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Ucraina, le crisi dimenticate si ribellano con l’hashtag ‘uncivilized’

Dall'Afghanistan all'Iraq, dalla Palestina fino all'Etiopia e l'India, centinaia di persone hanno pubblicato immagini e video di conflitti e interventi militari avvenuti nei loro Paesi, chiedendosi se questi siano meno importanti perchè a morire sono "incivili"

Pubblicato:02-03-2022 12:37
Ultimo aggiornamento:02-03-2022 12:37
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ROMA – “Uncivilized”, come dire “incivile” o anche “non civilizzato”: un insulto, che nei messaggi e negli appelli di centinaia di utenti dei social media di tutto il mondo è diventato in questi giorni un codice di auto-riconoscimento, emblema di una presunta doppia morale dell’Occidente di fronte a guerre, crisi, esseri umani che scappano e che sono uccisi.

Il contesto è quello dell’offensiva militare avviata dalla Russia in Ucraina la settimana scorsa. Centinaia di migliaia di persone stanno fuggendo nei Paesi limitrofi e manifestazioni di solidarietà e aiuti giungono da piu’ Stati. Sul campo, decine di giornalisti e analisti stanno raccontando il conflitto: diversi, forse troppi, rilevano una differenza tra le dinamiche della guerra in un Paese europeo così vicino all’Occidente e fra quelle in Paesi dell’Africa o del Medio Oriente. A sintetizzare l’assioma, innescando proteste degli utenti social, è stato Charlie D’Agata, corrispondente da Kiev dell’emittente americana Cbs.

Questa, con tutto il rispetto, non è una terra come l’Iraq o l’Afghanistan, che ha visto guerre imperversare per anni” ha sostenuto il reporter, la capitale ucraina sullo sfondo. “Questa è una città relativamente civile, relativamente europea, una città in cui non te lo aspetteresti, o speri che accada”, ha proseguito il cronista in riferimento al conflitto in corso dalla settimana scorsa.


Le parole di D’Agata, insieme con quelle di diversi altri analisti e corrispondenti, come ricostruisce il portale d’informazione Middle East Eye, sono diventate il punto di partenza della protesta social. Dall’Afghanistan all’Iraq, dalla Palestina fino all’Etiopia e l’India, centinaia di persone hanno pubblicato immagini e video di conflitti e interventi militari avvenuti o che stanno avvenendo nei loro Paesi, chiedendosi se questi siano meno importanti perchè, appunto, a morire sono “incivili”, interrogandosi sul perchè queste crisi portino a uno sforzo di solidarietà minore a quello a cui si sta assistendo rispetto all’Ucraina.

Su Twitter non mancano selfie scattati sui posti di lavoro, in palestra o al museo. Come didascalia, ironiche auto-denunce: siamo incivili che fanno cose. L’attivista e influencer palestinese Salem Barahmeh ha portato la protesta su un altro livello ancora, facendosi immortalare con una maglietta nera con una scritta bianca in bella vista: “Uncivilized”.

Lunedì il procuratore generale della Corte penale internazionale con sede all’Aia, Karim Khan, ha annunciato l’avvio di un’indagine del tribunale sulla situazione in Ucraina. Sui social alcuni utenti etiopi hanno rilanciato la notizia, chiedendosi perchè il conflitto in corso da circa un anno e mezzo nella regione settentrionale del Tigray, nonostante numerosi report e denunce delle Nazioni Unite e di varie ong, non sia stato ancora preso in considerazione con altrettanta rapidità dai giudici di base nei Paesi Bassi. “Dopo oltre un anno sono tutti solo ‘profondamente preoccupati'”, scrivono gli attivisti di Tseday Primavera Habesha in un loro post.

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