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Afghanistan, l’attivista Abas: “Felici senza i militari, ma ci aspetta la guerra”

Abas vive a Kabul e da diversi anni lavora per un'associazione che si batte per i diritti di donne e minori

Pubblicato:01-09-2021 12:57
Ultimo aggiornamento:01-09-2021 13:31

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ROMA – “La vita per noi afghani ricomincia con una visione chiara del futuro: il governo dei talebani sarà molto religioso e vieterà tutte le attività delle donne, la musica, ogni tipo di forma artistica, mentre il lavoro della società civile sarà reso impossibile. Probabilmente ci aspetta una guerra interna”.

Abas vive a Kabul e da diversi anni lavora per un’associazione che si batte per i diritti di donne, minori e giovani, fornendo percorsi di sostegno legale e psicosociale per le vittime di violenza, nonché corsi di formazione e avvio al lavoro. L’agenzia Dire lo ha raggiunto telefonicamente, assicurandogli un nome di fantasia perché la sua professione e le sue dichiarazioni, spiega l’uomo, potrebbero essere “una ragione sufficiente” per costargli la vita, ora che i miliziani talebani hanno preso il controllo del Paese.

In Afghanistan infatti, le ultime ore sono state segnate da una differenza importante, dopo che alla mezzanotte e un minuto di ieri, 31 agosto, l’ultimo soldato americano ha lasciato il suolo afghano, dopo 20 anni di presenza militare nel Paese. “La gente è molto felice che gli americani se ne siano andati- afferma Abas- perché in questi vent’anni non ci hanno dato altro che guerra, attacchi e spargimento di sangue. Agli afghani l’occupazione non è piaciuta. Purtroppo però- continua l’attivista- siamo tutti preoccupati per il domani, perché è nella natura dei talebani uccidere e ostacolare la vita degli altri, soprattutto delle donne.


Non hanno mai ottenuto il sostegno della popolazione ed è molto probabile che ci attenda una guerra civile tra fazioni, che spaccherà l’Afghanistan in tanti ‘feudi’”. Abas denuncia poi che dopo due decenni di presenza statunitense nel Paese, alla popolazione non resta granché: “Prima di partire hanno dato fuoco a tutte le loro attrezzature militari e agli uffici. Non resta più niente.

La loro presenza in questi anni è stata vantaggiosa solo per alcuni ‘fantocci’ che hanno guadagnato denaro e potere personale. Ma alla gente comune- conclude l’operatore sociale- non è arrivata nessuna forma di aiuto, non si è investito nello sviluppo in nessun settore della società”.

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