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Alla Dire la prima giornata del corso di formazione sull’Europa per giovani giornalisti

L’appuntamento è trasmesso in diretta streaming e con notizie live sulle pagine web della Dire

Pubblicato:02-03-2023 09:10
Ultimo aggiornamento:03-03-2023 19:26
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ROMA – Al via oggi nella redazione dell’agenzia di stampa Dire a Roma il corso di formazione sull’Europa rivolto ai giovani giornalisti, content creator e operatori dell’informazione selezionati nei giorni scorsi. A coordinare l’iniziativa, negli spazi di corso d’Italia 38/A, con lezioni, dialoghi, laboratori e prove pratiche, saranno per tre giorni docenti ed esperti di diritto, politica e comunicazione dell’Ue.

I temi al centro del corso, in programma oggi e poi venerdì e sabato dalle 9.30 alle 18.30, vanno dalle istituzioni europee ai valori democratici, dal ruolo del Parlamento Ue al lavoro delle redazioni sull’attualità comunitaria, dai rischi di manipolazione delle notizie alle sfide del fact-checking, decisive oggi e nel prossimo futuro, con le elezioni europee del 2024 alle porte.

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Ad aprire la tre giorni è Francesco Gui, professore di Storia moderna presso l’Università di Roma ‘La Sapienza’, che offrirà spunti e analisi sullo sviluppo e i trattati dell’Unione europea. Giulia Vassallo, professoressa di Storia contemporanea presso l’ateneo Unicusano, parlerà di valori e democrazia proponendo un focus sul Parlamento Ue. Rischi della manipolazione di informazioni e importanza del fact-checking saranno al centro dell’intervento di Marina Castellaneta, professoressa di Diritto internazionale, collaboratrice del quotidiano Sole 24 Ore e blogger sul diritto dell’Ue. Il lavoro delle redazioni sugli affari europei sarà al centro del confronto Alessio Pisanò, direttore di Total Eu, service di produzione audiovisiva con sede a Bruxelles.

GUI (LA SAPIENZA): “UE PIÙ FORTE SE SI METTE VETO A DIRITTO VETO”

“Mettere il veto al diritto di veto” sull’Europa: è la prospettiva suggerita da Francesco Gui, professore di Storia moderna presso l’Università La Sapienza, durante il corso. Al centro del suo intervento il meccanismo decisionale del Consiglio dell’Ue. “In materie come la difesa conferire il diritto di veto a un Paese per esempio come Cipro, che ha metà del proprio territorio controllato dalla Turchia e molti capitali russi, rischia di esporre a condizionamenti e magari a rischi di corruzione”. Secondo il professore, “il veto al veto dovrebbe essere una parola d’ordine per chi crede che l’Unione debba essere una cosa molto seria”. Gui tocca temi di attualità, come l’ipotesi di un allargamento dell’Ue all’Ucraina, coinvolta in un conflitto armato con la Russia. “Se l’Unione dovesse estendersi fino al confine con la Russia con un’adesione dell’Ucraina ci ritroveremmo con un altro diritto di veto” dice il professore. “Sarebbe allora forse un grande marcato, con la Nato responsabile per la sicurezza”.

“ATTENTI A KALININGRAD, NON SIA ‘UCRAINA 2’

Il rapporto fra Unione Europea e Russia ha risvolti molto concreti dal punto di vista territoriale, come testimonia lo status della città di Kaliningrad, che ha dato i natali al filosofo Emmanuel Kant e che “da ideale città della pace sembra piuttosto essere una potenziale Ucraina numero due”, ha spiegato il professore. La peculiare condizione di Kaliningrad, o Konigsberg, in lingua tedesca, enclave russa affacciata sul Mar Baltico a cavallo fra Polonia e Lituania, è solo uno degli aspetti in campo nelle relazione fra Bruxelles e Mosca, uno dei nodi critici dell’attualità alla luce del conflitto in corso in Ucraina.

Il rapporto con la Russia, nella visione di Gui, “è essenziale per la vita stessa delle comunità che sono ora l’Unione Europea”. Secondo il professore, “dopo la caduta del Muro di Berlino queste si sono estese enormemente, e adesso tanto la Nato quanto l’Ue arrivano quasi ai confini della Russia“. E ancora: “Ogni allargamento però cambia gli equilibri e crea non pochi problemi, si per chi crede fermamente nel progetto europeo sia per chi ci crede meno”.

Espandere i confini dell’Ue, infatti, a detta del docente, presidente per la regione Lazio del Movimento federalista europeo e ideatore della rivista EuroStudium 3w, “ha reso più difficile immaginare di procederei in modo ardito sul piano istituzionale”.

“GRANDI VALORI NE SONO ESSENZA E GUIDA”

L’”essenza” dell’Unione Europea e l’elemento che le dà la maggiore forza sono i “grandi valori” che ha affermato nel corso dei decenni e che ne informano l’identità. Il docente, esponente del Movimento federalista europeo, ha illustrato alcune delle criticità insite nel processo di allargamento dell’Ue, che “con l’odierno assetto in cui ogni Paese ha un diritto di veto rischia di essere caotico, anche alla luce della suscettibilità a condizionamenti esterni di alcuni Stati candidati”. Esposti i lati più complessi, ha ragionato ancora Gui, è importante “sottolineare però che l’Unione ha affermato dei grandi valori a cui tutti possono aderire e a cui tutti si devono attenere“.

