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ROMA – Se il vasto rogo di ieri alla collina di Monte Mario è scaturito probabilmente da un incidente a fornello per cucinare, all’interno di un accampamento abusivo, su quello altrettanto rilevante che si è verificato domenica scorsa a Ponte Mammolo sembra prendere sempre più corpo la pista della criminalità. Questa mattina sulla vicenda si è svolta una seduta del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, presieduto dal prefetto della Capitale, Lamberto Giannini, di cui fanno parte il questore, i comandanti provinciali di Carabinieri e Gdf, il Gabinetto del sindaco, la Polizia Locale, la Protezione Civile e i Vigili del Fuoco e in questo caso allargato anche al Municipio IV e all’ente Roma Natura, perché le aree in questione ricadono nella riserva naturale dell’Aniene.
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Secondo quanto apprende l’agenzia Dire l’organismo istituzionale avrebbe preso in seria considerazione l’ipotesi di una pista criminale dietro questo rogo, che è partito da una particella confinante a quella (la 2110) da cui scaturi’ l’incendio di un anno fa esatto e ha finito per “coinvolgerla” facendo bruciare, subito dopo le sterpaglie, anche carcasse d’auto (prevalentemente) e altri rifiuti, causando così lo sprigionamento di alte quantità di diossina nell’atmosfera. L’ordinanza del sindaco Gualtieri dell’agosto 2023 intimava alla Nik Immobiliare, tra le altre cose, di procedere al recupero e smaltimento dei rifiuti entro 90 giorno, altrimenti sarebbe intervenuto d’ufficio e in danno il dipartimento capitolino Ciclo dei Rifiuti e Risanamento dell’Inquinamento. Ma dopo il rogo di domenica evidentemente qualcosa non è andato per il verso giusto rispetto a tutti gli interventi disposti dal primo cittadino. Inoltre, sarebbe stato portato all’attenzione del tavolo sia il fatto che nessun guardiaparco regionale avrebbe mai segnalato la presenza ventennale di questa discarica (di fatto ma non autorizzata), sia l’esistenza di altre discariche abusive nei terreni, fin qui mai interessati da incendi, delle vicine case Ater di via Campotosto.
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