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Cop26, a Glasgow il mondo discute di clima. Draghi: “Fare molto di più del G20”

Fino al 12 novembre nella città scozzese si tiene la conferenza Onu sul clima. Italia e Regno Unito co-presiedono il summit. Johnson: "Manca un minuto alla mezzanotte, dobbiamo agire ora"

Pubblicato:01-11-2021 14:02
Ultimo aggiornamento:02-11-2021 12:52

cop26 glasgow
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ROMA – Il presidente del Consiglio Mario Draghi è arrivato allo Scottish Event Campus (Sec) dove si tiene la Cop26, la conferenza sul clima organizzata dall’Onu. Ad accoglierlo il primo ministro del Regno Unito, Boris Johnson, e il segretario generale delle Nazioni unite, Antonio Guterres. Alle ore 13 si è tenuta la cerimonia di apertura nella Sala Plenary Cairn Gorm. Il summit in Scozia si è aperto ufficialmente ieri, con i leader mondiali ancora impegnati a Roma per il G20. Ma è oggi, con l’arrivo delle delegazioni dei vari Paesi – quasi 200 le nazioni partecipanti – , che si entra nel vivo. Italia e Regno Unito hanno il ruolo di co-presiedere la conferenza in corso a Glasgow fino al 12 novembre

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DRAGHI: “DOBBIAMO FARE MOLTO DI PIÙ RISPETTO AL G20”

“Alla Cop26 dobbiamo andare oltre, molto più di quanto abbiamo fatto al G20. Dobbiamo accelerare il nostro impegno per contenere l’aumento della temperatura al di sotto di 1,5 gradi. Dobbiamo basarci sull’accordo del G20 e agire in modo più rapido e deciso”. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, lo dice nel suo intervento all’apertura della conferenza Onu sul clima di Glasgow.


“Grazie a un costante dialogo e alla cooperazione, abbiamo compiuto buoni progressi nell’affrontare il cambiamento climatico – ricorda il premier – I Paesi del G20 rappresentano circa il 75% delle emissioni globali di gas serra e circa l’80% del Pil mondiale”. Al vertice dello scorso fine settimana a Roma, “gli Stati membri del G20 hanno concordato che dobbiamo limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi e si sono impegnati a raggiungere emissioni nette pari a zero entro la metà del secolo – segnala il presidente del Consiglio – Abbiamo deciso di intensificare le nostre azioni a partire da questo decennio, migliorare i nostri contributi nazionali determinati e interrompere il finanziamento pubblico internazionale del carbone entro la fine del 2021″.

“L’AUMENTO DELLE TEMPERATURE METTE A RISCHIO PACE E SICUREZZA”

Draghi prosegue: “Il previsto aumento delle temperature globali è destinato a influenzare la vita sul nostro pianeta in modo drammatico. Da incendi e inondazioni catastrofici, allo scolorimento delle barriere coralline e alla perdita di biodiversità, l’impatto del cambiamento climatico è già fin troppo evidente. Anche il costo di tutto ciò aumenta rapidamente, soprattutto per le nazioni più povere. Il costo dei disagi per le famiglie e le aziende nei Paesi a basso e medio reddito ammonta a ben 390 miliardi di dollari l’anno”.

Secondo il premier italiano, “il cambiamento climatico ha anche gravi ripercussioni sulla pace e la sicurezza globali. Può esaurire le risorse naturali e aggravare le tensioni sociali. Può portare a nuovi flussi migratori e contribuire al terrorismo e alla criminalità organizzata. Il cambiamento climatico può dividerci”

“L’ITALIA TRIPLICA IL SUO CONTRIBUTO AI PAESI VULNERABILI”

“Dobbiamo rafforzare i nostri sforzi nel campo dei finanziamenti per il clima – continua Draghi – L’Italia ha triplicato il suo contributo, arrivando a 7 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni, per aiutare i Paesi vulnerabili. Dobbiamo far lavorare insieme il settore pubblico e quello privato, in modi nuovi. Domani Roberto Cingolani, ministro per la Transizione ecologica, annuncerà un’iniziativa ambiziosa da parte dell’Italia”.

“YOUTH 4 CLIMATE DIVENTI PERMANENTE”

Il presidente del Consiglio lancia una nuova proposta: “La Cop26 deve essere l’inizio di una campagna permanente contro il cambiamento climatico. E i nostri giovani devono essere al centro di questo processo. Intendiamo trasformare l’evento ‘Youth 4 Climate‘ che abbiamo tenuto a Milano in un appuntamento fisso di tutte le Cop. Le generazioni future ci giudicheranno per ciò che otteniamo o che non riusciamo a raggiungere. Dobbiamo coinvolgerli, ascoltarli e, soprattutto, imparare da loro”.

