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Niger, la Francia smentisce le accuse di voler attaccare Niamey

Intanto l'ambasciata avvia il piano per evacuare gli europei

Pubblicato:01-08-2023 14:02
Ultimo aggiornamento:01-08-2023 14:02

NIGER
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ROMA – “Una falsità”. Così la ministra dell’Europa e degli Affari esteri della Francia Catherine Colonna ha smentito le accuse mosse ieri dalla giunta militare del Niger, secondo cui il governo di Parigi starebbe pianificando di attaccare la capitale Niamey. L’obiettivo del raid, hanno detto i militari, sarebbe quello di liberare il presidente Mohamed Bazoum, tenuto recluso nel palazzo presidenziale da mercoledì scorso, giorno in cui un corpo d’élite dell’esercito ha rovesciato il governo e preso il potere. “Non dobbiamo cadere nella trappola” ha aggiunto la ministra, tornando sulla vicenda della protesta che domenica si è svolta davanti la sede dell’Ambasciata francese, durante la quale alcuni facinorosi hanno causato alcuni danni: “abbiamo visto bombe molotov e bandiere russe”, ha detto Colonna, sostenendo che questo rappresenta “gli ingredienti soliti della destabilizzazione russo-africana”.

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Il rafforzamento dei legami dei paesi del Sahel con la Russia preoccupa la Francia, paese ex coloniale contro cui da tempo crescono sentimenti di ostilità tra le popolazioni del Sahel, una regione minacciata dalla presenza di diversi gruppi armati e dove si sono verificati già diversi colpi di Stato. Se da un lato Colonna ha assicurato che è in corso il “rafforzamento della sicurezza dell’ambasciata”, dall’altro la sede diplomatica stamani ha annunciato che “a partire da oggi” iniziano “le procedure di evacuazione dei cittadini francesi ed europei che desiderano lasciare il Paese”, organizzate “in collaborazione con le forze nigerine”.


La necessità di consentire la partenza degli europei è stata motivata con l’assalto all’ambasciata francese e la chiusura dello spazio aereo stabilita dall’Organizzazione economica degli Stati dell’Africa occidentale (Cedeao / Ecowas), che secondo l’ambasciata di Francia rischia di lasciare queste persone “senza altri mezzi per andare via”. Contro le decisioni dell’Ecowas, che ha dato alla giunta militare una settimana per ripristinare il governo Bazoum pena sanzioni economiche più pesanti e un possibile intervento armato, si sono espressi Burkina Faso, Mali e Guinea, Paesi tutti guidati a loro volta dai militari. I primi due in particolare – interessati da diversi colpi di Stato a partire dal 2020 – hanno avvertito che un intervento militare contro il Niger da parte di forze straniere verrà letto come una “dichiarazione di guerra” ai loro Paesi. Entrambi i paesi hanno interrotto la collaborazione militare con la Francia chiedendo la partenza delle truppe, presenti per contrastare i gruppi armati nell’area. Parigi decise di convogliare quelle forze in Niger, ma dopo il colpo di Stato ha sospeso la cooperazione militare nonché quella economica, una mossa applicata anche dall’Unione europea.

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