NEWS:

Storia di una ex suora: “Mi hanno plagiata, ho impiegato 3 anni per uscire dal convento”

"Omosessualità in convento? Queste cose si nascondono…"

Pubblicato:02-02-2018 11:52
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:25

FacebookLinkedInXEmailWhatsApp

ROMA –  Rosa, il nome è di fantasia, è un ex suora, che ha deciso di abbandonare il convento. La donna ha deciso di raccontare la sua storia ai microfoni di Radio Cusano Campus, l’emittente dell’Università Niccolò Cusano, nel corso del format ECG, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Cianico”.

“Sono cresciuta con i nonni- dice l’ex suora- perché i miei genitori lavoravano in Svizzera. Quando avevo 12 anni mia madre è tornata in Italia e ha deciso di riprendermi con lei. Sono stati sei anni lunghissimi. A 18 anni ho scelto di entrare in convento. Il primo contatto con la religione? Di pomeriggio, negli anni in cui vivevo con mia madre, andavo da una sarta dove ho conosciuto una suora. Avevo circa 13 anni. Questa suora mi faceva il lavaggio del cervello, mi ripeteva in continuazione che sarei dovuta andare in convento, che avrei dovuto conoscerle, perché la vita da suora era molto bella”.

“A 18 anni – ricorda Rosa nel corso della sua intervista a Radio Cusano Campus- dopo una violenta litigata con mia madre sono scappata di casa. Mia madre mi maltrattava. La suora, saputo della situazione, mi ha cercato e ha trovato dove ero nascosta. Da lì ha ricominciato a venirmi dietro, a invitarmi a vedere come vivevano le suore, da lì in poi ho iniziato ad andare in convento. I primi mesi andavo solo il fine settimana, poi dopo aver terminato le superiori sono entrata e ho fatto l’anno di discernimento, un percorso in cui si entra nella vita delle suore, si inizia il cammino spirituale e il cammino di vita spirituale con le suore. Le mie amiche mi dicevano di lasciar perdere, nessuno ci credeva, tutti mi dicevano che sarebbe stato un passo sbagliato, ma ormai la suora mi aveva fatto il lavaggio del cervello”.


L’esperienza in convento

“La mattina- ricorda Rosa pensando alla sua vita in convento- c’è la preghiera collettiva, il pomeriggio la preghiera individuale. Ognuno ha il suo da fare. Passato l’anno di discernimento, io mi sono convinta di avere la vocazione. Col passare degli anni ho iniziato a sentirmi sempre più triste, una tristezza che sentivo dentro, un vuoto che aumentava giorno dopo giorno. Dopo aver preso i voti semplici ho iniziato a manifestare la volontà di tornare sui miei passi, ma in quel momento sono iniziate le pressioni. Ho detto alla mia superiora che forse non avevo la vocazione, che forse sarebbe stato il caso di andarmene. Lei ha proseguito il lavaggio del cervello, mi dicevano che io non vedevo il cammino, che loro erano la mia luce. Sono stata plagiata. La vita in convento per una ragazza tra i 18 e i 20 anni è molto complicata. Con il passare degli anni poi, ha iniziato a pesarmi anche la mancanza di affettività. Omosessualità in convento? Queste cose si nascondono…Io non ho avuto esperienze in questo senso. Avevo tante amiche suore in convento che come me sognavano di andarsene. Nella mia comunità ce ne erano almeno 4, ma alla fine sono stata l’unica ad uscire”.

La missione in Brasile

“Mi hanno mandato in missione in Brasile- racconta Rosa- gestivo un istituto di 300 bambini. Dopo un anno, però, ho richiesto di nuovo di uscire dalla congregazione. Non ce la facevo più. Io stavo bene nel lavoro, ma non mi ritrovavo più nella vita religiosa. In quel momento ho detto basta, ma per tre anni non mi hanno fatto uscire dal convento. Quando io dicevo che me ne volevo andare, mi rispondevano sempre che dovevo aspettare sei mesi. E’ andata avanti per tre anni questa storia. Mi hanno fatto ritornare in Italia e mi hanno fatto iniziare un cammino con uno psicologo, che è durato un altro anno. Mi hanno detto che sarebbe servito a farmi capire che avevo la vocazione. Lo psicologo ha cercato di compiere un’opera di convincimento su di me riguardo alla mia vocazione. Per fortuna- continua- non sono riusciti a farmi cambiare idea, nonostante tutte le pressioni. Dopo tre anni sono riuscita a tornare a casa. Sono rimasta in convento sedici anni. La superiora mi ha costretto ad andare a casa col vestito da suora, aveva speranza che tornassi in convento”.

Uscire dal convento è stato un salto nel buio, mi sono ritrovata senza casa, senza lavoro, avevo solo un vestito da suora con me. E’ come creare un’altra identità, una nuova vita, da zero. Mi sono ritrovata da sola, dopo sedici anni di convento. Ho reagito, ho cercato un lavoro- conclude Rosa- per questo ora sono a Roma. Adesso faccio la domestica. Ora quando mi capita di entrare in chiesa sento il vuoto”.

Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it