“RAFFORZARE LO SFORZO NELLA FINANZA CLIMATICA E COINVOLGERE PRIVATI”

“Dobbiamo costruire sull’accordo del G20 e agire più velocemente e in modo più deciso e dobbiamo rafforzare lo sforzo nella finanza climatica, e mettere insieme il settore privato e quello pubblico in nuovi modi”, aggiunge Draghi. “Abbiamo la roadmap indicata dal principe Carlo, e il primo ministro Johnson ha sottolineato i soldi privati disponibili, e sono decine di trilioni, ma ora dobbiamo utilizzarli e trovare il modo di spenderli in modo intelligente e veloce“.

Dunque, per il premier italiano “prima di tutto abbiamo bisogno che tutte le banche di sviluppo multilaterale, e soprattutto la Banca mondiale, condividano con il settore privato i rischi che da solo non può affrontare. Abbiamo bisogno di piattaforme a livello paese dove la Banca mondiale e le altre banche di sviluppo multilaterale possano effettivamente condividere i rischi e rendere questi soldi disponibili per uno sforzo positivo“. Ciò detto, “questa è la gran buona notizia che Johnson ci ha dato oggi – conclude Draghi -, i soldi non sono un problema se vogliamo usarli bene”.

JOHNSON CITA JAMES BOND: “MA STAVOLTA LA BOMBA È REALE”

“Benvenuti a Glasgow e in Scozia, il cui più famoso figlio, immaginario, è certamente un uomo di nome James Bond”. Lui “nei suoi film, molto redditizi, spesso si trovava legato a un ordigno capace di distruggere il mondo, disperatamente alle prese con la scelta di quale filo tagliare per spegnerlo, mentre un orologio digitale ticchetta in maniera inquietante verso una detonazione che metterà fine alla vita umana”. Ecco, “oggi siamo in una situazione grosso modo simile a quella di James Bond, colleghi leader mondiali, salvo per il fatto che tragicamente questo non è un film”. Il primo ministro del Regno Unito, Boris Johnson, lo dice nel suo intervento di apertura della Cop26 a Glasgow.

L’ordigno da giorno del giudizio è reale e l’orologio ticchetta a un ritmo furioso – aggiunge il premier inglese – di centinaia di miliardi di pistoni e turbine di motori con i quali noi stiamo pompando carbonio nell’atmosfera sempre più velocemente, con emissioni record, in una invisibile e soffocante coperta di anidride carbonica, alzando la temperatura del pianeta a una velocità e con un impatto che sono del tutto opera dell’uomo”.

“MANCA UN MINUTO ALLA MEZZANOTTE, DOBBIAMO AGIRE ORA”

“Abbiamo un minuto prima di mezzanotte, dobbiamo agire e agire ora, o sarà troppo tardi. Se non lo facciamo, domani per i nostri figli sarà molto più difficile”, continua Johnson rivolgendosi agli oltre 30mila delegati, tra cui Capi di Stato da oltre 180 paesi, esperti climatici e attivisti, riuniti per concordare un piano d’azione coordinato per affrontare il cambiamento climatico. Ma se non si arriverà a risultati concreti “tutto questo è nulla, è solo un bla bla bla, per citare una frase”, dice Johnson ricordando la famosa espressione di Greta Thunberg.

“La Cop26 sarà un momento per iniziare a cambiare rotta” e nell’affrontare l’emergenza climatica in atto “abbiamo ritardato eccessivamente“, prosegue il primo ministro, “la Cop26 non sarà la fine della storia ma un momento decisivo, non sarà la fine ma potrà lasciare traccia indelebile”. Ora, avverte Johnson, “siamo in acqua e rischiamo di annegare“, quindi, esorta rivolto ai leader mondiali riuniti, “pensate al limite di +1,5 gradi, pensiamo ai prossimi giorni e a ciò che possiamo fare” perché “la posta in gioco è alta, ma possiamo farcela“, quindi “buona fortuna, a tutti noi”.

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GLI OBIETTIVI DI JOHNSON

“Più a lungo manchiamo di agire, peggiori saranno le condizioni che otterremo e più alto il prezzo che alla fine dovremo pagare quando la catastrofe in corso ci costringerà ad agire”, puntualizza Johnson. Ciò detto, “ero a Copenaghen undici anni fa quando riconoscemmo di avere un problema, ed ero a Parigi sei anni fa quando decidemmo d’accordo di puntare a emissioni nette zero al 2050 e limitare l’aumento medio globale della temperatura a +1.5 gradi”, prosegue il premier britannico, quindi “dobbiamo rendere la Cop26 il momento in cui facciamo sul serio, e possiamo fare davvero sul serio” e fare sul serio “su carbone, auto, finanziamenti e alberi”.

