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Migranti, voci dal confine: “Sulle isole greche si vive come in guerra, residenti esasperati”

Intervista a Giulia Cicoli, cofondatrice di Still I Rise, una ong che assiste i minori profughi dell'hotspot di Samo

Pubblicato:02-03-2020 16:01
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 17:05

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ROMA – “Qui in Grecia, da quando la Turchia ha annunciato l’apertura delle frontiere europee ai profughi, la situazione e’ estremamente tesa, insostenibile. Questa crisi migratoria avviene sulla pelle dei migranti, ma anche su quella delle popolazioni locali: le isole non possono sostenere questi flussi, non ci sono i servizi per i residenti e figuriamoci per gli altri, quindi gli isolani sono in assetto da guerra civile. Immaginare l’arrivo di migliaia di nuovi profughi, su isole dove spesso gli stranieri superano i residenti, sta dando adito a proteste e addirittura episodi di violenza contro i migranti e il personale umanitario da parte dei greci. D’altronde, la popolazione si sente abbandonata sia da Atene che dall’Europa, da anni devono gestire tutto da soli”. Lo riferisce all’agenzia Dire Giulia Cicoli, cofondatrice di Still I Rise, una ong che assiste i minori profughi dell’hotspot di Samo, con programmi educativi e ricreativi.

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Cicoli dice di una situazione gia’ allarmante, che ora si fa potenzialmente pericolosa: “A Lesbo i residenti hanno aggredito sia i migranti che il personale umanitario, qualcuno ha organizzato blocchi lungo le strade principali per impedire gli spostamenti. A Samo, dove siamo noi, la situazione sembra tranquilla, anche se il pulmino di una ong e’ stato dato alle fiamme per protesta. Per ora continuiamo a lavorare, per garantire un posto sicuro a bambini e ragazzi”.


A peggiorare il clima gia’ teso, il sospetto che le autorita’ turche stiano organizzando il trasferimento dei profughi verso il confine con Grecia e Bulgaria: “Stiamo seguendo la situazione a Edirne, al confine greco-turco, e ci risulta che circa 15mila persone premono per entrare. Sono stati visti pullman arrivare dal lato turco carichi di profughi”.

Ankara starebbe cosi’ aumentando le tensioni per creare instabilita’ interna e ottenere piu’ rapidamente il sostegno dell’Unione Europea nel negoziare con Mosca un accordo favorevole nel nord-ovest della Siria, dov’e’ impegnata militarmente da tempo.

Oltre alla guerriglia tra agenti greci di frontiera e migranti, “respinti con lacrimogeni e cannoni d’acqua”, e alle tensioni sulle isole, episodi di violenza si registrebbero anche in mare: “Stanno aumentando i gommoni in arrivo” prosegue la cofondatrice di Still I Rise.

“Solo ieri ne sono arrivati 11 a Lesbo, quattro a Chios e due a Samo”. Ci sono poi notizie di respingimenti, sottolinea Cicoli, menzionando anche un’agenzia Ue: “Non e’ ufficiale ma sembra che la Guardia costiera greca riporti i migranti in Turchia. Potrebbe addirittura trattarsi di Frontex”.

A questo si aggiungono video e testimonianze su gommoni avvicinati da motoscafi con a bordo uomini dal volto coperto che mettono fuori uso i motori dei barchini: “Non e’ una novita’ di questi giorni, accade da tempo” denuncia Cicoli.

“Circolano testimonianze di gommoni avvicinati da uomini con passamontagna, che parlano greco e rompono i motori per impedire ai migranti di arrivare. Non appartengono alla Guardia costiera, ma non siamo in grado di dire chi siano”.

Intanto, e’ attesa per domani la visita ufficiale dei vertici dell’Unione europea e del governo di Atene in Grecia al confine con la Turchia. E Cicoli, come i responsabili di altre ong presenti negli hotspot, torna ad avvertire: “La situazione era gia’ al collasso da anni. L’estate scorsa abbiamo gestito una nuova ondata di profughi curdo-siriani. Solo a Samo, un campo pensato per 648 persone e’ arrivato a ospitarne oltre 7mila”.

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