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Addio a Valentino Parlato, fondatore de ‘il Manifesto’

Fu fondatore e direttore del Manifesto

Pubblicato:02-05-2017 11:01
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 11:10

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ROMA  – E’ morto all’eta di 86 anni Valentino Parlato, giornalista e intellettuale tra i fondatori del ‘Manifesto’, giornale di cui è stato più volte direttore. L’annuncio in piazza Montecitorio da parte di Beppe Giulietti, presidente della Fnsi, nel corso della manifestazione contro il bavaglio in Turchia.

Nato in Libia il 7 febbraio 1931, Parlato venne espulso dal Paese nel 1951 per la sua militanza comunista. Rientrato in Italia, inizia la sua carriera come funzionario del Pci di Agrigento prima, dove collabora con Giorgio Amendola, e come giornalista economico per Rinascita dopo.

Durante la sua militanza conosce Luciana Castellina e Rossana Rossanda, ed è con loro che pone le basi di quella che sarà la sfida più importante della sua vita: la creazione de ‘Il Manifesto‘, un giornale che, nonostante la forte connotazione politica, resti- come disse Luigi Pintor- “un giornale, un giornale, un giornale”.


“PRAGA E’ SOLA”

Concepito come mensile di politica, ‘il Manifesto’ nasce nell’estate del 1969 per dare voce alla componente più “a sinistra” del Pci, vicina a Pietro Ingrao. Diretta da Lucio Magri e da Rossana Rossanda, alla redazione del primo numero, uscito il 23 giugno 1969, Valentino Parlato partecipa insieme a Luigi Pintor, Aldo Natoli,  Luciana Castellina, Lidia Menapace e Ninetta Zandegiacomi. Ma la rottura con il Partito arriva presto.

Nell’agosto del ’69 i carri armati sovietici reprimono con la forza le manifestazioni di protesta esplose in Cecoslovacchia. Il 4 settembre, sulla rivista esce un articolo, scritto da Luigi Pintor ma non firmato, dal titolo “Praga è sola”: l’attacco al silenzio del Pci sulla situazione della Cecoslovacchia è diretto e violento. Immediata la reazione del comitato centrale dei comunisti: il 24 novembre 1969 Parlato è licenziato da Rinascita, e insieme a Natoli, Rossanda e Pintor è radiato dal Pci.

UN COMUNISTA ERETICO

Da quel momento, la biografia di Parlato coincide con quella del Manifesto, che ha diretto per ben 4 volte. Definito un “comunista eretico”, resterà in contatto costante con i ‘compagni’ di sempre- “Con Rossanda ci sentiamo ancora almeno una volta a settimana”, ha dichiarato in un’intervista a La Repubblica lo scorso novembre- e la sua voce nel dibattito della sinistra non è mai venuta meno.

Come tutti i protagonisti di quella stagione, Parlato guardava sgomento alla situazione attuale. Uno sgomento che, come confessato a La Repubblica, lo aveva portato “a tradire per la prima volta la sinistra” votando Virginia Raggi e a guardare con “piacere” all’affermazione di Trump: “almeno scuoterà questa immobilità mortale, e spingerà la sinistra a tornare a sporcarsi le mani“.

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