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Bambini e malattia di Kawasaki, Villani: “Non abbiate timore di portare i bimbi in ospedale”

La Società italiana di Pediatria sta realizzando un monitoraggio per comprendere se c’è un aumento dell’incidenza della malattia e se questa può essere collegata al Covid19

Pubblicato:02-05-2020 16:03
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 18:14
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ROMA – Nonostante la pandemia in corso, in caso di sintomi i bambini devono essere portati al Pronto soccorso. In particolare se i sintomi in questione sono quelli della malattia di Kawasaki, i cui casi sembrerebbero essere aumentati in corrispondenza della diffusione di Covid19.

Ne ha parlato, intervistato da Sky, il presidente della Società italiana di Pediatria Alberto Villani.

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“Abbiamo osservato un ritardo nel fare accedere i bambini al Pronto Soccorso per la paura di contrarre il COVID -19 in ambito ospedaliero.  Questo va smentito, i bambini quando hanno un problema possono e devono essere portati in ospedale, ma nella malattia di Kawasaki questo è particolarmente importante perché se la diagnosi viene fatta tempestivamente è possibile praticare la terapia che in quasi tutti i casi riesce a governare la patologia, ma questa deve essere fatta entro 10 giorni dall’esordio”. Se si arriva tardi, infatti, la malattia può fare danni importanti.

I SINTOMI DELLA MALATTIA DI KASWASAKI

Da qui l’invito rivolto ai genitori a contattare il pediatra se si osservano i sintomi, ossia febbre elevata da almeno 5 giorni insieme ad almeno 4 dei 5 seguenti sintomi: congiuntivite non secretiva, comparsa di un linfonodo nell’angolo mandibolare di circa 1 cm e mezzo, macchie sulla pelle ma aspecifiche, comparsa di tumefazione del dorso delle mani, del dorso dei piedi, e poi la cosiddetta “mucosite” (rossore, lingua a fragola).

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Villani ha ribadito che la Società italiana di pediatria sta realizzando un monitoraggio su tutto il territorio nazionale per comprendere se c’è un aumento dell’incidenza della malattia e se questa puo’ essere collegata al COVID-19. La causa per la quale la Kawasaki si instaura non è chiara, da molti anni gli studi sona in corso e la possibilità che a innescarla sia un virus, insieme a componenti genetiche, è allo studio da tantissimo tempo. Infine ha ricordato che i bambini che hanno avuto la Kawsasaki non presentano rischi particolari.

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