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Migranti, il piano di Israele per mandare via gli africani ‘infiltrati’: Netanyahu fa marcia indietro

Pronto un piano che prevede un bonus economico per chi sceglierà di trasferirsi in Rwanda o Uganda. Per chi si rifiuterà, da aprile scatteranno gli arresti

Pubblicato:02-01-2018 15:29
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 12:19

netanyahu crimini di guerra
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ROMA – Lo Stato di Israele ha lanciato un piano volto a incoraggiare le partenze dei migranti subsahariani residenti sul proprio territorio: questi potranno lasciare volontariamente il Paese alla volta di Rwanda o Uganda – che hanno accettato di accoglierli – a fronte di un rimborso di 3.500 dollari (2.900 euro circa), attraverso “canali sicuri”, oppure da aprile scatteranno gli arresti per chi decide di restare. Come ha detto il premier Benjamin Netanyahu, un’eccessiva presenza di immigrati africani comprometterebbe “il carattere ebraico dello Stato di Israele”. Ma il premier israeliano, sulla sua pagina Facebook, nella notte, ha fatto subito marcia indietro dichiarando: “Ho deciso di sospendere l’accordo”.

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Secondo le autorita’, sarebbero 38mila gli “infiltrati” – questo il termine impiegato, stando al quotidiano ‘Haaretz’ – entrati illegalmente, in maggioranza da Sudan e Eritrea. Quasi 1.500 poi sono quelli ospitati nei centri detentivi, che prevedono per oltre la meta’ dei casi un regime di semiliberta’.


L’ordinanza non comprenderebbe minori, anziani e vittime di tratta e schiavitu’. Ciononostante l’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) e altre organizzazioni hanno contestato il piano, definendolo lesivo del diritto internazionale e israeliano.

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