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Creare videogame? Non è un gioco: “Il nostro è un mondo difficile, ecco perché”

L'Emilia-Romagna e Bologna danno fondi e supporto a quattro team di sviluppatori. Il game designer: "Non è tutto divertimento"

Pubblicato:01-12-2022 19:07
Ultimo aggiornamento:01-12-2022 19:07

Videogioco - Bologna game farm
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BOLOGNA – Creare videogame? Non è un gioco. Parola di chi ha deciso di intraprendere proprio questa carriera, come nel caso dei quattro team di sviluppatori premiati oggi come vincitori della seconda edizione di Bologna Game Farm: ovvero il progetto per lo sviluppo del settore videoludico promosso dalla Regione Emilia-Romagna e dal Comune di Bologna, in collaborazione con Art-Er e l’Italian interactive & digital entertainment association (Iidea).

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“È UN AMBITO STIMOLANTE, MA NON C’È SOLO IL DIVERTIMENTO”

Mattia Quilichini è il game designer della squadra del progetto “Farafter”, guidato da Sabatino Panella: “Un progetto molto interessante e complesso, che richiede la partecipazione di tante persone con tante abilità differenti e riuscire ad organizzare tutto questo è molto difficile”, spiega Quilichini alla ‘Dire’, oggi a margine della presentazione dei vincitori. “L’ambito dei videogiochi è estremamente stimolante ed è interessante dove ti porta a livello creativo e rispetto a quanto sfidi te stesso per riuscire ad ottenere la vision del tuo progetto- continua il game designer- però sicuramente la realtà è che non è solo divertimento, ci sono tante problemi, tante limitazioni e una base di difficoltà economica per chi, come noi, sta partendo da un progetto così ampio come visione”.


“CON I VIDEOGIOCHI VALORIZZIAMO ANCHE IL PATRIMONIO CULTURALE”

Insomma, si tratta di “un ambiente difficile” e allora “consiglio a chi volesse provare a fare un videogioco- continua Quilichini- di farlo, di tentare non la fortuna, perché se ti impegni e sai cosa vuoi fare non è fortuna, però è giusto anche comprendere le difficoltà che ci sono”. I videogame, del resto, “sono un passatempo e secondo me questo aspetto ludico è importante- afferma Rosa Grimaldi, delegata comunale alle Industrie culturali e creative- ma sono anche una cosa seria”. In particolare, “sempre più la valenza dal punto di vista dell’apprendimento e dell’acquisizione di nuove competenze da parte dei più piccoli ma anche dei più grandi- aggiunge Grimaldi- è da tenere in considerazione”. Inoltre, per una città come Bologna i videogame “rappresentano uno strumento importante anche per la valorizzazione del patrimonio culturale: pensiamo ad altre iniziative che il Comune sta portando avanti per valorizzare il patrimonio museale”.

GRAZIE A “GAME FARM” FONDI E SUPPORTO AGLI SVILUPPATORI

I vincitori di Bologna Game Farm avranno a disposizione un contributo di 30.000 euro ciascuno e un percorso di accelerazione su misura. Gli altri tre progetti selezionati, oltre a “Farafter”, sono “Monster Chef” (Gregorio Zanacchi Nuti), “The first hand” (Nonstudio) e “Ryoko” (Melania Ugolini).

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