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Restauro show e 8mila metri quadri di ponteggi, a Roma rinasce il Mausoleo di Augusto

ROMA - Un'altezza "presunta" di 45 metri per

Pubblicato:02-05-2017 14:52
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:10

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ROMA – Un’altezza “presunta” di 45 metri per 87 metri di diametro. E’ davvero il “più grande monumento funerario circolare del mondo antico” il Mausoleo di Augusto, voluto dall’imperatore per “creare le condizioni utili a determinare la successione dinastica e mantenere il potere”.

Un’opera maestosa caduta però nell’oblio almeno dagli anni Settanta, quando più stringenti misure di sicurezza ne hanno determinato la chiusura.


Usato fino a quel momento in tantissimi modi diversi, uno per tutti come Auditorium che ha visto Paganini esibirsi, il Mausoleo nel 2019 tornerà finalmente aperto al pubblico grazie ai lavori di restauro finanziati con 6 milioni di euro dalla fondazione Tim.

Un cantiere che si preannuncia spettacolare, o “vivo” per dirla con le parole della sindaca Raggi, tra pannelli illustrativi, musica e luci, e numeri degni della grandezza augustea.

E’ il sovrintendente capitolino Claudio Parisi Presicce a raccontare che i tecnici hanno verificato 13mila metri quadrati di murature da restaurare e 800 metri quadrati di superfici da impermeabilizzare. Il tutto, con circa 8mila metri quadrati di ponteggi.



IL MAUSOLEO

“Si tratta di un monumento imponente collocato in un’area che prima era priva di monumenti. Siamo a Campo Marzio- ricorda Presicce- e qui si riuniva l’esercito. Augusto decide di costruire qui il suo Mausoleo in connessione con il Pantheon che era stato eretto da uno dei suoi generali, Agrippa“. Sì, perchè in questo legame Augusto esprime la sua volontà di mettersi in relazione con il Pantheon divino. “E per costruirlo usa il modello più noto del tempo, il monumento funerario di Alessandro Magno, a cui si ispirò”.

Le indagini portate avanti durante il primo lotto dei lavori, iniziato lo scorso 31 ottobre, hanno consentito di accertare il nesso tra il Mausoleo e i monumenti funerari greci.



Tra tutti, “la presenza di anelli concentrici ristretti coperti a volte che determinavano l’accesso tipicamente greco. Pensavamo di avere scoperto tutto della lunga vita di questo monumento- aggiunge Presicce- e invece altre scoperte sono emerse nell’arco dei lavori in corso. Abbiamo trovato una testa femminile velata, una figura imperiale di epoca severiana riconducibile alla moglie di Settimio Severo”.

Il cantiere ha restituito anche altri resti, tutti portati in un altro luogo per essere restaurati e, soprattutto, per liberare il calpestio originale “che va preservato. Per questo- spiega ancora il sovrintendente- abbiamo immaginato di realizzare una copertura sulla struttura per preservare sia le murature che il piano del calpestio”.

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