rendicontazione contabile “mendace”, contenente false documentazioni fiscali con costi in realtà “inesistenti” o “palesemente gonfiati” per l’allestimento delle iniziative relative alla manifestazione. Il denaro ricevuto, secondo l’ipotesi accusatoria, sarebbe stato destinato poi a saldare debiti personali o per regalie a parenti e amici.

Lo stesso sistema sarebbe stato usato da entrambi anche nell’organizzazione di un altro progetto svoltosi nel carcere Pagliarelli e destinato ai detenuti e alle loro famiglie: anche in questo caso il rendiconto, preparato per il Comune di Palermo per la liquidazione del finanziamento dell’iniziativa, avrebbe contenuto documenti falsi attestanti costi mai sostenuti. A carico dell’ex consigliere comunale, inoltre, sarebbero emerse “indebite ingerenze nelle procedure amministrative dello Sportello Unico attività produttive del Comune di Palermo”, il Suap.


La storia riguarda sanzioni amministrative, tra cui la decadenza e la revoca nei confronti dei titolari delle licenze comunali dei cosiddetti “servizi pubblici di piazza” (cocchieri, tassisti e motocarrozzette): l’ex consigliere si sarebbe “prodigato” in loro favore con l’obiettivo di “paralizzare” l’adozione di questi provvedimenti. Il sistema ipotizzato dagli inquirenti prevedeva una vera e propria “attività illecita” consistente nell’esibizione al Suap, da parte dei titolari delle licenze, di certificazioni mediche che attestavano false patologie “al fine di garantirsi l’archiviazione dei procedimenti di revoca o decadenza da parte dell’ufficio”.

L’inchiesta vede coinvolte altre 15 persone, indagate a vario titolo per gli stessi reati, tra cui rappresentanti legali e referenti di associazioni attive nel mondo teatrale e culturale palermitano, nonché i titolari delle licenze comunali e alcuni medici del capoluogo siciliano.

INCHIESTA ‘CALA IL SIPARIO’: “COMUNE PARTE CIVILE”

Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, in una nota esprime “apprezzamento per l’attività investigativa svolta dalla squadra mobile” che ha portato a termine l’operazione ‘Cala il Sipario’ ed esprime “fiducia” sul fatto che che “venga accertata ogni eventuale responsabilità”. “Ho dato mandato all’avvocatura comunale di costituirsi parte civile non appena sarà processualmente possibile”, dice il sindaco. 

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