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Letta e Calenda si accordano, nel Centrodestra continuano i distinguo e Confindustria cerchiobottista

L'editoriale del direttore Nicola Perrone

Pubblicato:01-08-2022 18:03
Ultimo aggiornamento:01-08-2022 20:03

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ROMA – Alla fine anche nel Centrosinistra, pena il suicidio politico, si arriverà all’intesa tra il Pd, principale forza politica, Azione e +Europa di Calenda e Della Vedova in forte ascesa, e gli altri partiti di sinistra. La legge elettorale, nella grande quota uninominale dove vince il candidato che prende un voto in più, costringerà a convergere uniti per battere il candidato del Centrodestra già forte dell’alleanza politica tra Meloni, Salvini e Berlusconi. Per quanto riguarda quelli che soffrono di ‘puzza sotto al naso’ faranno bene ad abbassare le penne soffermandosi più sul rischio, non proprio remoto, di una straordinaria vittoria del Centrodestra a guida Fratelli di Giorgia Meloni. Una simile vittoria immediatamente segnerebbe il passaggio dall’attuale Repubblica parlamentare a una presidenziale con l’elezione diretta non solo del Presidente del Consiglio ma anche del futuro Capo dello Stato.

Per questo è necessario, anche se tutti i sondaggi danno comunque vincete il Centrodestra, che quella vittoria non sia travolgente ma lasci spazio politico, in caso di urgenza e necessità, ad altre opzioni politiche più larghe. Per questo, alla fin, logica vuole che nei collegi uninominali, del Centrodestra come del Centrosinistra, corrano personaggi alla fine accettabili da tutte le forze politiche. E dove proprio non sarà possibile fare accordi alla luce del sole, come nel caso di quel che resterà del M5S di Conte o di Italia Viva di Renzi, magari ci sarà un patto di desistenza e qualche posto nella quota proporzionale nel caso di candidati scomodi o divisivi. Così è se vi pare, altrimenti ognuno s’attacchi a chi può e tanti auguri.

Per quanto riguarda il Centrodestra già dato vincente anche da quelle parti non è proprio un bel vedere. Stasera ci sarà il vertice per mettere a punto le linee principali del programma economico dell’alleanza, che poi ogni singola forza politica aggiungerà le proprie bandierine, come flat tax, più alberi per tutti, in pensione subito e più soldi a quelli che ci stanno già. Non tutto è facile, ad esempio la proposta lanciata dal leader della Lega di indicare prima del voto i nomi dei ministri più importanti ha già fatto storcere il naso alla leader di Fratelli d’Italia. Il nodo centrale, tuttavia, è se dopo queste elezioni, nate dal fallimento del governo guidato dal supertecnico inarrivabile Mario Draghi il prossimo sarà un governo a vera guida politica. Perché il nodo resta questo: ormai sono decenni che il potere di decidere si è spostato dall’ambito politico a quello economico, con degli imperativi che nessuno poteva contestare o proporre di cambiare senza essere messo all’indice. Con la scusa che erano dati economici e che solo i tecnici potevano interpretare al meglio in quanto super partes. Una balla. Anche il governo Draghi, guidato da un supertecnico e pieno di tecnici, come si è visto, alla fine quando ha deciso di fatto ha compiuto una scelta che ha premiato qualcuno e danneggiato altri.


Proprio per questo, forti anche della riforma che ha ridotto a 600 i parlamentari, ci auguriamo che arrivino vere forze fresche della politica che interpreterà al meglio la volontà popolare, a questa darà risposta e alla fine da questa sarà giudicata. Soprattutto in vista di un autunno pieno di vecchi e nuovi problemi che arriveranno, il nuovo Governo e il nuovo Parlamento dovranno essere così forti da rintuzzare e contrastare gli attacchi che ci arriveranno dai feticci della finanza internazionale, siano essi Wall Sreet o i vari Standard & Poor’s. Tenendo conto che la parte degli imprenditori, sempre pronti a rivendicare il primato di chi crea ricchezza e posti di lavoro, quando poi si tratta di mettere nero su bianco i loro desiderata si mostrano non proprio all’altezza del primato rivendicato.

Ad esempio, leggendo le 18 priorità di Confindustria per un Governo capace, al punto 2 sull’adesione alla Nato e all’Occidente c’è una qualche aria di cerchiobottismo. “… Il Governo che nascerà – scrive Confindustria- deve scongiurare ogni equivoco e ribadire la linea di assoluta fermezza e condivisione delle misure politiche, militari ed economiche assunte in sede Nato e di concerto con gli Usa…”. Subito dopo arriva il bello: “Impegnandosi altresì in sede internazionale per scongiurare il ritorno a un mondo diviso in due blocchi, che non corrisponde agli interessi di un paese trasformatore ed esportatore come l’Italia”. Un colpo al cerchio e uno alla botte, come nella migliore tradizione. 

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