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Scioperare in smart working? “Devi prendere anche ore di ferie”: il caso a Bologna

La Fiom-Cgil contro il regolamento aziendale introdotto dal colosso Alstom: "Torni indietro, è incostituzionale: pronti a denunciare per condotta antisindacale"

Pubblicato:01-12-2022 11:09
Ultimo aggiornamento:01-12-2022 11:57

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BOLOGNA – Per fare due ore di sciopero bisognerebbe chiedere (anche) due ore di ferie. E’ il meccanismo, “folle” secondo la Fiom-Cgil di Bologna, introdotto dal regolamento aziendale alla Alstom (colosso francese che costruisce treni e infrastrutture ferroviarie) sullo smart working. E che la sigla dei metalmeccanici è decisa a contrastare “in tutte le sedi”, anche con una possibile denuncia per condotta anti-sindacale. Perché quella regola “viola la legge e mette in discussione il diritto costituzionale allo sciopero”. Di qui una diffida ad Alstom chiedendo “un’immediata modifica”. Ma nell’incontro di ieri, in Assolombarda, come riferisce Marco Colli, funzionario Fiom di Bologna, Alstom avrebbe detto di non avere intenzione di tornare indietro.

LA REGOLA È: PRESTAZIONE IN MODALITÀ AGILE SOLO CON BLOCCHI DI QUATTRO ORE

La questione, spiega una nota del sindacato, ruota attorno al fatto che “la policy aziendale di Alstom prevede che le assenze dal lavoro in caso di prestazione in modalità agile possano essere solo in blocchi da quattro ore, limitando quindi la fruizione di tutti i permessi (previsti da legge e contratto) per un tempo inferiore a quattro ore, come ad esempio lo sciopero di due ore di ottobre”. Se c’è uno sciopero di due ore e si è in smart working, dovendo garantire un turno orario di quattro ore, “chi vuol far sciopero deve prendere due ore di ferie…”, esemplifica Colli: questo per stare dentro la regola del turno da quattro. E questo riguarda non poche persone: oltre 700 quelle in forza ad Alstom e quasi tutti impiegati, dunque con una larga diffusione dello smart working. La Fiom si è messa di traverso: “Ci aspettiamo un immediato chiarimento, nonché la modifica del regolamento aziendale con successiva comunicazione non solo alle organizzazioni sindacali e alle Rsu ma anche a tutte le lavoratrici ed i lavoratori”.

IL SINDACALISTA: “UN LAVORATORE È VENUTO DA NOI E CI HA DETTO ‘COS’È QUESTA ROBA?'”

Tutto nasce dopo lo sciopero indetto dalla Fiom in Emilia-Romagna lo scorso 7 ottobre, proclamato dal sindacato dei metalmeccanici della Cgil per chiedere al Governo e alla politica risposte concrete per salvaguardare l’occupazione e i salari intaccati da cassa integrazione e rincari: in seguito a quella iniziativa, racconta alla ‘Dire’, Colli, “un lavoratore è venuto da noi e ci ha detto ‘cosa è questa roba?'”, e così “abbiamo scoperto che Alstom ha definito in modo unilaterale un regolamento aziendale in materia di smart working che appare in contrasto non solo con la Legge (la 81 del 2017 che per prima ha regolamentato il lavoro agile in Italia), ma anche con il Protocollo nazionale sempre in materia, e addirittura che costituisce violazione dell’attività sindacale e del diritto di sciopero, diritto costituzionalmente garantito”.


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FIOM: ORA DEVONO CHIEDERE UN CHIARIMENTO ALL’AZIENDA ANCHE LE ISTITUZIONI

In assenza di riscontro da parte di Alstom, la Fiom-Cgil di Bologna annuncia in un comunicato di voler agire “in tutte le sedi, anche attraverso un ricorso per comportamento antisindacale per garantire i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori di Alstom”. Ma per il momento la trattativa sembra in salita. “In pratica ci hanno spiegato che, in caso di sciopero, se il lavoratore in smart vuol aderire, può venire in presenza in fabbrica…”, spiega Colla. E siccome Alstom, “è una azienda che lavora con Fs, Italo e ha vinto anche i lavori per il tram di Bologna, auspichiamo che la stessa richiesta di chiarimento arrivi anche dalle Istituzioni locali“.

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