Insomma, dice Johnson, “abbiamo la tecnologia per fermare quell’orologio dell’apocalisse” e riuscirci con “velocità e efficienza”. Infatti “possiamo spegnere le centrali a carbone entro il 2040 e smettere di usare le auto a combustione interna entro il 2035“, ancora “possiamo piantare centinaia milioni alberi” e così “possiamo invertire la deforestazione al 2030”, conclude il premier inglese.

GUTERRES (ONU): “SIAMO SULL’ORLO DELLA CATASTROFE”

I sei anni passati dalla Cop21 di Parigi sono stati i più caldi mai registrati e siamo sull’orlo della catastrofe”. Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni unite, lo dice nel suo intervento di apertura della Conferenza Onu di Glasgow. È il momento di fare qualcosa per approfondire il nostro lavoro” perché “ci stiamo scavando la fossa“, avverte Guterres, infatti “il nostro pianeta sta cambiando velocemente” e “stiamo andando verso la catastrofe climatica”.

Come ricorda il numero uno delle Nazioni Unite, “nel migliore degli scenari stiamo andando verso un aumento della temperatura da 2 gradi”, mentre stando agli impegni attuali l’aumento è di 2,7 gradi. Insomma, “il fallimento non è più un’opzione, sarebbe il modo peggiore di affrontare tutto questo“, prosegue Guterres, ora “le sirene stanno suonando, il nostro pianeta ci sta parlando e dobbiamo ascoltare, dobbiamo agire e scegliere saggiamente”. Quindi il segretario Onu si rivolge ai leader mondiali: “Scegliete l’ambizione, scegliete la solidarietà e salvate l’umanità”.

“BASTA TRATTARE LA NATURA COME FOSSE UN GABINETTO”

“Basta brutalizzare la biodiversità, basta ucciderci con il carbonio, basta trattare la natura come fosse un gabinetto, basta bruciare, perforare e scavare più a fondo“, perché “stiamo ancora andando verso il disastro climatico, i giovani lo sanno e ogni Paese lo vede”, sottolinea Guterres. “L’azione per il clima è in cima alla preoccupazioni delle persone, di ogni Paese, età, genere. Dobbiamo ascoltare, agire, scegliere con saggezza”, prosegue il segretario Onu, “i piccoli stati insulari, i paesi in via di sviluppo e gli altri vulnerabili lo stanno vivendo, e per loro, il fallimento non è una possibilità, per loro il fallimento è una condanna a morte”.

E allora “dobbiamo investire per raggiungere emissioni nette zero“, perché “vuol dire creare posti di lavoro”, e questo “è uno dei gold standard, uno degli impegni vincolanti”, prosegue Guterres. L’impegno per un finanziamento da 100 miliardi di dollari l’anno a sostegno dei Paesi in via di sviluppo “deve diventare una realtà e questo è fondamentale per ripristinare la fiducia e la credibilità”, sottolinea il segretario generale Onu.

NAVE GREENPEACE NON RISPETTA IL DIVIETO E FA ROTTA SU GLASGOW

Nonostante gli sia stato rifiutato l’accesso, la nave Rainbow Warrior di Greenpeace non rispetterà il divieto imposto dalle autorità di Glasgow e risalirà il fiume Clyde per dirigersi verso la sede della Cop26. A bordo della nave sono presenti attiviste e attiviste provenienti delle comunità più colpite dalla crisi climatica. Se il viaggio della Rainbow Warrior verso Glasgow dovesse andare a buon fine, ad accoglierla questo pomeriggio ci saranno altri attivisti, per consegnare insieme un forte messaggio ai leader mondiali nel corso di una conferenza stampa che si terrà nei pressi del centro conferenze della Cop26.

I quattro giovani attivisti per il clima a bordo della nave fanno parte di Fridays for Future MAPA (Most Affected People and Areas). Si tratta di Jakapita Kandanga, (24 anni, Namibia), Edwin Namakanga, (27 anni, Uganda), Maria Reyes, (19 anni, Messico), Farzana Faruk Jhumu, (22 anni, Bangladesh). Come ben visibile su grandi striscioni appesi tra gli alberi della Rainbow Warrior e sulla prua della nave, attiviste e attivisti chiedono ai leader mondiali di ‘Smetterla di deluderli’.

