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Riforme, ok dalla commissione della Camera al taglio dei parlamentari: primo sì di M5S-Pd-LeU

È il primo voto sulle riforme che vede insieme la nuova maggioranza di Governo giallo-rossa.

Pubblicato:01-10-2019 11:56
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:46

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ROMA – La commissione Affari costituzionali della Camera ha licenziato, in seconda deliberazione, il ddl che riduce il numero dei parlamentari. È il primo voto sulle riforme che vede insieme la nuova maggioranza di Governo giallo-rossa. M5s, Pd, Italia Viva e Leu hanno votato sì. Ci sono stati due voti contrari: Forza Italia e +Europa.

Lega e Fdi erano assenti. Il relatore in aula sarà il presidente della commissione Giuseppe Brescia. Il testo è atteso in aula per il via libera definitivo la prossima settimana. Lunedì 7 la discussione generale, da martedì 8 le votazioni. Pd e Leu hanno chiesto che prima del voto di martedì 9 ci sia un vertice di maggioranza per definire il complesso delle riforme.

Il provvedimento, dopo essere stato approvato, in prima deliberazione dal Senato in un testo unificato, e quindi dalla Camera il 9 maggio scorso, è stato approvato in seconda deliberazione da Palazzo Madama: con l’ultimo via libera di Montecitorio, a maggioranza assoluta, la riforma sarà legge (sempre che non venga chiesto un referendum confermativo) e così dalla prossima legislatura in Parlamento siederanno meno eletti.


Il numero dei deputati scende da 630 a 400, quello dei senatori da 315 a 200, in termini percentuali il 36,5 per cento in meno degli attuali componenti elettivi: -230 deputati e -115 senatori. Le norme non saranno comunque applicabili, in caso di scioglimento delle Camere, prima che siano decorsi sessanta giorni dall’entrata in vigore.

La previsione di tale termine è volta a consentire l’adozione del decreto legislativo in materia di determinazione dei collegi elettorali, nel caso in cui l’attuale legge elettorale sia corretta in modo da funzionare indipendentemente dal numero dei seggi assegnati dalla Costituzione alle due Camere. La riduzione del numero dei parlamentari si ripercuote, infatti, sulla perimetrazione dei collegi.

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