Com’è fatto Marchand, l’uomo-pesce? La scienza prova a spiegare i segreti del nuotatore perfetto

Piedi a uncino, cuore che si autoregola, ha un metabolismo quasi alieno: recupera mentre è ancora in gara. "E ho un rapporto fantastico con l'acqua", dice

Pubblicato:01-08-2024 11:13
Ultimo aggiornamento:01-08-2024 15:36

Marchand nuoto
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ROMA – Léon Marchand è un uomo all’apparenza normale. E’ alto appena 1 metro e 86. Pesa 77 chili. Solo che a 22 anni fa cose mai viste, letteralmente. Dopo il primo oro nei 400 misti, il fuoriclasse francese ieri ha firmato un’impresa mai vista alle Olimpiadi: ha vinto prima i 200 metri farfalla, e poi dopo un’oretta e mezza i 200 metri rana. Firmando due record olimpici, contro i più forti di specialità che nessun altro nuotatore si sognerebbe mai di mettere nello stesso programma. Esatto, nemmeno la leggenda Phelps, che oggi lo allena. Come fa? Gli scienziati si sono posti un’altra domanda: com’è fatto, Marchand?

Marchand, scrive L’Equipe, “non ha nulla dei velocisti del Golgoth, né ha caratteristiche fisiche atipiche come le braccia sproporzionatamente lunghe di Michael Phelps o del dorso di Camille Lacourt. L’uomo di Tolosa ha però le sue armi, che gli permettono di creare prestazioni straordinarie, ma anche e soprattutto nella sua capacità di moltiplicarle, di ripeterle, qualunque siano i tempi di recupero”.

Marchand “beneficia di una grande flessibilità articolare, in particolare delle spalle, fondamentali per la farfalla, e anche dei piedi”. “Non sono grandissimi – dice lui – dato che porto una 46, ma sono flessibili e questo mi aiuta: solitamente i piedi sono dritti, i miei vanno verso l’interno il che permette di prendere più acqua nelle ondulazioni. Più del mio fisico credo che siano le mie capacità energetiche a differenziarmi dagli altri. Riesco a rigenerare il mio corpo abbastanza facilmente, anche durante una gara. Dopo 300 metri posso nuotare come se mi fossi appena tuffato. E non sono molti quelli che ci riescono”.

Il coordinatore del servizio di ottimizzazione delle prestazioni della Federazione francese, Robin Pla, effettua le misurazioni del lattato, un indicatore che illustra il profilo metabolico e il dispendio energetico, e dice: “Ciò che vediamo in Léon, attraverso i suoi dati post gara e post recupero, è soprattutto la sua capacità di recuperare molto rapidamente. Gli bastano venti minuti e 900 metri di recupero per ritrovare un valore bassissimo. Soprattutto perché non sale molto in alto, esprime un VO2max elevato, una capacità molto elevata di consumare ossigeno, quindi di eliminare naturalmente il lattato, dopo, ma anche durante la gara. Al di là della sua resistenza, che gioca un ruolo importante nella sua fluidità, può fare affidamento sul sistema parasimpatico per gestire le proprie emozioni e garantire che non influenzino un cuore che corre”.

Il suo cuore è capace di autoregolarsi e calmarsi facilmente“, spiega Pla. “Lo avevamo già osservato nei nostri dati di tre o quattro anni fa. Léon fa molti esercizi di respirazione, lo aiuta a resettare e risincronizzare il sistema nervoso autonomo”.

Ma Marchand è convinto che la sua maggiore risorsa sia ancora un’altra: “La mia più grande forza è questo fantastico rapporto che ho con l’acqua. Riesco ad essere ben allineato nei flussi e sott’acqua, il che mi permette di opporre meno resistenza degli altri. Questo rapporto con l’acqua è piuttosto intimo e istintivo. Quando ero piccolo era il luogo dove mi sentivo più a mio agio, dove potevo rifugiarmi. Lì mi trovo nel mio elemento e, ogni giorno, lavoro sul mio modo di sentire la densità dell’acqua, la sua pressione. Per adattare i tempi della mia nuotata, chiudo gli occhi ed è la pressione dell’acqua a darmi gli indizi giusti”.

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