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Dal 1980 al 2017 in Europa 557 miliardi danni per rischi naturali

Lo stima l'Agenzia europea dell'ambiente nel report 'Science for Disaster Risk Management 2020: acting today, protecting tomorrow': "Andrà peggio, ciò che stiamo sperimentando con la pandemia è una pallida anticipazione"

Pubblicato:02-04-2021 13:37
Ultimo aggiornamento:02-04-2021 13:43
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ROMA – I pericoli naturali rappresentano una grave minaccia per lo sviluppo sostenibile, la stabilità economica e la crescita, la coesione territoriale e la resilienza delle comunità. Sulla base delle stime dell’Agenzia europea dell’ambiente, dal 1980 al 2017 i danni economici dovuti ai soli rischi naturali in Europa “sono stati pari a 557 miliardi di euro, la maggior parte legati a eventi climatici e meteorologici estremi, la cui frequenza e intensità si prevede sia destinata ad aumentare a causa del cambiamento climatico indotto dall’uomo”. Ciò detto, “quello che abbiamo vissuto durante il lockdown, e che stiamo ancora sperimentando è solo una pallida anticipazione degli shock sistemici che il clima e i cambiamenti ambientali a livello globale potrebbero causare e causeranno in futuro”. Così il rapporto ‘Science for Disaster Risk Management 2020: acting today, protecting tomorrow‘, alla sua seconda edizione, nasce dalla collaborazione di oltre 300 esperti nella gestione del rischio di disastri. I futuri miglioramenti nella valutazione del rischio “dovranno essere incentrati su una migliore comprensione delle perdite economiche indirette e delle ripercussioni negative generate dai cosiddetti eventi ‘a lenta insorgenza’ (slow-onset hazards), dai rischi composti e dai rischi a cascata, oltre che sulle perdite causate dalla perturbazione e interruzione delle reti sociali, dei flussi economici e dei servizi ecosistemici”, segnala il rapporto.

Il ‘Green Deal’ europeo e il Next Generation EU “stimoleranno un’enorme mole d’investimenti in tecnologie verdi e innovazione, tracciando la strada per lo sviluppo sostenibile e la neutralità climatica- prosegue il rapporto- Solo avvalendoci di valutazioni multi-rischio affidabili e basate sull’esperienza potremo conciliare la ripresa a breve termine ‘ricostruire meglio’, con uno sviluppo resiliente al clima di medio e di lungo termine”. Gli autori del rapporto ‘Science for Disaster Risk Management 2020: acting today, protecting tomorrow’, di tanti settori e discipline diverse, forniscono informazioni accurate e aggiornate sulle conseguenze che i disastri hanno su alcune delle risorse chiave delle nostre società (popolazione, settori economici, infrastrutture essenziali, ambiente e patrimonio culturale) e su come tali disastri possano essere gestiti. Jaroslav Mysiak, direttore della divisione di ricerca del Centro euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici CMCC ‘Risk assessment and adaptation strategies’ ha contribuito alla realizzazione del rapporto come Coordinating Lead Author (CLA).

“Nel corso degli ultimi decenni, la valutazione del rischio di disastri è notevolmente migliorata”, spiega Mysiak, “grazie ai progressi fatti nel calcolo ad alte prestazioni, alla disponibilità e allo sviluppo di dati topografici e di altri dati spaziali in alta risoluzione, a una nuova generazione di modelli di rischio e di perdite/impatti in caso di disastri, e di dataset su esposizione e vulnerabilità ad alta risoluzione”. Un‘accurata rappresentazione spaziale delle caratteristiche di esposizione e vulnerabilità, come strutture e beni residenziali e industriali, infrastrutture, densità di popolazione e prodotto interno lordo, “rende possibile migliorare le stime e la distribuzione spaziale degli impatti dei disastri- prosegue Mysiak- L’accessibilità a prodotti di osservazione della Terra di altissima qualità, come quelli del programma Copernicus dell’Unione europea, ha aperto la strada a dati coerenti su esposizione e vulnerabilità su scala continentale e globale”


Lo studio ‘Science for Disaster Risk Management 2020: acting today, protecting tomorrow’ parte dall’identificazione dei problemi, per arrivare all’individuazione delle soluzioni e dei migliori approcci d’intervento. “La sua pubblicazione rappresenta una buona occasione per coinvolgere i diversi portatori d’interesse- segnala il CMCC- per identificare ciò che la comunità scientifica ha imparato fino ad ora e per esplorare insieme come mettere in pratica le raccomandazioni proposte”. Il rapporto fornisce una serie di raccomandazioni rivolte a 4 gruppi target in grado di lavorare attivamente per ridurre il rischio di disastri: decisori politici, professionisti, scienziati e cittadini.

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