Valori che sono il risultato di un processo evolutivo dell’organizzazione del potere in Europa, ha spiegato il professore, “un tempo diviso fra quello temporale dell’imperatore e quello del Papa, che dava appunto legittimità ai valori che muovevano la politica”. È fondamentale quindi, ha aggiunto Gui, “non dimenticare la cittadinanza europea e la Carta dei diritti dell’Unione che è stata recepita nella sua identità stessa”. Sul tema il docente ha poi dialogato con i corsisti. Fra i “diritti” condivisi dai cittadini emersi dal momento di confronto, quelli alla libera circolazione fra gli Stati membri, quello a lavorare, ad avviare attività imprenditoriali e alla rappresentanza politica su più livelli.

VASSALLO (UNICUSANO): “CHE IDEA, GLI STATI UNITI D’EUROPA”

L’Europa è un concetto geografico o un’idea fondata sui valori?” A porre la domanda è Giulia Vassallo, professoressa di Storia contemporanea presso l’ateneo Unicusano, durante il corso di formazione Ue per giovani giornalisti al via nella redazione dell’agenzia Dire a Roma. La docente ha citato Turchia e Russia, come riferimenti di confine, al centro del dibattito sull’Europa. “Il processo di adesione di Ankara è cominciato ma non si è mai concluso, per una serie di questioni controverse e di tipo culturale” ha detto Vassallo. “Ci si chiede se Turchia o Russia siano Paesi europei”.

Citato nel suo intervento il Progetto di Unione federale europea, presentato dal politico e diplomatico francese Aristide Briand nel 1930 all’Assemblea della Società delle nazioni. Tra gli altri riferimenti sull’idea e i confini d’Europa le parole dello scrittore francese Victor Hugo, pronunciate in occasione del Congresso della pace a Parigi nel 1849. “Il suo”, ha ricordato Vassallo, “fu un appello per gli Stati Uniti d’Europa, capaci di esseri fautori di pace e cooperazione a livello mondiale”.

“STORIA NE INTERROGA RUOLO E CONFINI”

“La stessa biografia di alcuni padri politici dell’Unione Europea e le loro origini da terre di frontiera, come nei casi di Alcide de Gasperi e Robert Schuman, interroga il concetto di confini. Se ne discute anche in merito alla riformulazione delle regioni: a volte due aree di frontiera si somigliano più di quanto queste facciano con realtà interne ai loro Paesi di appartenenza”. È uno degli spunti evidenziati dalla professoressa di Storia contemporanea.

Il ragionamento sulle frontiere e sull’influenza che questi spazi hanno avuto su figure chiave della storia europea, come De Gasperi, più volte presidente del Consiglio e ministro nel dopo guerra, nativo del Trentino, e Schuman, padre dell’omonima dichiarazione e presidente dell’Assemblea parlementare europea, nato in Alsazia, si è sviluppato nell’ambito di una esposizione sul Manifesto di Ventotene e sulle origini del concetto di federalismo e unione a livello europeo.

Come spiegato da Vassallo, il Manifesto venne redatto da Altiero Spinelli, Eugenio Colorni e Ernesto Rossi, che “si incontrano sull’isola pontina all’inizio del secondo conflitto mondiale, confinati dal regime fascista”. La professoressa ha ricordato: “Queste tre figure misero insieme le loro riflessioni sul federalismo europeo dando vita a una sinergia che ha poi portato alla stesura del Manifesto, la cui prima edizione, nel 1941, fu duramente contestata dagli altri federalisti”.

Le origini dell’Europa unita non sono da declinare solo al maschile, nonostante le personalità citate finora siano tutte uomini, ha sottolineato Vassallo. “Vi siete mai chiesti come hanno fatto le copie del documento a uscire dal confino di Ventotene nel pieno del regime?”, ha incalzato gli studenti la docente. “È stato grazie alle compagne delle persone in esilio, come l’attivista antifascista Ursula Hirschmann, che era la moglie di Colorni”.

L’EUROPA HA MESSO INSIEME MONDI DIVERSI

La costruzione europea come un “processo tutt’altro che statico, che è passato per un cammino di integrazione politica ed economica ma anche culturale”; capace di “mettere insieme mondi e mentalità diverse, come quella degli olandesi, così rivolti verso la dimensione del mare, e quella dei francesi, così legati al continente”. È la prospettiva suggerita da Giulia Vassallo che, in chiusura della prima parte di lavori della giornata, ha spiegato con alcuni esempi come la costruzione dell’identità europea sia in continua evoluzione e attraversata a volte anche da timori e diffidenze. “Anche l’Italia, lo si apprende dai documenti dell’epoca, espresse le sue preoccupazioni quando l’allargamento si estese a Nord, alla Gran Bretagna, all’Irlanda e alla Danimarca” ha detto Vassallo. “Il timore era che l’Unione fosse troppo sbilanciata verso nord”.

