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In Romagna un paese senza automedica. Snami: “Scelta folle della Ausl”

Il sindacato: a Lugo non c'è più l'automedica e in un'area di 120.000 abitanti le altre due rincorrono le ambulanze per soccorrere i malati

Pubblicato:01-12-2022 11:08
Ultimo aggiornamento:01-12-2022 13:26

SOCCORSO
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RAVENNA- E ora a Lugo manca anche l’automedica. Col risultato che, in un bacino che conta in totale 120.000 abitanti del ravennate, a causa della carenza di personale da oggi di automediche ne rimangono “solo due che rincorrono le ambulanze per soccorrere i malati“. La denuncia arriva dallo Snami, il sindacato dei medici dell’Emilia-Romagna che attacca l’Ausl Romagna e parla di “una follia”, visto che la legge “prevederebbe un mezzo di soccorso avanzato ogni 60.000 abitanti per non oltre 350 chilometri quadri di territorio”. Non solo, ma l’azienda sanitaria non avrebbe nemmeno chiesto aiuto alle province vicine “dove i nostri iscritti sarebbero stati disponibili allo sforzo” di aiutare, come è già accaduto in passato. D’altronde, rincara lo Snami in una nota stampa, “è noto che in Romagna il problema è anche il clima attuato dalla direzione”, un “clima tossico” dato anche dalla “scarsa considerazione verso i medici del 118 ormai evidente”, dato che il direttore generale Tiziano Carradori “solo poche settimane fa dichiarava che questi professionisti a suo parere sono ‘privi di valore aggiunto'”.

IL SINDACATO: CLIMA TOSSICO E MEDICI STREMATI LASCIANO IL SERVIZIO


Lo scontro con la direzione è arrivato a livelli tali che “da pochi giorni è finito anche sul tavolo della magistratura romagnola”, aggiunge il sindacato, parlando di “medici costretti a continue discussioni con l’Azienda solo per vedersi garantita la retribuzione contrattuale, oggi anch’essa sul tavolo del magistrato”. E così, “in tanti, stremati non tanto dal lavoro, ma dal clima aziendale, lasciano il servizio”. Tra i vari problemi, lo Snami ricorda che l’azienda “ha tardato mesi per chiamare i medici che avevano fatto domanda per l’abilitazione 118 e che da giugno attendevano di iniziare il corso che avrebbe dovuto diplomare i medici il prossimo mese, ma che per via della disorganizzazione gestionale, partirà nel mese in cui avrebbe dovuto concludersi”. Non solo, ma “i pochi medici rimasti” patirebbero “scontri e maltrattamenti”, con alcuni che si sono visti “tagliare arbitrariamente gli stipendi e molti altri
maltrattati e vessati, in un clima di generale disapprovazione delle scelte organizzative e della politica
gestionale”. Da qui l‘appello al presidente della Regione Stefano Bonaccini e all’assessore regionale alla Sanità Raffaele Donini perché “intervengano con decisione, prima che sia troppo tardi”. Snami, dal canto suo, dà “la piena disponibilità a cercare soluzioni” anche sondando le “disponibilità dei medici delle altre province e aziende che volessero aderire”.


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