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Amazon e i braccialetti ai dipendenti, lo psichiatra: “E’ disumano”

Abbiamo chiesto un parere sulla nuova politica aziendale del colosso americano allo psichiatra e presidente dell’Istituto di Terapia Cognitivo Interpersonale (Itci) Tonino Cantelmi e alla docente di Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni della Lumsa, Paula Benevene

Pubblicato:02-02-2018 14:29
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:25

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ROMA – “Un segnale di disumanità. Oramai stiamo andando verso una profonda disumanizzazione del lavoro“. Definisce così Tonino Cantelmi, psichiatra e presidente dell’Istituto di Terapia Cognitivo Interpersonale (Itci), il braccialetto elettronico brevettato da Amazon per migliorare l’efficienza del lavoro dei suoi magazzinieri. “Ci si inchina al Dio profitto, al Dio danaro- critica lo psichiatra- cercando di trasformare l’uomo in un robot effettivo. Lo trovo davvero penoso e in linea con una politica drammatica del lavoro che alcune compagnie, come Amazon, stanno conducendo”.

 Un braccialetto elettronico può migliorare la qualità del lavoro? 

“Sul piano dell’efficienza, per come lo hanno spiegato, non c’è dubbio che potrebbe aiutare. Il problema- spiega Cantelmi- è che trasforma sempre di più l’uomo in una specie di robot. Trovo che sia un eccesso legato al bisogno di profitto. Credo che anche il lavoro debba rispettare l’umanità. C’è un nuovo dominus: la velocità, che la rivoluzione digitale ha certamente risaltato in maniera eccessiva. L’uomo deve essere rispettato anche con le sue pause, le sue incertezze e lentezze quando lavora- conclude- Stiamo esagerando”.

Paula Benevene (psicologa del lavoro): “La produttività aumenta con motivazione”

“Tutte le ricerche ci dicono che laddove c’è un lavoro di promozione delle persone, ovvero di attenzione allo sviluppo di un rapporto positivo con l’azienda, la produttività aumenta. Non è una perdita economica ma un investimento. Il problema per la produttività, quindi, non è tanto il controllo, quanto la promozione della partecipazione e del coinvolgimento dei lavoratori negli obiettivi organizzativi. Sicuramente c’è bisogno di controllo, ma è molto importante dare e creare motivazione”. Così Paula Benevene, docente di Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni e direttrice del Master in Gestione delle risorse umane della Lumsa, intervistata dalla Dire sul braccialetto elettronico brevettato da Amazon.


“Non si nasce motivati- avverte Benevene- la motivazione nasce sia dalle attitudini personali che dalla relazione che c’è con l’organizzazione. Tanto più sarà positiva, tanto più le persone saranno partecipi e ne condivideranno gli obiettivi. Ci terranno che l’organizzazione funzioni bene- spiega la docente universitaria- è una sorta di fidelizzazione interna. Ripeto, il controllo è necessario ma è una parte del tutto, non ci si può fermare al controllo”.

Il braccialetto elettronico è noto in Italia soprattutto quale dispositivo fatto indossare ai detenuti agli arresti domiciliari, per controllarne gli spostamenti. Quali potranno essere le conseguenze psicologiche in un lavoratore chiamato ad indossarlo?

Il sentirsi controllati e basta non aiuta a star bene sul posto di lavoro- risponde la direttrice del Master in Gestione delle risorse umane della Lumsa– soprattutto se il controllo non sia finalizzato a far lavorare le persone nelle condizioni migliori. Apriamo una riflessione su questo punto”. Secondo Benevene “esistono due modalità: ci sono le aziende che investono sui loro dipendenti considerandoli come risorse, e aziende che considerano i loro dipendenti come fonti di esborsi. Ragionando in astratto, l’atteggiamento adottato da Amazon sembrerebbe quello dettato da una necessità di controllo e in ogni caso andrebbe spiegato meglio”.

Il controllo dei risultati “è importante, ma è solo una parte del problema. Il controllo non è, inoltre, solo finalizzato alla velocità. Serve anche a leggere l’errore in un’ottica di organizzazione per trovare una soluzione diversa dal punire e basta. È una questione di cultura- conclude- qual è la cultura all’interno dell’azienda? Quella dell’errore o della produttività? E quali sono i valori e le idee che circolano intorno a questo concetto?”.

 

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