ENERGIA. CASTELLANETA (UNIBA): PSICOSI INGIUSTIFICATA SU NORME UE

La “psicosi” sulle norme europee che prevedono un cambiamento della classe energetica degli edifici e la rottamazione delle auto a benzina e diesel “non è giustificata, perché le direttive europee a riguardo sono ancora in iter di approvazione e a oggi queste materie sono disciplinate ancora da regolamenti precedenti”. Un esempio di verifica delle informazioni, e della sua importanza, esposto oggi da Marina Castellaneta, professoressa di Diritto internazionale, durante il corso di formazione Ue. I temi al centro del contributo della docente, che è anche collaboratrice del quotidiano Sole 24 Ore e blogger sul diritto dell’Ue, sono i rischi della manipolazione di informazioni e l’importanza del fact-checking.

Castellaneta prende spunto dalle notizie di attualità sui cambiamenti in materia di consumi energetici di automobili ed edifici che l’Ue sta gradualmente imponendo nell’ottica di raggiungere la neutralità climatica parziale entro il 2030 e quella definitiva entro il 2050. “Bisogna tener conto”, ha spiegato la professoressa, “che le normative su questi argomenti sono ancora in iter di approvazione e che quindi i regolamenti che le disciplinano sono quelli precedenti”. Nel caso della vendita di auto con motori a combustione interna, ad esempio, ha specificato la docente, “l’insieme di regole in vigore risale al 2019 ed è a sua volta derivato da un precedente regolamento”. Un voto sulla normativa da parte dei Rappresentanti permanenti degli Stati membri presso l’Unione europea (Coreper), previsto per la giornata di ieri, è stato rinviato a domani, anche per via dell’opposizione espressa dall’Italia.

“L’EUROPA È DECISIVA PER 80% LEGGI NAZIONALI”

Circa l’80 per cento degli atti legislativi degli Stati membri dell’Ue è di derivazione europea: sottolinea Castellaneta. Secondo la docente, il dato si spiega “in base ai trattati dell’Ue” e con il fatto che “gli Stati hanno trasmesso competenze all’Unione, che poi interviene e legifera”. Castellaneta evidenzia che però in alcuni settori l’Ue non può agire, “perché non ha avuto quel tipo di attribuzione”. Una conferma si è avuta durante la pandemia di Covid-19. “Nella fase dell’emergenza l’Ue non poteva dettare agli Stati membri i comportamenti sanitari previsti perché non era suo compito” dice la professoressa. “Se si fosse comportata diversamente, ad esempio intervenendo sugli obblighi di vaccino, avrebbe rischiato di adottare atti illegittimi dal punto di vista legislativo”.

“L’UE TUTELI SALARI E LAVORO”

Castellaneta poi, sottolinea il fatto che le condizioni di lavoro e di retribuzione dei giornalisti sono oggetto di attenzione dell’Unione Europea, che si è espressa a tutela e sostegno dei cronisti con atti di “soft law”, senza dunque legiferare direttamente ma con azioni di indirizzo. La docente ha parlato delle condizioni di lavoro dei giornalisti in risposta alle domande di alcuni dei partecipanti. “Precariato e livelli bassi di retribuzione sono stati denunciati durante una visita in Italia nel 2014 dal relatore speciale dell’Onu per la libertà di espressione e da allora la situazione non è migliorata” ha detto la professoressa. “L’Ue è intervenuta con una serie di atti non vincolanti, fornendo indirizzi sui quali dovrebbero essere fondate le norme nazionali, anche in materia di salario minimo”. Castellaneta ha concluso: “Su questi temi l’Europa può adottare solo atti di ‘soft law’ ma del ruolo, delle difficoltà e delle responsabilità dei giornalisti si parlerà ancora presto, con lo European Press Freedom Act in via di approvazione”.

PISANÒ (TOTAL EU): L’EUROPA CAPRO ESPIATORIO PERFETTO PER LA POLITICA NAZIONALE

L’Unione Europea come “capro espiatorio perfetto” per la politica degli Stati nazionali, interessata a dirottare altrove l’insoddisfazione o le richieste dei cittadini: è la provocazione di Alessio Pisanò, direttore di Total EU, service giornalistico con base a Bruxelles. Secondo Pisanò “l’Ue per la politica nazionale è il capro espiatorio perfetto, si tratti di destra o di sinistra”. Il direttore ha spiegato: “È forte quando qualcosa non piace la tentazione di dire ‘ce lo chiede l’Europa’ oppure ‘dobbiamo farlo'”. Secondo Pisanò, in questi casi “per il cittadino è difficile capire dove sta l’inghippo, perché l’Ue è complessa e parla in tante lingue e allora può capitare che qualcuno ci caschi“. Il direttore ha concluso: “È così che la politica nazionale dirotta verso qualcun’altro l’insoddisfazione del cittadino”.

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