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La Polonia vieta l’accesso a media e ong al confine con la Bielorussia

Il garante per i diritti umani della Polonia contesta la norma: "Vieta il diritto all'informazione e la libertà di movimento". E le ong rilanciano l'allarme sulla crisi umanitaria dei migranti

Pubblicato:01-12-2021 10:45
Ultimo aggiornamento:02-12-2021 10:49

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Dalla nostra inviata Alessandra Fabbretti

VARSAVIA – Il presidente della Polonia, Andrzej Duda, ha ratificato un disegno di legge che impone un divieto di accesso nell’area di confine a giornalisti e operatori di organizzazioni non governative. Per entrare nella zona sarà necessario ottenere un permesso dalle Guardia di frontiera che potrà accordarlo “a sua discrezione”. La legge, riporta la stampa locale, è entrata in vigore al termine dello stato d’emergenza frontaliero che Varsavia aveva introdotto il 2 settembre in seguito a un aumento di migranti provenienti dalla Bielorussia.


Il ministro dell’Interno Mariusz Kaminski ha motivato la misura con “ragioni di sicurezza“. Rispetto all’area designata dallo stato d’emergenza, il nuovo provvedimento comprende più villaggi, ben 183, ed è profonda tre chilometri. Ieri, secondo la polizia, sono stati registrati 134 tentativi di accesso irregolare. Il garante per i diritti umani della Polonia ha contestato la legge, sostenendo che vieta il diritto all’informazione esercitato dei media e più in generale la libertà di movimento costituzionalmente riconosciuta, permettendo al ministero dell’Interno limitazioni a tempo indeterminato.


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Le organizzazioni non governative hanno richiamato l’allarme sulla crisi umanitaria, dal momento che i profughi sono per lo più accampati all’aperto e in questi giorni sono in corso nevicate. Al confine, da novembre sarebbero arrivati oltre 5.000 migranti dalla Bielorussia secondo il governo polacco. Varsavia accusa Minsk di aver intenzionalmente facilitato la concessione dei visti dal Medio Oriente con l’obiettivo di fare pressioni sull’Unione Europea.

EURODEPUTATI IN MISSIONE PER DENUNCIARE LA SITUAZIONE

“La situazione al confine tra Polonia e Bielorussia resta congelata, così come stanno congelando i migranti nella foresta. Ecco perché abbiamo deciso di cercare di raggiungere il confine oggi: è un gesto simbolico per denunciare la nuova legge che il governo polacco ha votato ieri, e che vieta l’accesso ai media e le ong”. Così Janina Ochojska-Okonska, eurodeputata polacca del gruppo dei Popolari europei (Ppe), inizia la conferenza stampa organizzata nella riserva naturale di Pokazowy Zurba – a pochi chilometri da Bialowieza – con altri europarlamentari e giornalisti locali e internazionali.

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Terminato alla mezzanotte di ieri lo stato d’emergenza, che da settembre vietava l’ingresso a ong e media al confine, ieri il governo ha approvato un decreto con una procedura veloce che autorizza il ministero dell’Interno a prolungare a tempo indeterminato queste limitazioni “per ragioni di sicurezza”. Qui da settimane si ammassano sul lato bielorusso centinaia di migranti provenienti in maggioranza da Iraq, Siria, Yemen e Afghanistan, che secondo le ong vengono respinti dalle polizie di frontiera senza poter presentare richiesta d’asilo ne ottenere cibo, cure e assistenza, in violazione delle norme internazionali.


Oggi il gruppo di europarlamentari cercherà di entrare nella zona di confine. Vari media in queste ore stanno già avvertendo che le autorità non rispondono alle richieste di accesso. Ochojska-Okonska continua: “Mi ha colpito la brutalità e la leggerezza con cui il governo polacco ha delineato questa legge che mette a rischio la vita di tanti migranti oggi bloccati al confine e nei boschi. Forse non potremo cambiare questa situazione ma vogliamo esserne testimoni”.


Le fa eco l’eurodeputata francese Fabienne Keller, di Renew Europe, che dichiara: “Il fatto che la Polonia non rispetti lo stato di diritto è una questione annosa. Ma con questo blocco alla frontiera, la situazione diventa critica, la gente muore“. L’ungherese Katalin Cseh, del gruppo Renew Europe, aggiunge: “Questa è anche la frontiera dell’Unione europea e non è possibile fare una cosa del genere in Europa. Dobbiamo fare il possibile per rispettare gli standard europei e assistere queste persone. Ci auguriamo che il governo polacco voglia collaborare con le istituzioni europe e le agenzie come Frontex per trovare una soluzione comune, e gestire una crisi che altrimenti si ripresenterà ancora e ancora”.

Cseh continua: “Voglio ricordare che la responsabilità di questa crisi è anche del presidente Lukashenko, che col sostegno del presidente Putin strumentalizza i migranti”. Secondo l’eurodeputata, i capi di Stato di Bielorussia e Russia trovano alleati anche nell’Ue “tra politici come Viktor Orban, Marine Le Pen e Matteo Salvini”, dirigenti che rappresenterebbero “una minaccia per l’Ue”. Secondo un’altra europarlamentare ungherese, Roza Thun, sempre di Renew Europe, “la crisi innescata da Minsk serve solo a coprire le violazioni dei diritti in Bielorussia, dove centinaia di persone sono state arrestate per aver criticato il governo”. Oggi la polizia bielorussa ha compiuto persecuzioni e arresti tra gli attivisti e giornalisti in tutto il Paese, come ha denunciato Viasna, una delle principali ong locali per i diritti umani.

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