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Il Congo? Lo facciamo a pezzi per i nostri smartphone

I numeri sono impietosi: otto morti al giorno, tutti i giorni. Gli stupri aumentano a dismisura

Pubblicato:01-10-2020 09:35
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 19:58

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ROMA – Il conflitto più dimenticato al mondo? Si combatte nella Repubblica Democratica del Congo. I numeri sono certificati dalle Nazioni Unite: otto morti al giorno, tutti i giorni, soprattutto nelle province orientali: Nord e Sud Kivu, Maniema e Ituri. Sono trascorsi 20 anni da quella che fu chiamata la Guerra mondiale africana. Milioni di morti, con l’intervento di otto Paesi e le stragi di almeno 21 gruppi ribelli, certifica il Rapporto Mapping, pubblicato esattamente dieci anni fa, il 1° ottobre 2010. Oggi la notizia è che, nel silenzio dei media, il conflitto continua. Dalla fine del 2018 le vittime sono anzi sempre di più: con donne e bambini, uccisi nei loro villaggi. Secondo la Monusco, una missione dell’Onu che conta 20mila peacekeeper ma non garantisce la pace, l’anno scorso gli episodi documentati di violenze sessuali legati al conflitto sono stati 1.409, il 34 per cento in più rispetto al 2018. Novecentocinquantacinque sono attribuiti a “gruppi non statali”. Altri 383 a unità dell’esercito congolese: in questo caso, l’aumento dei crimini è stato del 76 per cento. E la “comunità internazionale” cosa fa? Compra cobalto, un minerale essenziale per le batterie a ioni di litio degli smartphone e delle automobili elettriche. Solo da un piccolo pezzo di Congo proviene il 60 per cento delle forniture mondiali, spesso contrabbandate dai ribelli attraverso Uganda, Ruanda o Burundi. Come ripete un missionario che parla il lingala, il Congo è “uno scandalo geologico”. Dimenticato, ma che pesa sulla coscienza di tutti.

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