Molti attivisti e delegati provenienti da aree pesantemente colpite dalla crisi climatica non sono in grado di presenziare alla Cop26, a causa delle restrizioni negli spostamenti dovuti alla pandemia e alle disuguaglianze di vaccinazione. Una situazione che stride, ad esempio, se si pensa che gli Stati Uniti stanno inviando a Glasgow oltre mille delegati. Per i giovani attivisti a bordo della Rainbow Warrior, i negoziati sul clima non dovrebbero avere luogo senza le persone più colpite, ma il fallimento delle nazioni ricche nel distribuire equamente i vaccini contro il Covid-19 ha impedito a molti attivisti di partecipare a questo importante appuntamento.

I leader mondiali dovrebbero stendere il tappeto rosso alle persone più colpite da questa doppia crisi climatica e sanitaria, non negare loro di partecipare alla Cop26″, dichiara Edwin Namakanga, attivista dell’Uganda. “Siamo solo quattro attivisti, ma rappresentiamo milioni di persone e le nostre voci devono essere ascoltate. Stiamo soffrendo le conseguenze di un’emergenza che non abbiamo creato e coloro che hanno il potere di determinare le politiche climatiche necessarie per fermare questa ingiustizia sono le stesse persone che ci stanno tradendo. È ora di sradicare questo sistema”.

La Rainbow Warrior di Greenpeace è salpata la sera del 30 ottobre dal porto di Liverpool. Ha quindi subito contattato l’autorità portuale di Clyde per chiedere il permesso di attraccare fuori dalla conferenza sul clima Cop26. L’autorità ha risposto affermando che, come da Notice to Mariners, la nave non può navigare lungo il fiume Clyde e che questa zona è al momento controllata dalla polizia scozzese. Il capitano della nave ha però deciso di ignorare gli avvertimenti dell’autorità portuale per continuare comunque il viaggio della Rainbow Warrior. Il messaggio che questi giovani attivisti portano con sé e la loro presenza alla Cop26 “sono fondamentali per il successo del vertice”.

L’APPELLO DEGLI ATLETI OLIMPICI E PARALIMPICI

Un appello ai leader mondiali per “collaborare e accelerare le azioni contro i cambiamenti climatici“. È il contenuto di un video, prodotto con il sostegno del Comitato Olimpico Internazionale, e diffuso in occasione dell’apertura della Cop26 a Glasgow, in Scozia. Protagonisti gli atleti olimpici e paralimpici che hanno partecipato a Tokyo 2020: da Hannah Mills, due volte campionessa olimpica di vela e la velista britannica più decorata di tutti i tempi, al cestista spagnolo tre volte medaglia olimpica, Pau Gasol, il video mette insieme più di 50 atleti provenienti da ogni angolo del pianeta. Ci sono il maratoneta Eliud Kipchoge, il tuffatore Tom Daley, il tennista Andy Murray, la campionessa di wheelchair racing, Hannah Cockroft, e tutti ricordano le sfide e gli ostacoli che hanno dovuto superare per arrivare ai Giochi Olimpici e Paralimpici in Giappone. L’invito ai leader del mondo è “a fare lo stesso” mentre si riuniscono per le “Olimpiadi dei vertici climatici”, ha spiegato Mills.

“Il sogno olimpico non è solo competere o vincere medaglie, ma significa anche essere un buon cittadino del mondo. Abbiamo dunque la responsabilità di utilizzare le nostre possibilità al meglio per evidenziare la necessità di vivere e agire in modo più responsabile“. Nel 2019 la velista, supportata anche dal Cio, ha lanciato il ‘Big Plastic Pledge’, un movimento guidato dagli atleti per eliminare l’uso della plastica monouso all’interno e oltre lo sport. Soddisfazione da parte del presidente del Cio, Thomas Bach, “lieto di sostenere questa iniziativa e di aiutare gli atleti olimpici a usare le loro potenti voci per creare un futuro più sostenibile per tutti. Il cambiamento climatico è una delle più grandi sfide che l’umanità abbia mai affrontato e il Cio è orgoglioso di guidare la risposta del Movimento Olimpico a questa crisi. Il nostro recente impegno a ridurre le nostre emissioni di carbonio del 50% entro il 2030 e il nostro sostegno a questa iniziativa fanno parte di questo sforzo. Lo sport – ha concluso Bach – ha il potere di rendere il mondo un posto migliore e oggi abbiamo l’opportunità di usare questo potere di fronte al cambiamento climatico”.

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