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Disabilità, ricercatrice del S.Anna di Pisa tra gli esperti Ue: “L’Italia può dare di più”

Elena Vivaldi rappresenterà il nostro Paese nel pool della Commissione

Pubblicato:01-10-2020 11:46
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:58
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ROMA – “Scambiare buone prassi a livello europeo e raccogliere dati, anche se i contesti normativi, culturali e di welfare sono diversissimi e non si può puntare a un’omogeneizzazione, ma utilizzare questo scambio per indirizzare le politiche nazionali sotto la cornice della ‘Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità’, sottoscritta dall’Unione europea. Costruire politiche europee sul tema e lavorare sull’implementazione delle leggi”. È appassionata Elena Vivaldi, ricercatrice di Diritto costituzionale dell’Istituto Dirpolis della Scuola Superiore Sant’Anna, quando parla del suo lavoro e del prossimo incarico che la vedrà rappresentare l’Italia nel pool di esperti della Commissione Europea in tema di persone con disabilità.

Un riconoscimento che la ricercatrice, intervistata dall’agenzia Dire, ha definito “un fulmine a ciel sereno. Ho partecipato alla ‘call’ in pieno lockdown, mentre ero in smart working e a casa con le mie due figlie piccole. Non è stato semplice, ma è stato un periodo in cui ho lavorato moltissimo e sono riuscita a focalizzarmi su diversi progetti, tra cui questo. Attendiamo l’esito anche per un altro progetto europeo sull’inserimento e sull’inclusione delle persone con disturbi dello spettro autistico”.

Il lavoro di Elena Vivaldi è quello di “un esperto nazionale che deve fornire un supporto scientifico indipendente all’unità politica della Commissione europea, responsabile sulle questioni della disabilità, al fine- ha dichiarato- di integrare eguaglianza nei processi politici; raccogliere e valutare i dati scientifici riferiti alle legislazioni nazionali e metterli in collegamento con la Commissione, ma anche relazionare sulle criticità”.


E non si tira indietro la ricercatrice quando deve ricordare che “l’Italia, pur non messa malissimo, è indietro – ad esempio – sul diritto all’istruzione per le persone disabili, per mancanza di numero e qualificazione dei docenti di sostegno o per l’accessibilità delle scuole. Nel Programma nazionale di Riforma di luglio scorso il nostro Paese- ha ricordato- ha promesso che avrebbe investito. Dovremo vedere quanto si è fatto e quanto non è stato implementato. Possiamo fare di più“.

Ed eccoli i peccati capitali del nostro Paese: “Siamo un Paese a più velocità– ha dichiarato Vivaldi- con una frammentazione dei livelli di governo e con forti disparità regionali. Vi sono leggi importanti, all’avanguardia, belle che però hanno pochi fondi, come quella sull’autismo o ‘il dopo di noi’ e che necessitano di un’attenta implementazione sul piano territoriale”. Per non parlare “del Disegno di legge recante delega al Governo per la semplificazione e la codificazione in materia di disabilità che è stato lasciato in un cassetto e non ancora assegnato alle commissioni parlamentari per fargli iniziare l’iter legislativo. Occorre semplificare e razionalizzare affinchè i diritti diventino effettivi”. Anche sui dati, secondo l’esperta: “Occorre fare di più, in modo da poter contare su informazioni regolarmente e periodicamente aggiornate”.

Ancora una volta esiste sul profilo del genere “una doppia se non tripla discriminazione tra donne e uomini disabili– ha confermato Vivaldi- perché la sovrapposizione delle vulnerabilità diventa una moltiplicazione di svantaggio su lavoro, cure o anche solo per l’accesso alle informazioni. Non abbiamo ancora toccato questo tema nel Report appena presentato sul semestre europeo. Poi ci saranno- ha assicurato- altri report tematici”.

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