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A Napoli salpa ‘A Bordo’, il festival che fai il punto su inclusione e accoglienza ai migranti

Incontri, workshop e concerti si terranno da questo pomeriggio fino a domenica 4 settembre nella cornice del Maschio Angioino

Pubblicato:01-09-2022 17:49
Ultimo aggiornamento:01-09-2022 17:49

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NAPOLI – A Napoli spiega le vele ‘A Bordo’, prima edizione del festival di Mediterranea Saving Humans, che fino a domenica 4 settembre propone un cartellone di panel ed eventi culturali nonché il primo incontro pubblico della Civil Fleet – la flotta civile delle organizzazioni che prestano soccorso ai migranti in mare – e un flash mob contro il Memorandum Italia-Libia, per tagliare i finanziamenti alla Guardia costiera libica, accusata di abusi e uccisioni. Chiunque lo vorrà, potrà esplorare così il mondo dell’aiuto a profughi e rifugiati: dai salvataggi della nave Mare Jonio di Mediterranea per chi fugge dai campi libici, all’aiuto ai profughi della rotta balcanica oppure, più di recente, dell’Ucraina.

L’organizzazione, in rete dal 2018 con realtà laiche e religiose del Terzo settore, con “A Bordo!” punta a “raccontare le sue esperienze per rimettere al centro dell’azione politica la vita delle persone”, come riferisce all’agenzia Dire Laura Marmorale, una delle capomissioni dell’Ong ed ex assessora ai Diritti di cittadinanza al Comune di Napoli, che aggiunge: “L’approccio italiano ed europeo è di chiudere le porte a chi scappa da guerre e conflitti e noi che lavoriamo coi migranti dobbiamo preoccuparci prima di tutto di salvargli la vita. Spesso muoiono letteralmente davanti ai nostri occhi”. L’ostacolo più grande, “una certa propaganda politica – continua Marmorale – che presenta le migrazioni come un fenomeno di cui aver paura, ma di fatto discrimina tra migranti di Serie A e B”.

Ad approfondire il tema è Vanessa Guidi, presidente di Mediterranea nonché coordinatrice dei progetti sanitari in Ucraina: “Quella guerra ci ha dimostrato che accogliere chi fugge dalle violenze è possibile in termini di numeri, strumenti legali e volontà politica”.

Stando ai dati del Viminale, il nostro Paese ha accolto dall’Ucraina oltre 230mila persone in soli sei mesi, mentre dal Mediterraneo centrale nell’ultimo anno ne sono arrivate 45mila nell’ultimo anno, con un +40% rispetto allo stesso periodo del 2021. Inoltre l’Ue, all’indomani dell’offensiva russa in Ucraina, ha attivato subito la Protezione umanitaria temporanea, un miraggio per chi invece fugge da Paesi non europei e questo, evidenzia la presidente di Mediterranea, “accade in paesi democratici. Nella stessa Ucraina – prosegue – è emersa tale incoerenza di trattamento. Noi siamo subito partiti per raggiungere i profughi, mossi da spirito solidale, per portare chiunque lo volesse fuori dal Paese, ma ci siamo ritrovati a dover lavorare per sbloccare tutte quelle situazioni in cui le autorità ucraine alla frontiera impedivano ai profughi non ucraini o agli stranieri residenti di partire. Abbiamo portato centinaia di persone in Italia, tra cui tanti non ucraini, per un totale di 7 nazionalità diverse, e gestiamo una clinica mobile nei campi sfollati di Leopoli”.

Interventi in tandem con le istituzioni italiane che dimostra “che collaborare è possibile. Anzi, noi vorremmo che fosse lo Stato, come giusto, che prendesse in mano la gestione del fenomeno, istituendo vie legali per i migranti e occupandosi di accoglienza. Noi saremmo felici di smettere di fare ciò facciamo”. Che nel 2022 un passaporto possa fare la differenza tra la vita e la morte lo dimostra la storia di David Yambio, tra gli ospiti del Festival. Costretto a fuggire dal Sud Sudan nel 2016 in piena guerra civile, perdendo i contatti con tutta la sua famiglia – che ora vive tra Uganda, Congo e Centrafrica -, ha conosciuto le torture nei centri di detenzione in Libia e infine è stato tra i leader di un sit-in permanente a Tripoli lo scorso anno davanti la sede dell’Unhcr, per denunciare con centinaia di persone le condizioni dei migranti.


Dopo un violento intervento della polizia libica per sgomberare le tende, si è affidato ai trafficanti per arrivare in Europa: “In Italia non mi sento accolto dalle istituzioni, perché lo Stato ci tratta da criminali – riferisce ancora il 26enne alla Dire – invece sono stati i volontari di Mediterranea e tanti italiani a riconoscere il mio diritto di vivere. Mi hanno trattato da essere umano. A quei politici italiani che lo negano, come Salvini o Meloni, vorrei dire di venire a spiegarmi il perché”. Intanto il capoluogo partenopeo, scelto da Mediterranea per il lancio di questo Festival, si propone di essere “città dell’inclusione” come assicura l’assessore al Welfare Luca Trapanese: “Ci occupiamo di accoglienza con tutti gli strumenti possibili. Si vai dai corsi di lingua ai servizi legali e sanitari, a programmi di orientamento al lavoro per “togliere braccia alla criminalità”, fino a strumenti digitali come la piattaforma ‘Yalla’ sul sito del Comune – la cui messa online è prevista a breve – che aiuterà i migranti conoscere i servizi pubblici e privati a loro dedicati.

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