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Covid, Miozzo: “Luce in fondo al tunnel è flebile, aiutiamo i giovani”

"Violenza e abbandono scolastico sono in grande aumento tra i ragazzi. È urgente ed indispensabile guardare a tutti questi aspetti", dice il coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico

Pubblicato:02-02-2021 08:00
Ultimo aggiornamento:02-02-2021 09:37
Autore:

agostino miozzo
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di Agostino Miozzo

ROMA – Ci sono due aspetti che vorrei riprendere dalle fotografie che raffigurano folle assiepate nei tradizionali luoghi dello struscio in molte città del nostro paese, immagini che risalgono a sabato scorso. Un aspetto in qualche modo positivo, il bicchiere mezzo pieno, è quello che ci fa vedere una folla di persone che si riprende o cerca di riprendere la normalità della vita precedente il coronavirus, una folla che ha ormai metabolizzato la necessità di uscire con la mascherina. Un orribile oggetto che è ormai diventato una normale componente del nostro abbigliamento quotidiano oltretutto portata in modo corretto e non come si vedeva qualche tempo fa, sotto il mento o in modalità che potremmo definire quantomeno inutili. Un altro aspetto è tutt’altro che positivo, il bicchiere mezzo vuoto, e non riguarda l’ormai fin troppo esaminata questione degli assembramenti che, va sottolineato e ribadito, sono sempre pericolosi. Mi ha colpito una volta di più la notizia di gruppi di giovani, spesso adolescenti, che si riuniscono in pieno centro cittadino per lasciarsi andare a momenti di aggressività e violenza che mai avevamo visto prima di oggi, in queste forme, nelle nostre città.

Non sono un esperto di comportamenti della giovane età, ma questa inusuale violenza mi fa fare un immediato accostamento con il fatto che a molte migliaia di giovani, potremmo dire qualche milione di questi ragazzi, per molti mesi è mancato il momento della tradizionale socializzazione scolastica; le molte ore nelle quali i ragazzi si confrontano nell’ambiente a loro più familiare, sia esso un liceo piuttosto che l’Università, visto che anche nella dimensione universitaria la DAD è diventata per molti l’unico momento di incontro con la scuola e quindi l’unico momento di confronto o magari scontro con i loro coetanei. Non ho letto molte analisi su questo aspetto comportamentale, ma le immagini di violenza gratuita, programmata quasi scientificamente, mi fanno impressione e mi preoccupano anche perché la strada per il ritorno alla normalità della vita scolastica e la possibilità di uscire dalla crisi è ancora lunga.


La luce in fondo al famoso tunnel è ancora flebile e abbiamo di fronte a noi molti mesi di sofferenza nel tentativo di controllare definitivamente la pandemia. Una lotta esasperata e in qualche modo impari contro un nemico, il virus, potente e bene agguerrito con le sue numerose e sconosciute varianti, la capacità di diffondersi in tempi velocissimi, generando, se non controllato, condizioni sanitarie difficilmente gestibili dai sistemi sanitari del territorio. Il tutto mentre è in corso una campagna vaccinale difficile e complessa che è l’unica vera arma per uscire dalla crisi e che difficilmente potrà essere combattuta se la curva epidemica non tornerà a livelli compatibili con la nostra capacità di controllo.

Violenza, abbandono scolastico, autolesionismo e patologie gravi collegate alla sfera psicologica sono in grande aumento tra i ragazzi. È urgente ed indispensabile guardare a tutti questi aspetti della vita dei nostri giovani, collocandoli in una giusta dimensione di priorità politica e sociale. Priorità che, purtroppo, non vedo ancora emergere con il necessario rilievo, soprattutto in questo difficile momento della vita politica del nostro paese.

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